Federazione Bcc alla boa dei 60 anni: «Più filiali contro la desertificazione»

A Venezia la celebrazione dell’anniversario con numeri in crescita: raccolta aumentata del 6,8% superando i 29 miliardi

Costanza Valdina

Sessant’anni della Federazione veneta delle banche di credito cooperativo. Un traguardo celebrato in due giornate di festa sull’isola veneziana di San Giorgio Maggiore che, come sottolinea il presidente Flavio Piva, «offrono l’occasione per una riflessione su una modalità di fare banca che ha consentito di includere finanziariamente e socialmente milioni di persone».

I numeri del 2024 confermano la solidità del comparto. La raccolta complessiva delle Bcc venete aderenti a Iccrea è cresciuta del 6,8%, superando i 29 miliardi di euro, mentre gli impieghi hanno raggiunto quota 19,4 miliardi, in aumento dello 0,89% rispetto all’anno precedente. «Il dato è in controtendenza rispetto al resto del sistema bancario», prosegue Piva, «dimostra quanto siano vicine concretamente alle comunità, alle famiglie per i loro progetti di vita e alle piccole e medie imprese per investimenti in tecnologia, processi di digitalizzazione, interventi in ambito di sostenibilità e di efficientamento energetico. Ma anche per ampliamenti strutturali, organizzazione aziendale, nuove progettualità e assistenza verso nuovi mercati».

In controtendenza

Nonostante la tendenza nazionale verso una progressiva riduzione degli sportelli bancari, il sistema del credito cooperativo ha scelto di mantenere e rafforzare il presidio nel territorio. In Veneto solo nel 2024 sono stati chiusi 64 sportelli bancari, che si aggiungono ai 108 del triennio precedente. Le Bcc invece passano da 374 sportelli nel 2021 a 380 sportelli nel 2024, con una copertura del 68% della regione. Nei comuni fino a 2 mila abitanti, rappresentano una quota significativa pari al 72,7% degli sportelli totali. Senza questo presidio il numero dei comuni privi di servizi bancari si incrementerebbe dagli attuali 106 a 224 determinando una «desertificazione totale» dell’area.

Bottega del futuro

Una distribuzione capillare che il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco individua come ingrediente necessario per divenire «bottega del futuro». «Per essere polis, comunità pensante e creante, è necessario essere radicati nella carne viva del territorio. Un aspetto molto spesso dimenticato dall’astrazione del sancta sanctorum dell’alta finanza», osserva, «ciò che fa la differenza è la responsabilità di costruire un legame attraverso l’ascolto e il dialogo. Proprio come sacerdoti al confessionale accogliete ciò che ogni madre e padre di famiglia reclama per il futuro dei propri giovani».

Un approccio in linea con l’identità veneta. «Le 4 mila ville distribuite tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia non sono mai state residenze nobiliari, ma snodi logistici. Luoghi di proto-industria, sorti agli inizi del Cinquecento, che tracciano una trama d’impresa», osserva Paolo Possamai, direttore editoriale del gruppo Nem, «la cultura d’impresa fa parte del Dna di questa regione: è un patrimonio sedimentato che si è arricchito di generazione e generazione».

Punti di forza

La federazione ha affidato alla Cgia di Mestre uno studio per approfondire l’evoluzione del senso di comunità. Dalla ricerca emergono punti di forza del territorio come performance economica, forte vocazione all'export e leadership turistica, ma anche debolezze come il declino demografico. «Negli ultimi dieci anni la popolazione residente in Veneto è diminuita di circa 50 mila unità. Nel 2023 si sono registrati circa 30 mila nuovi nati, con una diminuzione del 4% rispetto all'anno precedente», spiega la ricercatrice Chiara Tronchin, «l’assenza di un adeguato ricambio generazionale mette a rischio la sostenibilità futura del settore».

Superato il traguardo dei sessanta, le banche di credito cooperativo venete guardano al futuro con l’attenzione sempre rivolta al territorio, con l’obiettivo di continuare a sostenere la vivacità economica e l'inclusione finanziaria della regione.

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