Scontro BancoBpm e Cattolica, la banca: "Esercitiamo l'opzione per ricomprare le Joint Venture"

Secca la risposta della compagnia: "non c'è nessun cambio di controllo, non possono esercitare l'opzione". Sullo sfondo le grandi manovre nel credito su una ipotetica fusione tra Banco e Bper e un accordo di bancassicurazione che in quel caso vedrebbe come partner Unipol

VERONA. Duro scontro tra Banco Bpm e Cattolica Assicurazioni sulle joint-venture nella bancassicurazione Vera Vita e Vera Assicurazioni. A dare fuoco alle polveri è stata la banca guidata da Giuseppe Castagna, che, a sorpresa, ha notificato alla compagnia veronese l'esercizio dell'opzione di acquisto delle quota del 65% detenute da Cattolica. Banco Bpm ha contestato al partner un «cambio di controllo» in virtù dell'ingresso delle Generali nel capitale, evento che attribuirebbe alla banca, in virtù dei patti parasociali, il diritto di esercitare l'opzione di acquisto sulle quote di Cattolica nelle joint-venture.

«Nella propria comunicazione Banco Bpm ha anche precisato, formulando ogni riserva al riguardo, di non aver avuto accesso, nonostante ripetute richieste formulate a Cattolica, alla documentazione relativa all'ingresso di Assicurazioni Generali nel capitale di Cattolica ed ai connessi accordi industriali», lamenta la banca. Si tratta di una ricostruzione, la stizzita replica di Cattolica, «del tutto priva di fondamento, sotto ogni profilo, non trovando riscontro in alcuna previsione né di legge né di contratto come attestato da autorevoli pareri legali indipendenti e dagli orientamenti espressi dalle Autorità di Vigilanza, in particolare col provvedimento di autorizzazione rilasciato da Ivass all'ingresso di Generali nel capitale».

Cattolica ha dunque bollato come «solo potenziali e del tutto teorici» gli effetti dell'opzione, rivendicando a sua volta «rilevanti crediti derivanti dagli inadempimenti del Banco Bpm» e riservandosi «ogni azione a tutela della posizione» della compagnia «anche sul piano risarcitorio e reputazionale».

Banco Bpm ha calcolato in 335,7 milioni di euro il prezzo da pagare a Cattolica per le quote nelle jv, con un impatto di 5 punti base o di 60 punti base di Cet1 «a seconda che sia o meno autorizzata l'applicazione del c.d. Danish Compromise», con effetti «pienamente sostenibili tenuto conto sia dell'attuale elevato ammontare del Cet1 della banca sia delle possibili opzioni di valorizzazione della partecipazione». Cattolica, dal canto suo stima, un impatto negativo sul conto economico, di 377 milioni e positivo sulla posizione di solvibilità di 15 punti percentuali, dal 161% al 176% circa

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