Da San Donà a Trieste, il manager bocconiano cresciuto all’ombra della finanza tedesca

La sua ascesa nel mondo assicurativo si è svolta sotto l’aquila di Allianz. Manager di estrazione internazionale, classe 1971, è sposato e ha due figli

Roberta Paolini
Giulio Terzariol
Giulio Terzariol

Nato a San Donà di Piave nel 1971, laureato alla Bocconi, nel 1995. In quel decennio in cui Milano respirava ancora l’ossigeno del capitalismo familiare, dei grandi deal, ma anche dei giovani ambiziosi che avrebbero cambiato il volto alla finanza nazionale.

Giulio Terzariol, moglie tedesca, due figli, appartiene a quella ristretta élite di manager italiani che hanno imparato il mestiere del comando fuori dai confini nazionali. Da oltre vent’anni si muove tra i grandi centri della finanza assicurativa europea, con la calma metodica di chi considera i numeri un linguaggio e non un’ossessione.

Entrato in Generali da giovanissimo, come “international trainee” a Monaco e Vienna, comprese presto che il futuro non sarebbe passato nell’immediato per i corridoi di Trieste. Lo trovò infatti in Allianz, dove iniziò nel 1998 e restò fino al 2023, scalando posizioni fino a diventare Group Cfo del colosso tedesco. Lì affinò la combinazione di rigore contabile e visione strategica: l’idea che la finanza, ben usata, non sia un recinto, ma la grammatica del potere economico e industriale di un paese.

Dopo venticinque anni di Germania, nel 2024 torna “a casa” — non tanto a Trieste quanto nel capitalismo italiano — quando Philippe Donnet lo chiama a guidare la nuova Divisione Insurance di Generali. Ieri il board e Donnet gli hanno affidato anche le chiavi della direzione generale e il titolo di Deputy ceo. In un gruppo dove i titoli hanno un peso, non in termini solo di avanzamento gerarchico, ma di riconoscimento di capacità e visione, significa che Terzariol è il motore operativo del Leone.

Il suo profilo personale rispecchia la terra d’origine: veneto di poche parole, sobrio, disciplinato, poco incline al cerimoniale. Una grande predisposizione all’ascolto. Vive da manager europeo ma mantiene l’attitudine matematica: la precisione come forma di rispetto. Non ha il passo del politico, né l’istinto del diplomatico, ma un’idea molto netta di efficienza: semplificare, integrare, misurare.

Nel sistema Generali, che per decenni ha fuso rendite, finanza e diplomazia, Terzariol rappresenta una discontinuità culturale in continuità con la stagione decennale inaugurata da Donnet alla guida. È un manager di processo, non di facciata: guarda i rapporti tecnici prima di quelli di forza, al ritorno sul capitale più che alle geografie interne.

Sotto la superficie del tecnocrate, però, c’è un tratto umano riconoscibile: l’educazione di provincia, la concretezza veneta, l’idea che il lavoro parli per sé. Chi lo ha frequentato racconta che non alza mai la voce, ma non cambia idea facilmente. Corre, letteralmente, per tenere la mente sgombra. Non frequenta salotti e mondanità, prepara ogni dossier con ossessione quasi musicale per la simmetria dei dati.

Per capire il senso del cambiamento bisogna tornare a Raffaele Agrusti, storico direttore generale e poi amministratore delegato di Generali Italia, simbolo di una stagione in cui la compagnia era più italiana che internazionale, più radicata nel sistema che nel mercato. Agrusti è stato uomo di relazioni e di equilibri.Terzariol è interprete di un’altra stagione: manager analitico, privo di rete politica, figlio di un capitalismo meritocratico e impersonale, che misura la qualità del lavoro in basis point. La sua nomina a direttore generale è anche una prova di fiducia reciproca con Donnet. Il francese che ha reso ancor più multinazionale il più importante gruppo finanziario italiano realmente globale condividerà la tolda di comando con il veneto che ha imparato la meccanica del capitalismo tedesco. In questo passaggio si legge la continuità di un progetto: portare a compimento la trasformazione del Leone.

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