Le fondazioni bancarie: «Siamo azionisti pazienti ma non indifferenti»

Al congresso Acri a Gorizia le organizzazioni osservano il risiko e riflettono sul proprio ruolo Il presidente Azzone: «L’azione delle banche dev’essere funzionale alla competitività dell'Italia»

Giorgia Pacino

«Azionisti pazienti ma non indifferenti» rispetto al risiko bancario in corso. Riunite a Gorizia per il ventiseiesimo congresso nazionale dell’Acri, le fondazioni di origine bancaria guardano ai movimenti in atto sullo scenario finanziario dal punto di vista di chi lavora per trasformare la remunerazione derivante dalle proprie partecipazioni in progetti concreti sul territorio.

«Le fondazioni bancarie non sono interessate al controllo degli istituti di credito», ha ricordato il presidente dell’Acri Giovanni Azzone, ma, appunto, non sono «disinteressate» allo scenario che si sta delineando. E, da soci che detengono partecipazioni nel capitale delle banche, osservano con attenzione le operazioni in corso. «Nella struttura del sistema finanziario, dopo anni di immobilità, sembra che possa cambiare tutto. L’azione del sistema bancario deve essere funzionale all'attività sui territori e alla competitività dell'Italia. Il contesto che sta cambiando non ci aspetta e richiede cambiamenti all’Acri e alle singole istituzioni», ha sottolineato Azzone.

Nessuno entra davvero nel merito delle operazioni, ma l’attenzione è alta. Secondo Bruno Giordano, presidente di CariVerona, che detiene poco più dell’1% del capitale di UniCredit, per la banca guidata da Andrea Orcel è arrivato il momento di sedersi a un tavolo e dialogare. «Mi sembra si stiano alzando sempre più muri, invece ci sarebbe bisogno che gli attori si sedessero intorno a un tavolo e capissero qual è la strada migliore da percorrere tutti insieme».

Bruno Malattia, presidente di Fondazione Friuli (azionista di una quota dello 0,244% di Intesa Sanpaolo) si è detto dispiaciuto «che la Germania elevi barriere rispetto a un intervento di una banca italiana». Osserva gli scenari in evoluzione anche Massimo Paniccia, presidente di CRTrieste – azionista di UniCredit con lo 0,197% del capitale – guardando alle ricadute concrete sull’operatività delle fondazioni. «UniCredit ha dato soddisfazioni che ci permetteranno di aumentare le erogazioni sul territorio e questa è la cosa che ci preme di più». Anche perché le fondazioni sono investitori di lungo periodo anche sul piano sociale. «Lavorare per la comunità significa essere pronti a trasformarsi. Dobbiamo diventare attori e non spettatori di cambiamento», ha sottolineato facendogli gli onori di casa la presidente di Carigo (azionista con lo 0,10% di Intesa), Roberta Demartin.

D’altronde la trasformazione del sistema delle fondazioni – «investitori istituzionali preziosi per la stabilità finanziaria del Paese», le ha definite il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio inviato per l’occasione – è al centro della riflessione avviata a Gorizia. Oggi le fondazioni dispongono di un patrimonio superiore ai 50 miliardi di euro ed erogano oltre un miliardo a favore delle comunità. «La sfida è quella di essere un sistema naturalmente diversificato, ma che deve rimanere coeso», ha aggiunto Azzone, rivendicando la trasformazione dal «modello bancomat» a quello di soggetto in grado di individuare le priorità sul territorio e gestire gli interventi filantropici.

«Il contesto istituzionale dovrebbe garantirci di far bene il nostro lavoro: tutto quello che viene risparmiato dalle imposte va alla filantropia», ha sottolineato il presidente nella sua relazione, guadagnandosi l’applauso delle associate. Il riferimento è a una norma della Legge di bilancio che pone dei vincoli di spesa legati ai contributi pubblici che le fondazioni ricevono in termini di credito d’imposta. Sul tema si attende la prossima settimana un Dpcm che dovrebbe sbloccare le erogazioni. «Altro è il problema della detrazione Ires al 50%» ha spiegato ancora Azzone, ricordando un’interpretazione dell'Agenzia delle Entrate che lo limiterebbe solo a chi fa filantropia diretta. «Ci sembra una valutazione capziosa. Finché non si arriva a una soluzione si stanno accantonando fondi che potrebbero essere destinati alla filantropia». —

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