Generali, i mercati puntano al rilancio su Cattolica
Via libera della Commissione europea all’operazione senza porre condizioni.
L’Opa del gruppo triestino sulla compagnia veronese si conclude il 29 ottobre

TRIESTE. Ancora una giornata in surplace per il titolo Cattolica, che ieri ha chiuso la seduta senza grandi strappi rispetto alla vigilia (-0,14%), a quota 7,04. Confermando così il livello che sostanzialmente tiene dal 31 maggio scorso, giorno in cui Generali ha lanciato l’Opa totalitaria al prezzo di 6,75 euro. Sebbene il Leone abbia messo sul piatto una valorizzazione del 40% superiore alla media del titolo scaligero nei sei mesi precedenti, quest’ultimo si è sempre mantenuto poco sopra i 7 euro, evidenziando la scommessa del mercato per un rilancio del prezzo. Un’indicazione confermata anche ora che l’offerta pubblica di acquisto si avvicina alla scadenza (29 ottobre). Il tutto nonostante da Generali non siano arrivati segnali di apertura in tal senso. Evidentemente si guarda alle Opa degli ultimi mesi, quasi tutte andate in porto dopo un rilancio dell’offerente.
E intanto ieri sera è arrivato via libera della Commissione europea che ha autorizzato «incondizionatamente» l’operazione, informa una nota del Leone.
Al momento le adesioni hanno raggiunto il 15,69% del totale oggetto dell’offerta (appena lo 0,2% nelle ultime otto sedute), di cui l’11,8% fa riferimento alle azioni proprie di Cattolica che il cda ha deciso di apportare all’Opa. Considerando che Generali è già il primo azionista della società con il 23,7% del capitale, il livello raggiunto è di poco inferiore al 40%. Ancora troppo poco rispetto alle due condizioni indicate dal gruppo guidato da Philippe Donnet per l’efficacia dell’offerta: la prima è il raggiungimento del 67%, anche se ci si accontenterebbe anche del 50%, soglia che dovrebbe essere sufficiente – alla luce della normale affluenza alle assemblee societarie - per poter poi procedere alla fusione con il Leone. Se anche questo livello dovesse essere mancato, Cattolica dovrebbe procedere in tempi rapidi con l’ultima tranche di aumento di capitale da 200 milioni richiesta da Ivass.
Ipotesi che al momento appare davvero remota, considerato che l’ingresso di Generali un anno fa aveva assunto il sapore di un salvataggio. A questo punto sarebbe entrato in gioco l’advisor Mediobanca, con l’incarico di sondare l’umore dei grandi investitori, in primis la Berkshire Hathaway e la Fondazione Monte di Lombardia. La società d’investimenti che fa capo al finanziere statunitense Warren Buffett ha in mano il 6% al prezzo di 7,35 euro. Aderire all’Opa di Generali vorrebbe quindi dire accettare una minusvalenza dell’8%, che si azzererebbe o quasi considerando anche i dividendi incassati.
Se sulla sua posizione nulla filtra, un indizio arriva dalla Fondazione (3,2% del capitale) che in sede di approvazione dell’ultimo bilancio ha svalutato le azioni detenute in Cattolica da 10,85 a 6,75 euro, prezzo in linea con il corrispettivo dell’offerta. L’ente ha incaricato l’advisor Vitale di valutare la congruità del prezzo e solo dopo il responso comunicherà la decisione.
Su Cattolica è intervenuto ieri Donnet, sottolineando che «i clienti di Generali e Cattolica hanno i benefici dell’accordo industriale» e che si sta pensando a realizzare nuovi prodotti. «Abbiamo deciso di lanciare l’offerta a beneficio degli azionisti di Cattolica e di Generali. Ora diventeremo numero uno anche nel danni», ha quindi aggiunto.
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