Faro Consob su Popvi: rischio passività e taglio ratios

Nel supplemento del 16 novembre non c'è solo la sanzione di 73 mila euro ma il possibile esito delle ispezioni in corso che potrebbero impattare patrimonio, conto economico, reputazione. Nella peggiore delle ipotesi c'è l’amministrazione straordinaria

C’è molto di più della sanzione di 73 mila euro comminata dalla Consob nell’ampio supplemento pubblicato il 16 novembre sul prestito obbligazionario in collocamento dal 5 febbraio da parte della Banca Popolare di Vicenza. Tra le righe del corposo documento, emergono diversi rischi legati alle ispezioni ancora in corso (Consob) o di cui non sono ancora arrivate le comunicazioni (Bce). Rischi che potrebbero impattare i ratio patrimoniali, il conto economico della banca, la reputazione. Nella peggiore delle ipotesi, quella di non riuscire a raggiungere i dettami patrimoniali imposti dalla Bce o il rafforzamento patrimoniale nei tempi stabiliti, anche l’amministrazione straordinaria e riduzione dell’attivo.



Quello che Consob rileva è che la trasformazione in Spa, la quotazione e l’aumento di capitale sono operazioni “soggette all’approvazione dell’assemblea dei soci che si terrà entro aprile 2016”. E se non si raggiungesse il quorum, la banca "potrebbe deliberare di ridurre il valore del proprio attivo sotto il limite degli 8 miliardi". Inoltre, “non vi sono certezze circa la realizzazione del Piano Industriale in quanto, tra l’altro, potrebbe rendersi necessaria una revisione”. Quindi, se la banca non dovesse realizzarlo, potrebbe essere soggetta “ad eventuali provvedimenti da parte della Bce e delle altre autorità di vigilanza competenti volti a ristabilire le condizioni di patrimonializzazione e di sostenibilità della Banca”.

A emergere chiaramente dalle righe è che proprio dalle “risultanze” emerse dalle ispezioni, a partire dal 2014, è iniziato un percorso di rinnovamento del management bancario a partire dall’ad Francesco Iorio che difatti ha individuato e messo in semestrale 974,9 milioni di euro di finanziamenti correlati all’acquisto di azioni.

Il documento mette in fila tutti gli accertamenti ispettivi promossi dalle autorità di Vigilanza: si parte dall’ispezione Bce del 10 marzo 2014 conclusa e relazionata nel documento di Banca d’Italia con gli esiti degli stress test e Aqr. C'è poi un secondo accertamento sempre Bce del 16 febbraio 2015, concluso il 1 luglio, ma il cui “esito definitivo non è stato ancora trasmesso alla banca”. Questa verifica, si legge, ha riguardato anche “l’accertamento delle modalità di sottoscrizione degli aumenti di capitale 2013 e 2014 effattuati dalla Banca nonché negoziazioni delle azioni proprie in contropartita del Fondo per acquisto azioni proprie”. Nel documento si legge che le ispezioni (le cui risultanze non sono ancora definitive) hanno evidenziato “carenze nelle strategie e nei processi adottati per valutare e gestire il proprio fabbisogno patrimoniale” e anche “nella gestione dei rischi della banca”.


L’11 marzo 2015 la Bce ha dato il via a un’altra verifica terminata il 17 aprile anche qui senza “esito trasmesso”. A queste si aggiunge la verifica Consob del 22 aprile 2015 “al fine di accertare i presidi volti a gestire il conflitto di interessi insito nel collocamento di titoli di propria emissione, il processo di definizione della proposta di aggiornamento del valore delle proprie azioni annualmente deliberata dal Cda, la valutazione dell'adeguatezza degli investimenti della clientela”. Questa verifica, si legge, è ancora in corso. Infine il procedimento avviato il 30 luglio 2014 sempre da Consob che riguarda tutti gli esponenti aziendali (componenti del Cda e del Collegio Sindacale, direttore generale e vice direttore con responsabilità ai Mercati) in carica all’epoca dei fatti contestati, segnalando “carenze di carattere procedurale nonché condotte operative irregolari relative alla valutazione di adeguatezza”. Erano state inviate alla Consob le relative controdeduzioni. Il procedimento sanzionatorio si è concluso con sanzioni amministrative per 73mila euro.


Il documento precisa che che “dagli accertamenti ispettivi ancora in corso potrebbero emergere elementi tali da influire sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria e sui ratios patrimoniali dell’emittente”.
Non solo perché a seguito delle anomalie rilevate si scrive “sussistono rischi di contenzioso con la clientela che potrebbero generare passività”. Le ispezioni Bce potrebbero poi esporre “l’emittente ad alcune responsabilità le quali – unitamente a eventuali sanzioni delle autorità di vigilanza – influirebbero negativamente sulla sua reputazione e sulla sua situazione economica, patrimoniale e finanziaria. Per tale fattispecie di rischio al 30 giugno 2015 sono stati contabilizzati accantonamenti ai fondi per rischi ed oneri per 371,1 milioni”.

Si aggiunge però che “non è possibile escludere che dai suddetti contenziosi e dagli accertamenti ispettivi possano in futuro emergere sopravvenienze passive non ricomprese nel fondo per rischi e oneri, e che gli accantonamenti effettuati in tale fondo possano risultare insufficienti”.

Si legge anche che qualora la banca “non riuscisse a completare con successo il piano di rafforzamento patrimoniale entro i termini stabiliti o a rispettare ulteriori requisiti che la Bce potrà imporre  di volta in volta, potrà essere soggetto ad azioni straordinarie da parte delle Autorità competenti, che possono includere, tra gli altri, l'amministrazione straordinaria”.

(Eleonora Vallin)


 

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