Cottarelli: «Con la crisi la patrimoniale potrebbe essere al 10%»

L'economista a Padova: «L'incertezza politica la principale causa. L'autonomia? Non credo che le tasse restino alle regioni»

PADOVA. «Se dovessimo andare in crisi temo che potrebbe esserci una grossa patrimoniale. Forse del 10%». Parola di Carlo Cottarelli.L'economista e premier per tre giorni (fu incaricato da Mattarella per formare un governo tecnico prima dell'accordo Lega-Movimento Cinque Stelle), oggi direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Sacro Cuore di Milano, è preoccupato per la recessione tecnica con il Pil allo 0, 2 per cento.

In Veneto per presentare il suo ultimo libro "I sette peccati capitali dell'economia italiana" , Cottarelli ha puntato il dito contro il governo gialloverde, prevedendo pochi margini di crescita in tutto il 2019, nonostante l'ottimismo paventato dal primo ministro Giuseppe Conte: «Quella di Giuliano Amato nel 2011 fu una piccola patrimoniale - spiega l'economista - mentre in questo caso ce ne potrebbe essere una grossa.

Si potrebbe arrivare ad una patrimoniale del 10% sulla ricchezza, intesa come un 10% su tutto il patrimonio. Questo però potrebbe avvenire soltanto in una situazione di profonda crisi in cui ora non siamo, ma se dovessimo finire in una recessione in cui il Pil cala dell'1 o del 2 per cento, il rapporto tra debito e Pil aumenterebbe e i mercati perderebbero la fiducia.

Tra l'altro ritengo sia impossibile crescere nella seconda parte del 2019 dell'1 per cento come affermano dal governo, e molto difficile anche raggiungere lo 0, 6 auspicato dalla Banca d'Italia. Più probabile che ci si assesti sullo 0, 4 per cento».

Lo scaricabarile tra nuovo e vecchio governo sulle responsabilità della recessione tecnica non attacca con Cottarelli: «L'incertezza creata dalla diatriba con l'Europa ha sicuramente influito, o quantomeno non ha fatto bene - risponde l'ex commissario alla Spending review -. È altrettanto vera però la pesante eredità di un enorme debito pubblico risalente alla Prima Repubblica, e che nessun governo è mai riuscito a risolvere in maniera decisiva».

Siamo in Veneto, ed è impossibile non toccare con Cottarelli il tema dell'autonomia della regione. Mentre il governatore Luca Zaia continua a considerarla una svolta storica, da Roma arrivano segnali di rallentamento: «Il decentramento è importante per i cittadini perché migliora sicuramente i servizi, essendo l'ente locale più vicino alle esigenze del territorio.

Il principio da cui nasce la richiesta di autonomia però è quella di far rimanere le tasse nella regione, ma non mi pare ci sia questa prospettiva - spiega il professore -. Ora il governo è formato da due forze politiche molto differenti, dove una ha la maggioranza al Nord e l'altra al Sud.

Due giorni fa ero a Napoli, e garantisco che gli imprenditori meridionali non vedono affatto di buon occhio questa operazione perché ne uscirebbero svantaggiati».

 

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