Dai Del Vecchio ai Doris: in Borsa un anno d’oro per le famiglie del Nord Est
Dal +16% di EssilorLuxottica al balzo del 69% di Mediolanum: la corsa dei titoli a Piazza Affari. La padovana Sit ha quasi triplicato il valore (+189%) grazie a un terzo trimestre in ripresa

Solo la partecipazione in EssilorLuxottica ha fatto crescere la ricchezza degli eredi Del Vecchio (considerati nel loro insieme) di circa cinque miliardi e mezzo di euro nel corso dell’ultimo anno, dato che il titolo quotato alla Borsa di Parigi del 16% e che la cassaforte di famiglia Delfin detiene il 32%.
Per la famiglia Doris, che ha in mano poco più del 40% di Banca Mediolanum, il balzo del titolo nell’ordine del 69% ha significato una maggiore ricchezza nell’ordine di 2,3 miliardi. Danieli ha più che raddoppiato il proprio valore nel corso del 2025 (+106%), tra conti in crescita e la prospettiva di un maggior impegno comunitario in difesa dell’industria siderurgica.
Per le famiglie Danieli e Benedetti, azioniste al 67% tramite la Sind International, questo ha significato un incremento di ricchezza superiore al miliardo e mezzo di euro.
Se da una parte la Borsa attira sempre meno aziende, a Nord Est come nel resto d’Italia, chi è quotato continua a brindare ormai da diversi anni, con poche eccezioni. Nel corso dell’anno che sta per terminare, l’indice Ftse Italia All Share, rappresentativo di tutti i titoli quotati a Piazza Affari, è cresciuto del 31%, facendo della Borsa di Milano una delle migliori a livello globale. Risorse che potranno, poi, essere impiegate per accelerare la crescita delle aziende stesse o, eventualmente, per incrementare i dividendi, con benefici innanzitutto per gli azionisti di controllo.

A trainare la Borsa Italiana sono stati in primo luogo i titoli finanziari, con il Ftse Italia Banche che ha guadagnato il 64%. Una performance tutt’altro che scontata a inizio anno, considerato che i tagli ai tassi di interesse da parte della Bce hanno zavorrato una voce fondamentale dei bilanci come il margine d’interesse (la differenza tra il tasso al quale si finanziano le banche e quello praticato sui prestiti concessi alla clientela), ma il risiko bancario ha spinto verso l’alto le quotazioni del settore.
Tra le società nordestine Banca Ifis ha guadagnato il 21% e Banca Generali (specializzata nella gestione dei patrimoni) il 28%, due punti in meno della controllante Generali, che ha beneficiato sia dell’appeal speculativo per i nuovi equilibri in capo all’azionariato (dopo che l’azionista principale Mediobanca è passata sotto il controllo di Mps), sia dei buoni conti messi a segno dal gruppo assicurativo. Né l’addio all’alleanza italo-francese con Natixis nel risparmio gestito sembra aver impattato più di tanto sulle valutazioni degli investitori, che guardano piuttosto alla possibile di revisione al rialzo dei target di crescita da parte della compagnia guidata da Philippe Donnet.
Da segnalare anche il +65% messo a segno da Banco Bpm, che conserva un forte radicamento nel Triveneto, rinveniente dall’integrazione tra il Banco Popolare e la Popolare di Milano. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna è da tempo al centro di voci su un possibile riassetto, con l’ipotesi UniCredit tramontata per l’opposizione del governo nazionale e la nuova prospettiva di integrazione con Mps, mentre il primo azionista Credit Agricole non sembra intenzionato a mollare la presa.
Tra le utility, Hera ha guadagnato il 18%, con ricadute positive soprattutto per i comuni nordestini già azionisti di Acegas ApsAmsa, poi confluita nel gruppo con una presenza diffusa tra Centro e Nord Est della Penisola. Tra le medie e grandi aziende dell’area la performance migliore è stata messa a segno da Fincantieri, che ha visto crescere il proprio valore del 140%, grazie alle performance finanziarie (primo semestre chiuso con ricavi in crescita di un quarto e portafoglio ordini a 57,7 miliardi di euro) e al contesto geopolitico, che ha portato a un incremento sostanziale dei budget per la difesa, con l’azienda triestina premiata per il modello di business integrato che copre le dimensioni della crocieristica, della difesa e dell'offshore.
Ancora meglio ha fatto Sit, che ha quasi triplicato il proprio valore (+189%). L’azienda padovana specializzata in soluzioni intelligenti per il controllo energetico e ambientale ha archiviato i primi nove mesi del 2025 con ricavi in aumento del 6,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, grazie soprattutto a un terzo trimestre in decisa ripresa (+17,2%).
Da segnalare, infine, l’azienda di Basiliano Icop, che si occupa di ingegneria del sottosuolo, fondazioni speciali e opere di microtunneling. Il titolo ha più che raddoppiato il valore, facendo crescere di circa 218 milioni il patrimonio della famiglia Petrucco, azionista al 78%.
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