Palladio, meno rinnovabili più spazio al private equity

La holding vicentina prevede nel 2022 due operazioni di investimento e un’exit. Iorio: «Presenza a fianco delle imprese nel passaggio a produzioni sostenibili»
Luigi Dell’olio

VICENZA. Investimenti diretti nelle imprese ad alto potenziale di crescita e una forte vocazione internazionale, con l’obiettivo di accompagnarle nello sviluppo di medio periodo, per massimizzarne il valore nel tempo. Il private equity è il focus principale di Palladio dopo che la holding vicentina di partecipazioni indipendente con capitale permanente ha riorganizzato le proprie attività, riducendo tra le altre l’impegno sulla costruzione di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili e preferendo posizionarsi come partner strategico di aziende e imprenditori.

Per l’anno in corso la società considera in pipeline due investimenti e almeno un’exit, lasciando così sostanzialmente inalterate le dimensioni del portafoglio di private equity, che attualmente conta dieci partecipazioni, le ultime delle quali riguardanti aziende padovane.

Palladio nei suoi 40 anni di storia ha investito oltre 1, 2 miliardi realizzando più di 60 operazioni. Dispone di un capitale permanente che supera i 400 milioni di mezzi propri fra capitale investito e liquidità, ai quali si aggiungono i capitali dei co-investitori (in una logica di club deal) nelle singole operazioni.

Il taglio di investimento nelle operazioni di private equity oscillano tra i 20 e i 50 milioni. Nel 2021 tre sono stati gli ingressi, in Alajmo (operazione che segna un ritorno da parte di Palladio), la padovana Biosline e Bernardinello Engineering, società leader nella realizzazione di impianti per il trattamento ed il riutilizzo di acque industriali. «L’andamento degli investimenti per il 2021 è stato estremamente positivo, di ripartenza vigorosa rispetto all’immediato post Covid» dice Nicola Iorio, managing partner e responsabile private equity .

«Siamo una holding di partecipazioni e questo, a differenza dei fondi, ci permette di essere estremamente flessibili e di non fissare scadenze agli investimenti» aggiunge . «Preferiamo concentrarci su un numero limitato di investimenti, puntando su una costante presenza al fianco dell’imprenditore nel processo di crescita».

Quali i prossimi target? «Realtà di medie dimensioni, con prodotti o processi d’eccellenza, ma che hanno bisogno di capitali, competenze e relazioni per accelerare nella crescita internazionale, nella managerializzazione o nei processi di trasformazione digitale», sottolinea Iorio.

La riorganizzazione delle attività societarie vede confermato il business degli Npl (cioè crediti che hanno elevata possibilità di non essere rimborsati) relativi agli asset rinnovabili, per i quali è in corso una partnership con Illimity (la banca fondata da Corrado Passera), mentre viene ridefinita la presenza nel campo del greenfield, vale a dire lo sviluppo di impianti rinnovabili a partire dal terreno.

In particolare mutano i contorni della partnership con Q-Energy: l’operatore spagnolo si occuperà in proprio di sviluppare la pipeline da circa 200 Mw e a questo fine ha scelto di affidare la responsabilità a Enrico Orsenigo, fin qui managing director di Vei Green II (appartenente a Palladio e focalizzata proprio sullo sviluppo degli impianti rinnovabili). Mentre la holding fondata da Roberto Meneguzzo punterà principalmente su Public e Private Equity ma anche sugli investimenti in aziende impegnate nella transizione energetica.

«Eolico e fotovoltaico sono diventate commodity e questo riduce i rendimenti», racconta Iorio. «Vogliamo avere una connotazione da private equity, muoverci con una logica industriale e così cambiamo in parte rotta», sottolinea Iorio. Quindi aggiunge: «Spesso le aziende manifatturiere in cui investiamo sono energivore: faremo leva sul nostro know how per accompagnarle nel passaggio verso una produzione sempre più sostenibile». —

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