Eni, Enel, Mps, Leonardo, il ruolo del Nord Est nella corsa a 112 poltrone
La prossima primavera il governo dovrà rinnovare i vertici di numerose società partecipate. Scaroni punta alla riconferma e Zaia guarda all’Eni. Gli effetti su Generali della partita politica

La primavera delle poltrone, ossia la partita delle grandi nomine pubbliche, non è ancora iniziata, ma già occupa il centro della scena politica e finanziaria.
Nel 2026 infatti andranno a scadenza i vertici di 17 società partecipate e il governo dovrà indicare 112 consiglieri di amministrazione. In cima alla lista ci sono le cinque “big” - Eni, Enel, Leonardo, Poste Italiane e Terna - che insieme nel 2024 hanno superato i 200 miliardi di fatturato consolidato.
La forza dei numeri mostra con tutta evidenza come questa sia una delle questioni chiave per il governo Meloni che si avvia all’ultimo anno pieno di legislatura. E la presidente del Consiglio, proprio per sminare le inevitabili tensioni sulle scelte, è consapevole che deve arrivare al momento decisivo con già tutti i tasselli al loro posto.
La linea che filtra da Palazzo Chigi, dove è stato accentrato il dossier, è quella della continuità sugli amministratori delegati, per non destabilizzare gruppi che hanno prodotto risultati rilevanti, e di un possibile ricambio sulle presidenze, cariche meno operative ma ad alto valore simbolico.
Un equilibrio prudente, coerente con l’impostazione della premier Meloni, che vede nelle nomine anche uno strumento per prolungare l’influenza del governo oltre le elezioni del 2027.
È nel comparto energetico che si gioca una parte decisiva della partita. In Enel l’amministratore delegato Flavio Cattaneo appare blindato dopo la riduzione del debito e il rafforzamento del gruppo in Borsa, mentre è aperto il nodo della presidenza oggi affidata a Paolo Scaroni, manager vicentino di lungo corso.
Proprio su Cattaneo però si concentrano le voci più insistenti di un possibile incrocio con Generali, che potrebbe innescare un effetto domino sull’intero sistema delle partecipate, anche se al momento restano solo ipotesi.
In Eni la continuità sembra ancora più solida: Claudio Descalzi viaggia verso un quinto mandato da amministratore delegato, considerata la turbolenza del contesto energetico internazionale.
Più incerta, invece, la casella della presidenza, oggi occupata da Giuseppa Zafarana, con nomi pesanti che circolano per il futuro, dal vertice della Guardia di Finanza all’ex capo del Dis Elisabetta Belloni, che a Padova mantiene conoscenze e rapporti consolidati grazie anche alla sua lunga consuetudine con il Cuamm Medici per l’Africa di don Dante Carraro.
Sul tavolo, però, non ci sono solo i manager. Tra i nomi che agitano il dibattito spicca infatti quello tutto politico di Luca Zaia, reduce da un consenso record in Veneto. «Quello che farò in futuro non lo so dire», ha recentemente detto, «leggo di tutto, che dovrei fare dal sindaco di Venezia al presidente dell’Eni».
Non una autocandidatura certo, ma un’affermazione che fa capire come l’ex governatore voglia comunque essere della partita per un incarico sì con pochi poteri operativi ma di grande prestigio e visibilità.
Sono attese invece poche sorprese in Leonardo, dove l’Ad Roberto Cingolani è proiettato sulla crescita legata al riarmo e alle alleanze europee, mentre resta in bilico la presidenza. In questo quadro si inserisce anche la mossa di Fsi, che ha rafforzato la propria governance con l’ingresso di figure di primo piano come Stefano Venier, udinese, già alla guida di Hera e Snam.
Ma a fare da sfondo c’è anche il risiko finanziario che ha radicalmente modificato la governance di Mediobanca e, in prospettiva, di Generali. A primavera ci sarà il rinnovo dei vertici di Monte dei Paschi e i movimenti attorno a Piazzetta Cuccia possono produrre intrecci inattesi tra pubblico e privato con effetti anche sul Leone di Trieste.
Il 2026, l’ultimo completo per il governo di Giorgia Meloni, non sarà solo l’anno delle nomine, ma il crocevia in cui politica, finanza e industria misureranno i loro nuovi equilibri. Le poltrone sono molte, i nomi ancora di più, e la corsa è appena cominciata.
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