Mediobanca, l’addio di Nagel e la fine di un’epoca. Cosa succede adesso
Si sono dimessi tutti i consiglieri, tranne Panizza. Convocata per il 28 ottobre l’assemblea. L’ad si è congedato citando Orazio: «La Grecia conquistata conquistò il feroce vincitore»

«È finito l’impero romano». La battuta di Fabrizio Palenzona, presidente di Prelios e già consigliere di Mediobanca, è una sintesi perfetta del clima che nella giornata di ieri si respirava intorno all’investment bank milanese.
Nella tarda mattinata è iniziato il cda convocato per prendere atto del successo dell’Opas promossa dal Monte Paschi e a quel punto l’ad Alberto Nagel ha rassegnato le dimissioni dopo 17 anni. L’uscita di Palenzona richiama le parole del banchiere che fu per tanti anni l’anima di Mediobanca, Enrico Cuccia, il quale era solito dire: «Se è caduto l’impero romano, potrà finire anche la storia di Mediobanca», intesa come realtà indipendente dalla politica e dagli altri poteri forti del Paese. Insieme a Nagel, si sono dimessi anche gli altri membri del cda, a eccezione di Sandro Panizza (uomo di Delfin).
Il consiglio, si legge nella nota diffusa al termine del cda, «ha convocato l’assemblea ordinaria degli azionisti per il giorno 28 ottobre 2025». Nel momento in cui tutto cambia, fa notizia la conferma di una data che costituisce una costante per l’istituto di Piazzetta Cuccia. Il 28 ottobre ricorre l’anniversario della Marcia su Roma, che segnò la presa del fascismo in Italia e un antifascista come Enrico Cuccia ci teneva a svolgere in quella data l’assemblea a indicare che non c’è proprio nulla da festeggiare. Una tradizione che i suoi eredi hanno confermato negli anni, fino all’ultimo atto della Mediobanca indipendente.
Nagel aveva annunciato la sua decisione anticipando l’addio formale con una lettera di saluto ai dipendenti, in cui aveva scelto di citare le Epistole di Orazio: «Ricordatevi Orazio: “Graecia capta ferum victorem cepit”(La Grecia conquistata conquistò il feroce vincitore, ndr)”». La missiva ripercorre i 34 anni di Nagel nella banca. «Abbiamo fatto insieme un percorso straordinario di crescita e rinnovamento ascrivibile interamente alla vostra capacità e senso di appartenenza», si legge.
Nagel ricorda come Mediobanca abbia «sempre investito in talento umano, triplicando il personale sino a raggiungere gli attuali 6.200 colleghi, a differenza di molti intermediari che hanno dovuto effettuare forti ristrutturazioni» e abbia «distribuito agli azionisti circa 8,5 miliardi, senza mai fare aumenti di capitale», con un total shareholder return (rivalutazione azionaria più dividendi) del +500%. Quindi, chiude: «Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per avermi dato il privilegio di lavorare con voi».
Il cda, durato circa quattro ore, è stato anche l’occasione per approvare i conti del primo semestre, che ha registrato un utile netto di 1,3 miliardi di euro, in crescita del 4,5% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno.
All’assemblea sarà proposta l’assegnazione di un dividendo lordo unitario pari a 1,15 per azione che, tenuto conto dell’anticipo erogato a maggio (0,56 euro) corrisponde a un saldo di 0,59 euro per azione, che verrà messo in pagamento il 26 novembre. Infine, considerato il cambio di management in arrivo, i consiglieri hanno deciso di non dar corso all’ultima tranche del buyback (programma di riacquisto di azioni proprie per sostenere il valore del titolo in Borsa).
A questo punto resta da capire chi e con quali tempistiche andrà a occupare gli scranni più alti della nuova Mediobanca sotto il controllo di Mps. Mercoledì il cda dell’istituto senese ha assegnato alla società di head hunting Korn Ferry il mandato per trovare 15 profili adatti, che Mps metterà in una lista da depositare entro il 3 ottobre e poi votare alla già citata assemblea del 28 ottobre. Quest’ultima sarà chiamata anche ad approvare i conti del bilancio, oltre a nominare il nuovo consiglio di amministrazione. Le dimissioni di quello in carica avranno efficacia a partire proprio dall’assemblea.
I vertici di Mediobanca, nel giorno in cui si sono dimessi insieme al resto del cda, hanno continuano a vendere sul mercato le loro azioni, ottenute per i risultati raggiuti negli anni di lavoro nella banca.
Il presidente Renato Pagliato ha ceduto 100.000 azioni a un prezzo medio di 21,37 euro l'una, il direttore generale Francesco Saverio Vinci 112.688 pezzi a 21,57 euro ciascuno e l'ad Alberto Nagel 465.222 azioni a 21,41 euro l'una. Nagel ha così incassato 10 milioni di euro che si aggiungono ai 43 milioni delle precedenti vendite arrivando a una cifra di oltre 53 milioni di euro.
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