Dall’energia alle tecnologie, l’Asia centrale attrae il Nordest

Per due giorni Samarcanda al centro della discussione sugli equilibri geopolitici. Effetto guerra in Ucraina per l’export veneto, boom in Kirghizistan e Kazakhstan
Giorgio Barbieri
Uzbekistan, Samarkand, Registan
Uzbekistan, Samarkand, Registan

Dall’inviato a Samarcanda

Samarcanda, capitale dell’antica Via della Seta, tornerà per due giorni al suo antico ruolo di baricentro nella definizione degli equilibri geopolitici globali, a partire dalla ridefinizione delle catene globali di distribuzione e delle rotte commerciali ed energetiche internazionali.

Il 2 Novembre infatti arriverà il presidente francese, Emmanuel Macron, per una visita sulla quale Parigi punta con decisione per mettere in sicurezza i propri approvvigionamenti di uranio, di cui Kazakhstan e Uzbekistan sono rispettivamente primo e quinto produttore al mondo.

Il 3 mattina prenderà poi il via il Forum economico Eurasiatico con un dialogo tra Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e della Commissione europea nonché presidente della Fondazione per la cooperazione mondiale, e Aleksey Overchuk, vice primo ministro della Federazione Russa. Un dibattito che inevitabilmente affronterà le tensioni geopolitiche che stanno destabilizzando il mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente, per individuare anche possibili percorsi di dialogo.

Il Forum sarà anche l’occasione per discutere delle opportunità di sviluppo della cooperazione economica e commerciale nel contesto della Grande Eurasia. E le imprese del Nordest certo non vogliono restare a guardare e farsi trovare impreparate.

Il Centro Asia è un mercato che è destinato a rivelarsi sempre più strategico per il suo ruolo di cerniera tra Cina, India, Russia e i Paesi dell’Atlantico del Nord. E i numeri già mostrano questo trend.

Nel secondo trimestre del 2023, messo a confronto con lo stesso periodo del 2022, accanto al fisiologico calo del mercato da e verso la Russia colpita dalle sanzioni, si possono notare prestazioni eclatanti da parte di Paesi accomunati, geograficamente e politicamente, da una caratteristica: sono tutti vicini alla Russia. Si va dal Kirghizistan che segna un +370% al Turkmenistan (+142%), dal Kazakhstan (+104%). Prestazioni simili anche per le imprese del Friuli-Venezia Giulia che segna un eclatante +764% in Kirghizistan, +121% in Kazakhstan e +227% in Armenia.

La possibile spiegazione di prestazioni così importanti è che attraverso queste rotte passino, e poi arrivino a destinazione, una parte dei container che prima venivano spediti direttamente a Mosca.

Una spiegazione avvalorata anche da una recente inchiesta dell’emittente Cnbc che ha rilevato come il balzo del Pil di buona parte degli stati satelliti della regione del Caucaso sia dovuto proprio all’intensificarsi dei rapporti commerciali e finanziari con Mosca, avvantaggiandosi dello stato di isolamento inflitto alla Russia dalle varie ondate sanzionatorie dei governi occidentali, trasformandosi in intermediari commerciali offrendo un terreno neutro per il transito delle merci, consentendo così anche di aggirare le misure imposte a Mosca su import ed export.

Per quanto riguarda l’Uzbekistan, che si è espresso a favore in favore del riconoscimento della sovranità dell’Ucraina, i numeri parlano invece di un Nordest a due velocità: se nel 2022 il Veneto ha esportato complessivamente quasi 105 milioni di euro (in calo del 31% rispetto al 2021) il Friuli-Venezia Giulia ha invece venduto, sempre nel 2022, beni per oltre 34 milioni di euro (+202% rispetto al 2021) mentre nei primi tre trimestri del 2023 ha già superato quota 54 milioni. Un trend di crescita spinto in particolar modo dai settori della meccanica strumentale e dalla produzione di apparecchi elettronici.

L’Uzbekistan è infatti un Paese su cui l’Italia ha deciso di investire. Nel luglio scorso i due paesi hanno infatti elevato le relazioni diplomatiche bilaterali al rango di partenariato strategico, rafforzando così la cooperazione in ambito politico, economico e commerciale, militare, culturale e turistico con l’obiettivo d’incrementare il volume dell’interscambio utilizzando le opportunità per le esportazioni dall’Uzbekistan verso l’Unione europea e di aumentare la fornitura di attrezzature e tecnologie avanzate dall’Italia per l’industria uzbeca.

Anche l’Uzbekistan punta sulle imprese italiane per attirare gli investimenti di cui necessita per dare slancio alla propria economia in rapida crescita, ma soprattutto per rafforzare i legami con l’Europa in una fase in cui la Russia appare meno in grado di proiettare la sua influenza sulla regione.

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