Mps, partita la caccia alle azioni Mediobanca. Nagel: rischi sistemici

Nel primo giorno di adesione all'offerta pubblica di scambio di Rocca Salimbeni consegnati 928 titoli

Giorgio Barbieri

Nel giorno in cui si apre il periodo di adesione all’offerta di Rocca Salimbeni, si alza il livello dello scontro tra Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena. In occasione della conference call con gli analisti, l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, ha diffuso una serie di slide che analizzano in profondità l’offerta pubblica di scambio lanciata da Mps. Il messaggio è chiaro: l’operazione, è l’analisi, rischia di creare una governance intricata e poco trasparente, dominata da pochi grandi azionisti con influenza su più istituti finanziari sistemici.

Secondo le simulazioni presentate, una fusione tra Mps e Mediobanca porterebbe la Delfin della famiglia Del Vecchio (20%) e il gruppo Caltagirone (13%) a detenere complessivamente il 33% della nuova entità. Questa, a sua volta, manterrebbe il 13% di Generali, società in cui i due azionisti già possiedono direttamente il 10% e il 7% rispettivamente. Il risultato sarebbe una concentrazione anomala di potere finanziario in capo a un ristretto numero di soggetti.

Anche nell’ipotesi in cui l’Ops non portasse alla fusione ma si fermasse a un’adesione tra il 35 e il 40%, si delineerebbe comunque un assetto problematico: Delfin e Caltagirone arriverebbero a controllare fino al 43% di Mps, che diventerebbe a sua volta azionista significativo di Mediobanca, mantenendo il consueto 13% in Generali. Una sorta di intreccio piramidale di potere che preoccupa non poco i vertici di Piazzetta Cuccia.

Nagel ha sottolineato come l’operazione non sia affatto standard, anzi presenti «diverse anomalie», tra cui anche il ruolo non secondario del governo. In particolare, Mediobanca punta il dito contro il passato travagliato di Mps, ricordando i sei aumenti di capitale negli ultimi 20 anni - dai 6 miliardi del 2008 per acquistare Antonveneta, agli 8,3 miliardi di salvataggio statale nel 2017, fino ai 2,5 miliardi del 2022 (1,6 messi dallo Stato) - come segno della fragilità strutturale della banca senese.

Intanto ieri, nel primo giorno dell'Offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca, adesione come prevedibile bassissima: sono state portate 928 azioni di piazzetta Cuccia, pari allo 0,0001% del capitale. L’Offerta si concluderà l’8 settembre.

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