De Longhi regina di Borsa bene anche Zignago Vetro. In rosso il resto del listino

Perdite a doppia cifra per i titoli delle quotate nostrane EssiLux (a Parigi) limita i danni. Per Ovs e Fincantieri -40% del valore da inizio anno

VENEZIA. Di sicuro poteva andare peggio, soprattutto se il confronto viene fatto con l’economia reale. Piazza Affari chiude il 2020 con l’indice globale (il Ftse All Share) in calo del 6,2% in un anno che ha visto il Pil italiano intorno al 10%. Merito soprattutto dell’abbondante iniezione di liquidità garantita dalla Bce in questi mesi, che ha consentito di ammortizzare il colpo.

A livello settoriale bene soprattutto i titoli del pharma e quelli a vario titolo legati alle tecnologie, due setto

ri con scarsa presenza tra le aziende del Triveneto e questo spiega la prevalenza del rosso tra i titoli dell’area. Tra le big, risulta in leggerissima contrazione Essilor-Luxottica (-3,4% rispetto a inizio anno), che tuttavia è quotata solo alla Borsa di Parigi da quando è stata completata la fusione tra l’azienda italiana leader mondiale nella produzione di montature per occhiali e quella francese, che pre-fusione aveva lo stesso posizionamento nel segmento delle lenti.

Meno bene è andata a Safilo, che ha ceduto il 28%, a Masi Agricola (-21%) e a Carraro (-30%). Tra i titoli dell’abbigliamento male Geox (-32%) e anche peggio Ovs (-46%). Bene Zignago Vetro (+8%). Male i finanziari, che in primavera hanno visto crollare le quotazioni e poi si sono ripresi solo in piccola parte nonostante la mancata distribuzione dei dividendi su pressione delle authority europee. Generali chiude l’anno con un –22% rispetto a fine 2019 nonostante il management abbia sostanzialmente confermato i target del piano e sia proseguita la generazione di cassa utile a mettere a segno eventuali acquisizioni.

La controllata Banca Generali ha limitato i danni (-6,9%) grazie soprattutto alle buone performance della raccolta. In parte nordestina resta l’anima di BancoBpm, che nel confronto a un anno cede l’11, 7%, con un buon recupero nelle ultime settimane, tra tenuta dei conti e rumors su possibili aggregazioni che potrebbero concretizzarsi nel 2021.

Banca Ifis fa peggio, perdendo ben il 33% e Cattolica lascia sul terreno il 36%. Tra gli industriali, Danieli ha limitato i danni grazie alla flessibilità della sua produzione (-12% la performance a dodici mesi), mentre il gigante della cantieristica Fincantieri ha lasciato sul terreno il 41%, scontando le difficoltà della crocieristica in era di pandemia, ma intanto ha ampliato il proprio orizzonte di business e fatto incetta di nuovi mandati a livello internazionale. In controtendenza De' Longhi, che mette a segno un rialzo del 39% e chiude l’anno completando l’acquisizione di Capital Brands: il gruppo veneto sborsa 420 milioni per rilevare quello californiano che sviluppa prodotti nel settore della nutrizione a uso domestico, commercializzati in oltre 100 mercati in tutto il mondo. Simile la performance di Carel, che segna un progresso del 39%. La società padovana ha chiuso i primi nove mesi con ricavi sostanzialmente stabili rispetto al medesimo arco del 2019 (248 milioni), con l’area Emea in crescita, a fronteggiare il calo delle altre macroaree.—

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