Patuelli: «Aggregazioni, più Unione bancaria e meno rivalità fra Stati»

Al congresso dell’Acri a Gorizia il presidente dell’Abi non si è pronunciato sul risiko italiano, ma si è detto preoccupato per i veti opposti a livello europeo su operazioni tra banche di diversi Paesi

Laura Blasich
Antonio Patuelli, presidente di Abi
Antonio Patuelli, presidente di Abi

Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha deciso di rimanere in silenzio sul risiko bancario in corso in Italia. Intervenendo ieri a Gorizia al congresso nazionale dell’Acri, ha espresso però «preoccupazione» per quello che sta avvenendo in Portogallo, dove il governo di Lisbona si è opposto alla vendita di Novo Banco alla spagnola Caixa: «Io posso capire le rivalità plurisecolari ma allora non parliamo di Unione bancaria: le regole devono essere uguali dappertutto», ha precisato.

Secondo Patuelli i veti come quello del Portogallo verso la Caixa, «producono uno stop all’evoluzione dell’Unione bancaria e sono anche una contraddizione verso lo stesso trattato di Maastricht». Per Patuelli «occorre comunque sbloccare altre situazioni, come quella del Mes», di cui ritiene vada operata una trasformazione giuridica. «Non ci si può rassegnare che i cospicui fondi europei di cui è dotato rimangano fermi», ha affermato.

Nella sessione del congresso Acri dedicata alle casse di risparmio si è parlato molto di radicamento nei territori, di “biodiversità” del sistema bancario italiano e della semplificazione di cui le realtà di piccole e medie dimensioni hanno bisogno per «fare futuro».

È il motto lanciato ieri dal presidente di Sparkasse-Cassa di risparmio di Bolzano e vicepresidente di Acri Gerhard Brandstätter, secondo cui l’Italia non può rischiare di perdere le ultime 70-80 banche regionali che sono rimaste. «In un panorama bancario che si è ristrutturato ed ha dato vita a operatori in grado di competere, se non a livello mondiale, europeo – ha rilevato –, se non ci fossero le banche regionali i territori sarebbero privi di uno strumento finanziario che nel resto d’Europa sta funzionando benissimo».

Brandstätter ha citato il caso della Germania, dove operano 343 casse regionali capaci di erogare quasi il 50% del credito alle famiglie e alle Pmi. «Vogliamo rimanere autonomi, al servizio dei nostri territori: non mettiamo a rischio questo patrimonio», ha aggiunto.

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