Decolla il fatturato di Gallas Group: al via la prima scuola per colf e badanti
Sono oltre settemila i lavoratori che si sono rivolti alla società divenuta ormai leader nel settore dell’assistenza in Friuli Venezia Giulia

UDINE. L’inizio dell’avventura a marzo del 2013 a Udine. Venti metri quadri in viale Cadore. Poi il decollo con effetto «a palla di neve». Le aperture a Trieste, Cervignano e Pordenone, quindi lo sbarco in Veneto nel 2017 con un’agenzia a Treviso. Ora, Gallas Group, prima agenzia di intermediazione nell’offerta di colf e badanti made in Friuli, che nella sola regione gestisce 2 mila 500 tra colf e badanti, il 15% dell’intero mercato, conta 24 sedi sparse in tutto il Nord Italia.
L’ultima apertura a Firenze pochi giorni fa e ai primi di agosto sono in arrivo altre due, a Cesena ed Alessandria. «L’obiettivo – anticipa Alberto Gallas, alla guida del gruppo insieme al fratello Lorenzo – è arrivare a 30 entro la fine dell’anno». Un successo testimoniato anche dai numeri di bilancio, passato dai 4,7 milioni di euro del 2020 ai 6,5 con cui chiuderà il 2021. A oggi, Gallas Group gestisce complessivamente 7 mila lavoratori e conta 120 dipendenti assunti direttamente.
Dinamismo, intraprendenza e innovazione sono gli imperativi a cui i fratelli Gallas si sono sempre attenuti. Ecco che allora sta per nascere proprio a Udine la prima scuola di formazione dedicata a colf e badanti. I ferri in acqua sono stati messi, la sede è già stata trovata e ora si lavora al programma formativo. «L’idea – anticipa Alberto – è creare una vera e propria scuola permanente e continua per tutte le persone che lavorano o vogliono lavorare nel settore, così da innalzare la qualità dei servizi offerti».
Essenzialmente ci saranno corsi per imparare o perfezionare la lingua italiana, ma anche per l’assistenza di base. Parliamo, ad esempio, di primo soccorso, movimentazione delle persone, uso del sollevatore. Nulla di infermieristico, ma nozioni fondamentali per svolgere correttamente una professione che, in Italia, si stima conti oltre 2 milioni di lavoratori assunti regolarmente. «Pensiamo anche a corsi di anatomia generale – spiega Gallas –, a moduli sulla demenza senile, Parkinson o Alzehimer, ma anche sull’educazione alimentare. In poche parole – chiarisce – tutto quello che serve per salvaguardare la salute dell’assistito e venire così incontro alle richieste delle famiglie».
Dall’osservatorio privilegiato dell’agenzia che incrocia domanda e offerta di colf e badanti, senza somministrare direttamente i lavoratori, perché «non essendo sostituto d’imposta – conferma Alberto –, l’assunzione diretta da parte delle famiglie diventa più vantaggiosa dal punto di vista economico», è possibile tracciare anche l’identikit della badante tipo.
Non a caso usiamo il femminile, perché, come conferma Gallas, le donne rappresentano il 90%. Anche se in alcune città esistono delle specificità legate alla provenienza geografica delle lavoratrici, come Verona con la comunità srilankese o a Bergamo boliviana, chi viene in Italia per lavorare in questo settore arriva prevalentemente dall’Europa, in particolare da Romania, Ucraina, Bulgaria e Georgia.
Le lavoratrici rumene hanno il vantaggio che, arrivando da un Paese della Comunità europea, possono richiedere il codice fiscale e dal giorno dopo possono già lavorare, mentre negli altri casi tocca attendere il decreto flussi e fare domanda di permesso di soggiorno. Obiettivo di tutte è lavorare qui qualche anno per aiutare le proprie famiglie per poi ritornare nel Paese di origine. E le italiane? «In deciso aumento – conclude Gallas –, circa il 30% del totale, ma parliamo esclusivamente di rapporto di lavoro a ore, quasi mai di convivenza»
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