Da Intesa ad Atlantia fino a Campari e Zordan Quando i dipendenti diventano azionisti
Possedere una parte dell’azienda in cui si lavora può essere un buono strumento di marketing interno, sicuramente un modo per legare il lavoratore alla società per il quale opera. Rendere partecipi i lavoratori delle sorti dell’azienda significa aumentare la voglia di contribuire al successo dell’azienda stessa

Possedere una parte dell’azienda in cui si lavora può essere un buono strumento di marketing interno, sicuramente un modo per legare il lavoratore alla società per il quale opera. Rendere partecipi i lavoratori delle sorti dell’azienda significa aumentare la voglia di contribuire al successo dell’azienda stessa. Certo questa medaglia ha un rovescio e soprattutto a Nordest parlare di emittenti di titoli diffusi (come sono state ad esempio le banche popolari venete finite in disgrazia) potrebbe non sembrare un argomento così allettante.
Come detto, la medaglia è bifronte. La parte positiva è che regalare ai dipendenti titoli di capitale della società significa, idealmente, condividere benefici e rischi (un titolo di capitale questo fa), significa legare se stessi magari investendo anche cifre proprie nel destino dell’impresa.
Il caso che più ha destato interesse, soprattutto per il suo coté francese, è stato quello di EssilorLuxottica. Ma al di là del modo in cui sono state elargite le azioni, in quel caso, si tratta di un caso in cui effettivamente l’azionariato diffuso tra i dipendenti ha anche la possibilità, in virtù della quota relativa a Essilor di esprimere un suo componente in consiglio di amministrazione.
Nei casi invece che di solito si prendono in considerazione in Italia questo aspetto di partecipazione alla gestione, in virtù della partecipazione al capitale è praticamente nullo.
Molto interesse ultimamente ha destato l’annuncio della Zordan, azienda vicentina di arreamento, che in occasione della quotazione intende destinare ai dipendenti un pacchetto che potrebbe arrivare al 10 per cento del capitale. La volontà non è solo quella di far partecipare i dipendenti al capitale, ma, tramite un patto di sindacato, di dare loro la possibilità di entrare in cda.
Zordan è una rara avis, non solo per il Veneto, ma in generale per l’Italia dove i piani di azionariato per i dipendenti sono una prerogativa del settore finanziario, con alcuni casi particolare e isolati: vedi Campari, vedi Brunello Cucinelli (che oltre ai piani azionari ha condiviso anche gli utili con i suoi dipendenti). C’è poi il caso Atlantia, che nel 2020 aveva dato gratuitamente a tutti i 10.840 lavoratori del Gruppo (incluse quindi le società controllate di allora) 75 azioni proprie di Atlantia, al valore di circa 15 euro ad azione. Con la consegna delle azioni a Schema Alfa - partecipando all’Opa al prezzo di 23 euro per azione - si è fatto in modo che i lavoratori già nel mese di dicembre riceveranno in busta paga 1.725 euro lordi (sono 18 milioni di euro complessivi distribuiti ai dipendenti).
Intesa Sanpaolo per esempio con il suo piano di distribuzione azioni ai dipendenti, che prevede sia l’assegnazione di azioni gratuite che scontate. Il nuovo piano, denominato, Lecoip 3.0 è rivolto a tutte le persone in servizio a tempo indeterminato (incluse quelle con contratto di apprendistato professionalizzante) e prevede un apprezzamento minimo del 4% del capitale protetto al raggiungimento di alcuni indicare chiave di performance legati ai temi di sostenibilità.
Sempre nel mondo della finanza, noti sono i diversi piani di azionariato dipendenti varati anche da Generali. L’ultimo denominato Weshare, a causa dell’andamento del titolo, non ha dato il rendimento sperato ai dipendenti. Ma la compagnia sta lavorando per una soluzione compensativa.
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