Retromarcia in Borsa per il trattore rosso. Donadon e Broggian delistano H-Farm

Scatta l’Opa da 14 milioni di euro per la società di Roncade. «Così sosterremo la crescita con maggiore flessibilità»
Fabio Poloni

Quattordici milioni di euro sul piatto per “ricomprarsi” H-Farm e portarla fuori dalla Borsa. Il trattore rosso fa retromarcia in Piazza Affari: la società di Roncade, nata come incubatore di startup nel 2005 e oggi riconvertita ormai per intero al business dell’alta formazione, si appresta al delisting.

I soci di maggioranza, ovvero la E-Farm del fondatore Riccardo Donadon e Cgn Futuro di Giancarlo Broggian, imprenditore nel settore della consulenza fiscale, hanno infatti comunicato che si sono verificati – in seguito all’aumento di capitale fino a un massimo di 7,86 milioni di euro ancora in corso – i presupposti di legge per la promozione di un’Opa totalitaria.

Gli offerenti sono arrivati a detenere una quota pari al 42,53% del capitale e l’Opa scatterà a un prezzo di 0,1125 euro. In caso di integrale adesione, il controvalore complessivo massimo dell’offerta sarà pari a 13,926 milioni di euro, coperto «esclusivamente mediante mezzi propri», si legge nella comunicazione obbligatoria dell’operazione.

La parabola

Un amore mai sbocciato, quello con la Borsa: H-Farm si è quotata nel novembre 2015 sul segmento allora Aim (oggi Euronext Growth Milan) con un prezzo di collocamento di un euro per azione, ora si appresta a uscirne a 11 centesimi: in questi giorni il valore del titolo – che si è dimezzato nell’ultimo anno – si è allineato a quello dell’offerta d’acquisto, dopo l’annuncio di Donadon e Broggian.

La società ha archiviato il bilancio al 31 agosto 2023 – chiusura sincronizzata con quella dell’anno scolastico e accademico di college e campus – con un valore della produzione pari a 36,1 milioni di euro, un Ebitda negativo di 5,1 milioni e un risultato d’esercizio in perdita di 8,9 milioni.

Già un anno fa Riccardo Donadon ipotizzava l’uscita da Piazza Affari: «Probabilmente il listino lo abbandoneremo – disse a fine 2022 – e in ogni caso i nostri problemi non sono così diversi da quelli di chi, negli ultimi anni, ha intrapreso un’avventura nell’ex Aim. La quotazione è stata un’esperienza utile, ci ha dato forma e regole, ma il mercato fatica a comprendere questo linguaggio».

Le strategie

Destino simile a quello di Segafredo prima e Labomar poi, altre due creature di imprenditori trevigiani che hanno deciso di lasciare la Borsa.

Ora per H-Farm, «in seguito al perfezionamento del delisting, gli offerenti si propongono di continuare a sostenere la crescita – spiegano i due soci nella nota – L’offerta, infatti, è finalizzata ad assicurare la stabilità della partecipazione necessaria a consentire alla società di beneficiare di future opportunità di sviluppo e di crescita, nonché una guida strategica finalizzata alla valorizzazione del business nel medio-lungo periodo».

Secondo gli azionisti il raggiungimento degli obiettivi può essere conseguito più efficacemente in un contesto privato «caratterizzato da una maggiore flessibilità operativa e organizzativa».

Il nuovo Cda

Lo scorso 18 gennaio l’assemblea degli azionisti di H-Farm ha approvato, insieme al bilancio, la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione e di un nuovo collegio sindacale.

In particolare, è stato fissato a sette il numero degli amministratori eletti dall’unica lista depositata congiuntamente dagli azionisti E-Farm e Giuseppe Miroglio, entrambi titolari di una partecipazione pari al 16,88 % del capitale sociale.

Il Cda è dunque composto dal ceo, fondatore e presidente Riccardo Donadon, dai consiglieri Giancarlo Broggian e Giuseppe Miroglio nuovi entrati, da Paolo Bergamo, Roberto Osvaldo Lancellotti, Massimiliano Benedetti e Mariacristina Gribaudi (indipendente).

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