Investitori prudenti, calano le acquisizioni ma la fame di Nord Est dei fondi non si placa

Nel 2023 in Italia il numero di deal è sceso del 7%, il valore del 37%. In Veneto e Fvg la tendenza non rallenta: passate di mano 159 aziende

Piercarlo Fiumanò

Molte acquisizioni ma più piccole. Secondo il Barometro M&A realizzato dal colosso della consulenza e della revisione EY l'anno scorso sono state chiuse in Italia circa 1.210 operazioni per un controvalore di 58,6 miliardi di euro, dati inferiori rispetto al 2022 quando avevamo attirato investimenti per 89,4 miliardi, distribuiti su 1.301 operazioni (con un calo rispettivamente del 37% e del 7%).

Gli investitori interessati a comprare aziende italiane, dunque, si sono mostrati un po’ più prudenti, anche se i dati del 2022 erano stati gonfiati dalla mega Opa lanciata da Blackstone e Edizione Holding sulla holding delle infrastrutture Atlantia (soltanto in questo settore nel 2023 il volume delle operazioni è crollato da 38,9 a 3,2 miliardi).

Per Marco Daviddi, managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia, l’andamento delle attività di investimento nel nostro Paese nel 2023 è comunque positivo: «In termini di numero di operazioni, l’anno ha mantenuto un buon andamento, con tutti i trimestri caratterizzati da un’elevata attività, segnale di elevato dinamismo da parte di aziende, fondi e investitori». Si conferma molto forte la presenza sul terreno dei fondi di private equity e infrastrutturali, con 488 operazioni concluse pari a circa il 40% delle operazioni di investimento nell’arco dell’anno.

Anche a Nord Est il motore è sempre acceso confermando una vivacità nel campo delle fusioni e acquisizioni con un discreto protagonismo dei fondi: in totale gli accordi sono stati 314. Un dato superiore rispetto ai 258 deal registrati in un 2022 già brillante dominato appunto dall’Opa su Atlantia (il campione di EY prende in considerazione accordi da più di 5 milioni di dollari).

Su scala regionale in Friuli Venezia Giulia nel 2023 le operazioni sono state 29 (rispetto alle 22 del 2022), in Veneto 129 (102). Il 34% delle acquisizioni nel Triveneto riguarda il settore industriale e il 17% il consumer. Seguono tecnologie (12%), business services (8%), scienze della vita (8%) e infrastrutture e costruzioni (8%).

Fra gli accordi condotti in porto a Nord Est va ricordato l’ingresso del fondo di private equity Charterhouse nel capitale di Labomar, produttore di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici. E poi il passaggio della maggioranza della storica casa di biciclette Pinarello dal fondo L Catterton (gruppo Lvmh) al family office del miliardario sudafricano Ivan Glasenberg. Di rilievo l’ingresso con una quota di minoranza del Fondo Strategico Italiano (Fsi) di Maurizio Tamagnini nella Nice di Oderzo (Treviso) che si occupa di automazione. In Friuli Venezia Giulia Lima Corporate, azienda friulana produttrice di protesi ortopediche, è passata nelle mani della statunitense Enovis.

Nel settore multiutility da registrare la presa di controllo al 75% di Estenergy da parte del gruppo Hera.

L’analisi macro di EY sottolinea come sull’export a Nord Est abbia pesato il rallentamento della crescita in alcuni paesi chiave in Europa, come la Germania. Le crisi geopolitiche e l’incertezza sui mercati hanno in generale indotto a una maggiore prudenza come dimostra anche la forte frenata nel mid market, quello delle medie imprese, in genere più pronte a processi di concentrazione e consolidamento, con un totale investito per circa 20 miliardi (meno 46%).

Tornando al quadro nazionale gli accordi più importanti hanno messo in moto investimenti per 35,8 miliardi, passando da 15 a 11 operazioni: EY ricorda nel settore delle telecomunicazioni l’acquisto del 60% della rete Wind Tre da parte del fondo svedese Eqt per circa 3,4 miliardi. Di rilievo anche l’acquisizione di Eataly da parte del fondo Investindustrial. In aumento le operazioni nel settore chimico-industriale (+4%), energia (+3%) e scienze della vita (+1%). Meno vivaci beni di consumo (-2%) e tecnologia (-3%).

Anche le aziende italiane si sono mosse verso l’estero, promuovendo operazioni di fusione e acquisizione su 261 target stranieri, dai 264 del 2022, per un volume di 18,1 miliardi di euro (da 14,9). I primi cinque paesi per numero di operazioni M&A da parte di aziende italiane sono Spagna (38 operazioni), Stati Uniti (35), Germania (24), Francia (20) e Regno Unito (19).

Il report di Ey fotografa un 2024 condizionato da uno scenario con «aspettative tendenzialmente positive» anche se gravano le ombre di una stagione di tassi elevati e il perdurare dei conflitti. Positivo il fatto che la liquidità presente nel sistema continui ad essere elevata nell’attesa di un allentamento delle politiche restrittive delle banche centrali. —

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