Disincanto e meno fiducia nessuno crede più agli annunci

Gli orientamenti sui trend economici di 249 imprenditori e manager leader nel territorio

Rilevazione condotta per Nordest Economia da CR&A con il sostegno di Banco Bpm

Daniele Marini

Disincanto. Non è assenza di fiducia, ma neppure un’adesione piena, tanto nei confronti degli attori dell’economia, così come verso le istituzioni. La fiducia si assegna ex post, dopo che se n’è verificata la veridicità dei risultati. È l’orientamento prevalente espresso da imprenditori e manager del Nordest. Certo, non avviene in modo generalizzato, ma investe gran parte dei soggetti economici e istituzionali.

Un simile indirizzo è anche il frutto della storia più o meno recente, fatta di proclami annunciati dalle classi dirigenti locali, ma con scarsi esiti reali, soprattutto a Nordest. E gli esempi, nei tempi recenti, non mancano: dalle questioni infrastrutturali (si pensi al tema dell’Alta Velocità, della terza corsia in Friuli-Venezia Giulia), fino a quelli più squisitamente politici, come l’autonomia del Veneto di cui si discute ormai da un lustro (2017).

Certo, si tratta di questioni che richiedono molto tempo, risorse cospicue e costruzione di relazioni. Tuttavia, a queste latitudini è ormai da 30 anni, dopo l’esperienza di Tangentopoli e lo sfarinamento del sistema politico, che si sono succedute bandiere identitarie (federalismo, secessionismo, devoluzione), tentativi di assumere ruoli di leadership a livello nazionale nelle organizzazioni di rappresentanza, senza riuscire a ottenere risultati significativi.

Di qui, un sentimento di disincanto ormai generalizzato. Sono questi gli orientamenti di un ampio gruppo di testimoni privilegiati interpellati da Community Research&Analysis per i Quotidiani del gruppo Gnn, con il sostegno del Banco Bpm, con Ben – Bussola dell’Economia del Nordest. Rammentando che non si tratta di un sondaggio, Ben rileva il sentiment di figure imprenditoriali e manageriali.

Prendiamo le mosse considerando il livello di fiducia attribuito ad alcuni fra i principali attori dell’economia del Nordest. La classifica mette in evidenza come vi sia un unico soggetto che ottiene la maggioranza di valutazioni positive: i piccoli e medi imprenditori (56,3%), in misura leggermente superiore in Veneto (58,2%) rispetto al Friuli-Venezia Giulia (55,7%).

Si conferma così il ruolo che l’imprenditoria diffusa delle Pmi ha avuto nella crescita economica del territorio nordestino e ha costituito anche un formidabile veicolo di mobilità sociale per molti lavoratori dipendenti, soprattutto nei due decenni conclusivi del secolo scorso.

Più staccata, viene la fiducia espressa verso i titolari delle grandi imprese (45,3%), con i friul-giuliani (47,2%) più favorevoli rispetto ai veneti (43,8%), che nella percezione di questi territori appaiono soggetti meno radicati. In terza posizione si collocano le organizzazioni di rappresentanza degli imprenditori, la cui fiducia si attesta al 31,1%.

Va rilevato un giudizio negativo più marcato in Friuli-Venezia Giulia (21,5%), più che in Veneto (31,5%). Al fondo della graduatoria, e con punteggi simili, si situano banche (18,8%), compagnie di assicurazione (15,1 per cento) e Camere di Commercio (13,4 per cento). Infine, ultima viene la fiducia nei confronti delle organizzazioni sindacali che racimola un esiguo 3,7%. Se, per un verso, era plausibile attendere un risultato marginale, considerato il profilo degli interpellati; per altro verso, evidenzia come il sindacato abbia perso di rilevanza nella percezione generale.

Spostando l’attenzione all’ambito delle istituzioni, le opinioni di imprenditori e manager pongono ai vertici della classifica le Forze dell’ordine (58,8%) e i Presidenti delle Regioni (53,8%). Se nel primo caso le valutazioni non incontrano differenze fra le due regioni del Nordest, nel secondo spicca la fiducia attribuita a Zaia (61,4%) rispetto a Fedriga (45,7%).

Più distanziate si collocano Chiesa (29,5%) ed Esecutivi regionali (25,3%), con una significativa differenza. Entrambe le istituzioni, infatti, incontrano un maggiore favore in Veneto (rispettivamente 31,1% e 31,8%), rispetto al Friuli Venezia Giulia (21,7% e 17,2%). Le ultime posizioni della graduatoria sono occupate da Magistratura (18,3%), Consiglieri regionali (11,0%, in particolare fra i friul-giuliani: 8,6%) e Pubblica amministrazione (7,8%).

La costruzione dell’indice sintetico di fiducia degli attori dell’economia e delle istituzioni evidenzia una larga prevalenza di imprenditori e manager “disincantati”, di chi esprime un distacco dalla fiducia, soprattutto nei confronti degli attori dell’economia (66,1%), più che verso le istituzioni (63,5%).

Come una sorta di autocritica verso i propri mondi di riferimento, più che verso gli ambiti della politica e delle istituzioni. Al punto che i “diffidenti”, quanti esprimono una prevalenza di sfiducia, raccoglie circa un quarto degli interpellati (rispettivamente 25,0% e 27,4%), con una più marcata accentuazione in Friuli-Venezia Giulia. Chi esprime valutazioni prevalentemente positive è una minoranza marginale (8,9% per gli attori dell’economia e 9,1% per le istituzioni).

Il paradosso è che la fiducia è una risorsa immateriale, ma dannatamente concreta per il buon funzionamento tanto dell’economia, come della società. Alimenta la reciprocità e la coesione sociale ed economica. Se si erode eccessivamente, se diventa una dote scarsa, le prospettive di sviluppo sono a rischio.

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