Fincantieri, record di nuovi ordini e ritorno all’utile: «Siamo resilienti»

Dalle navi a idrogeno con Msc e Snam al patto con gli spagnoli di Navantia e i francesi di Naval Group per creare un polo europeo della difesa mentre il governo Draghi sta rilanciando le spese militari e l’industria di Stato. Fra guerre e pandemia Fincantieri si dimostra «forte e resiliente», come spiega il Ceo Giuseppe Bono che dopo questi risultati esce rafforzato nella partita delle nomine: «Siamo una azienda globale ben radicata in Italia»

Piercarlo Fiumanò
L'ad di Fincantieri Giuseppe Bono durante il varo della Viking Orion. Ancona, 28 settembre 2017. ANSA/ DANIELE CAROTTI
L'ad di Fincantieri Giuseppe Bono durante il varo della Viking Orion. Ancona, 28 settembre 2017. ANSA/ DANIELE CAROTTI

TRIESTE. Dalle navi a idrogeno con Msc e Snam al patto con gli spagnoli di Navantia e i francesi di Naval Group per creare un polo europeo della difesa mentre il governo Draghi sta rilanciando le spese militari e l’industria di Stato. Fra guerre e pandemia Fincantieri si dimostra «forte e resiliente», come spiega il Ceo Giuseppe Bono che dopo questi risultati esce rafforzato nella partita delle nomine: «Siamo una azienda globale ben radicata in Italia».

Il cda Fincantieri ieri ha approvato i conti al 31 dicembre 2021 che segnano una forte ripresa, in grado grazie alla diversificazione produttiva (basti pensare alla costruzione del ponte di Genova) di reggere l’urto delle nuove crisi sui mercati globali. Per questo ci sono le basi per un ritorno al dividendo dal prossimo anno. Il gruppo triestino torna all’utile per 22 milioni (erano -245 milioni al 31 dicembre 2020) dopo aver scontato 30 milioni di oneri per il Covid e altri 55 milioni per l'amianto.

Il risultato d’esercizio adjusted registra un valore positivo di 92 milioni grazie anche a una produzione tornata a livelli record con 16,4 milioni di ore lavorate. L’Ebitda, che indica l’andamento caratteristico del business aziendale ed è uno dei principali indicatori della redditività, segnala un valore positivo di 495 milioni (+57,4%) con un Ebitda margin al 7,4%.

Da sottolineare il balzo dei ricavi in crescita del 28% a 6,7 miliardi. Il carico di lavoro complessivo complessivo (115 navi) consente di fare previsioni ad ampio raggio sulla stabilità del gruppo: gli ordini valgono 35,5 miliardi pari a 5,3 volte i ricavi 2021 con un backlog di 25,8 miliardi e 91 navi in consegna fino al 2029. L'indebitamento netto cala a 859 milioni (oltre 1 miliardo a fine 2020) nonostante, scrive l'azienda controllata da Cdp, l'incremento dei volumi di produzione. In particolare il volume degli investimenti (358 milioni) ha premiato l’efficientamento produttivo nei cantieri italiani e esteri ma anche lo standard tecnologico.

Basti pensare al nuovo ruolo industriale della norvegese Vard nel settore off shore. Oppure al business dell’elettrificazione delle banchine dopo l’accordo con Enel X.Impossibile al momento fare previsioni di mercato: «L’esplosione del conflitto bellico russo-ucraino ha segnato l’inizio di un periodo di forte instabilità sia in termini geopolitici che economici a livello globale anche a causa della scarsità di materie prime e dell’aumento dei prezzi». —

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