Banco, l’allarme di Castagna: «Con UniCredit 6 mila esuberi»
L’amministratore delegato ha scritto ieri una lettera aperta ai dipendenti. «L’offerta non tiene in alcun conto il valore espresso dalla nostra banca»

Seimila esuberi. È l’allarme lanciato dall’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, che ieri ha scritto una lettera ai dipendenti dell’istituto finito nel mirino di UniCredit. Il manager lancia dunque l'allarme sulle ricadute occupazionali di una possibile fusione con la banca guidata da Andrea Orcel.
«Destano forte preoccupazione le sinergie di costo stimate dall'offerente», scrive Castagna, «pari a oltre un terzo della base costi di Banco Bpm che, si può stimare, significherebbe tagli al personale di oltre 6.000 colleghe e colleghi. Siamo una grande banca autonoma, italiana con una forte vocazione di vicinanza ai territori e alle Pmi, spina dorsale del nostro Paese. Dobbiamo continuare in questa direzione, rimanendo nel solco che abbiamo tracciato e continuando a fare bene il nostro mestiere, come abbiamo sempre fatto».
Castagna indica quindi la strada «per crescere da soli e non diventare oggetto di operazioni che non tengono in alcun conto il valore espresso dalla nostra banca oggi e, ancora di più, nel futuro prossimo». Il manager spiega anche che l’offerta di acquisto da parte di UniCredit potrebbe essere legata all’attivisimo dimostrato dal banco in queste settimane. «Ci troviamo in un momento di grande rilevanza per il nostro gruppo», sottolinea Castagna, «un passaggio storico che ci vede protagonisti attivi sul mercato, come dimostrano i recenti accadimenti che riguardano la nostra banca. Forse anche per questi motivi, ci troviamo oggi a dover commentare un'operazione non concordata con la banca e a condizioni di prezzo inusuali per questo tipo di operazioni».
Ma il risiko bancario continua ad essere anche al centro del dibattito politico con Matteo Salvini che, anche ieri, è tornato all’attacco. «Abbiamo il dovere di difendere il risparmio e il lavoro degli italiani messo a rischio in questo caso da operazioni finanziarie che non rispondono agli interessi degli italiani. Tanto che ieri Banco Bpm ha detto no grazie», ha spiegato il vicepremier e segretario della Lega, «ogni volta che nascono gigabanche per il piccolo risparmiatore può essere un problema perché è più difficile avere un mutuo, avere un fido, un prestito perché decide un algoritmo, Basilea e un cervellone. Le banche sono soggetti privati che lavorano con il pubblico. La banca non è un soggetto privato, custodisce il risparmio dei cittadini e decide se un’azienda vive o muore e se un cittadino può comprare una casa». Salvini è tornato sul tema dell’italianità di UniCredit: «Ormai di italiano ha poco ed è controllata da stranieri, che vada ora a fare acquisti di altre banche per magari chiudere sportelli in Italia e trasferire i risparmi degli italiani all’estero: permettetemi da ministro e da italiano di difendere l'italianità rimasta del sistema bancario».
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