Mps, la difesa di Lovaglio alla prova del Cda tra Opa e nodo Bruxelles

Il board al primo passaggio cruciale dopo l’apertura dell’inchiesta sulla scalata a Mediobanca. Sul tavolo le possibili contestazioni di Consob ed Europa sugli aiuti di Stato concessi nel 2017

Giorgio Barbieri

Monte dei Paschi arriva al consiglio di amministrazione di oggi in un clima di forte tensione istituzionale e regolatoria.

Ancora ieri la banca è tornata a perdere terreno in Borsa dopo aver interrotto soltanto nella seduta di mercoledì il calo cominciato giovedì scorso allo scoppiare della bufera per le indagini della procura di Milano sulla scalata a Mediobanca.

La banca senese a fine giornata ha lasciato sul terreno l’1,2% a 7,6 euro e la capitalizzazione è scesa sotto 23 miliardi di euro dopo aver bruciato 3 miliardi nella sedute passate. Il segnale positivo arrivato dalla Bce sul Cet1 consolidato non basta infatti a dissipare le incertezze che circondano Rocca Salimbeni.

L’inchiesta di Milano

L’attenzione è puntata innanzitutto su Luigi Lovaglio. L’amministratore delegato, indagato assieme a Francesco Gaetano Caltagirone e a Francesco Milleri per ipotesi di manipolazione del mercato e ostacolo alla vigilanza, presenterà una relazione dettagliata al Cda ricostruendo le fasi dell’Opas su Mediobanca, con il supporto dei legali che hanno già chiesto l’accesso completo agli atti. Dopo la sua ricostruzione, interverranno gli avvocati del Ceo e poi quelli della banca per delineare gli scenari possibili, nella consapevolezza che questa è solo la prima tappa di un percorso ancora lungo. Nel frattempo l’indagine della Procura di Milano si è estesa ai telefoni del presidente e del Ceo di Mediobanca, Vittorio Grilli e Alessandro Melzi d’Eril, entrambi non indagati. Anche questo elemento contribuisce a rafforzare l’idea che gli inquirenti vogliano ricostruire in modo minuzioso il contesto in cui è maturata la scalata, andando oltre la semplice dinamica finanziaria per valutare eventuali comportamenti coordinati.

Tra Consob e Bce

Il cuore delle preoccupazioni, tuttavia, non è solo giudiziario. Nei giorni scorsi la Procura ha trasmesso anche a Consob e alla Banca centrale europea una relazione informativa che contiene gli elementi ritenuti rilevanti ai fini della vigilanza. È qui che si apre il capitolo più sensibile: se Consob ritenesse provato un “concerto” tra Mps, Delfin e il gruppo Caltagirone nella scalata a Mediobanca, potrebbe considerare violata la norma che impone un’Opa totalitaria quando più soggetti, agendo in modo coordinato, superano la soglia del 25% di una società quotata. La conseguenza sarebbe l’obbligo di un’offerta in contanti che dovrebbe coprire sia il conguaglio con quanto riconosciuto nello scambio, sia il restante 14% ancora sul mercato. L’ipotesi, già di per sé dirompente, diventerebbe esplosiva se il presunto concerto riguardasse anche Generali: in quel caso l’obbligo di Opa si trasferirebbe sul Leone di Trieste, con un impegno finanziario che potrebbe superare i 35 miliardi. Anche la Bce potrebbe arrivare a conclusioni autonome. Delfin e il gruppo Caltagirone sono autorizzati a salire fino al 20% di Mps a condizione che non esercitino il controllo sull’istituto. Se Francoforte dovesse valutare diversamente, potrebbe imporre ai due gruppi i requisiti patrimoniali delle holding bancarie, molto più onerosi rispetto a quelli applicati alle società non finanziarie. Sarebbe un cambio di scenario radicale e, per certi versi, inatteso.

Le regole europee

Sul tavolo resta inoltre il tema più delicato di tutti: la compatibilità delle mosse degli ultimi mesi con gli impegni assunti dall’Italia con Bruxelles al momento della ricapitalizzazione pubblica del 2017 e della conferma del 2022. Allora la Commissione europea autorizzò 10,4 miliardi di aiuti pubblici chiedendo in cambio che le future cessioni del Tesoro avvenissero nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e non discriminazione. Se un’eventuale procedura europea dovesse rilevare violazioni, lo scenario estremo - improbabile, ma previsto dalle regole - sarebbe la restituzione integrale degli aiuti. Nessuno oggi immagina che Bruxelles possa arrivare a un simile punto, ma la questione esiste ed è sufficiente a rendere più complessa la posizione della banca.

Verso l’integrazione

Nel Cda di oggi, oltre alla parte legale, ci sarà spazio anche per il percorso industriale. Entro marzo dovrà essere presentato il piano Mps-Mediobanca e in primavera scatterà il rinnovo del consiglio, previo via libera della Bce alla modifica statutaria che introduce la lista del board. Si tratta di passaggi chiave che richiedono continuità e stabilità, entrambe oggi messe a dura prova.

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