Mps, l’inchiesta irrompe nel Cda riflettori sul ruolo di Lovaglio
L’amministratore delegato venerdì riferirà ai consiglieri dopo le intercettazioni che lo riguardano

Il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi si prepara a una riunione cruciale. Venerdì 5 dicembre il board affronterà infatti il tema più delicato del momento: l’indagine della Procura di Milano sull’operazione Mediobanca, che coinvolge direttamente l’amministratore delegato Luigi Lovaglio. Il Ceo di Rocca Salimbeni, raggiunto da un avviso di garanzia, è indagato nell’ambito dell’inchiesta sul risiko bancario che negli ultimi mesi ha ridisegnato gli equilibri tra Mediobanca, Monte dei Paschi di Siena e, in prospettiva, Generali. Intanto ieri è stato ancora debole il titolo Mps che ha ceduto il 3,1% a 2,3 euro.
Secondo quanto trapela da fonti finanziarie, venerdì Lovaglio illustrerà ai consiglieri la propria posizione dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche che lo riguardano e che compaiono nel decreto di perquisizione e sequestro disposto dagli inquirenti milanesi. Nella stessa indagine compaiono anche l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, a capo rispettivamente del gruppo Caltagirone e di Delfin (la finanziaria della famiglia Del Vecchio), entrambi azionisti di peso del Monte con partecipazioni pari al 10,2% e al 17,5%.
Gli investigatori ipotizzano che i due imprenditori abbiano agito in concerto, mentre a Lovaglio attribuiscono il ruolo di «concorrente esterno», capace - secondo la ricostruzione della Procura - di fornire un contributo alla manipolazione del mercato con l’obiettivo finale di esercitare un’influenza sulla partita Generali. È stato però precisato che l’operazione non sarebbe stata compiuta nell’interesse di Mps, motivo per cui la banca non risulta indagata come soggetto giuridico: un profilo che riguarda invece Delfin e il gruppo Caltagirone.
Nel consiglio di amministrazione di venerdì, il board dovrà compiere una serie di passaggi formali. Tra questi, la verifica dei requisiti di onorabilità e idoneità dell’amministratore delegato, che tuttavia verrebbero meno soltanto in presenza di una condanna definitiva. Contestualmente verrà avviata la procedura di segnalazione a Banca d’Italia e alla Banca centrale europea, accompagnata dalla nomina di una task force interna per seguire l’evoluzione del dossier. Rocca Salimbeni avrebbe infatti già incaricato un team di legali esterni con il compito di gestire il dialogo con i magistrati e limitare possibili ricadute reputazionali.
Sul tavolo ci sarà però anche un’altra preoccupazione: l’impatto dell’inchiesta sul percorso di integrazione con Mediobanca, di cui Siena detiene oggi l’86,3%. La Bce ha imposto una tabella di marcia serrata e ogni elemento di incertezza rischia di rallentare un’operazione complessa. Intanto, nei giorni scorsi, l’assemblea straordinaria di Piazzetta Cuccia ha approvato gli adeguamenti tecnici necessari: allineamento dell’esercizio finanziario al 31 dicembre e modifica statutaria per inserire Mediobanca nel nuovo perimetro del “Gruppo Montepaschi”. Passi formali, ma indispensabili per proseguire verso un’integrazione che non prevede una fusione e manterrà Mediobanca quotata.
Resta allora da definire l’architettura futura del gruppo, un lavoro che richiederà ulteriori scelte strategiche. Lovaglio dovrà presentare la nuova proposta alla Bce entro l’inizio di marzo, ma il clima attuale complicato dall’inchiesta milanese e il rinnovo del Cda previsto nella prossima primavera rischiano di rendere meno scontata la sua permanenza alla guida della banca.
Ciò che emergerà dalla riunione del 5 dicembre, in questo contesto, rappresenta quindi molto più di un semplice aggiornamento: è il primo snodo di una partita che potrebbe ridisegnare gli equilibri del Monte dei Paschi e a cascata di Mediobanca e Generali.
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