Così Bpvi era la cassaforte dei servizi segreti italiani

VICENZA. Adesso spuntano perfino i servizi segreti, nell’universo della Banca popolare di Vicenza, la cui udienza preliminare contro Zonin & Co. è stata fissata a Vicenza per il 12 dicembre prossimo. Da una falla del centro elaborazione Sec Servizi, società padovana che conserva milioni di informazioni dei clienti di versi istituti di credito italiani, fra cui Bpvi, sono spuntati degli estratti conto assai particolari. Sono quelli di Aisi e Aise (Agenzia informazioni e sicurezza interna ed esterna, un tempo Sismi e Sisde), nel periodo fra il 2009 e il 2013. Un corposo dossier è stato anticipato da Il Sole 24 Ore.
I servizi segreti italiani, per molti anni, hanno appoggiato i loro conti su Banca Nuova, la controllata siciliana del Gruppo Bpvi; e lo stesso ha fatto per diversi conto Palazzo Chigi. Nulla di irregolare: ma la circostanza dà l’idea del peso “politico” della banca presieduta da Gianni Zonin. Banca Nuova ha una raccolta intorno ai 3,5 miliardi e di questi, all’epoca, oltre 1 miliardo arrivava dai servizi di tesoreria dello Stato. I conti sarebbero stati chiusi nel 2014. Nella documentazione, ci sono quasi 1.600 transazioni per un valore di oltre 640 milioni di euro, in gran parte relativi a Aisi, e in parte minoritaria ad Aise. Di cosa di tratta? È un elenco di date, nomi e cifre, con operazioni compiute allo sportello o più spesso con l’home banking, relativamente a saldi di fatture a fornitori, acquisti o noleggi di vetture, quietanze di affitti, pagamenti a società e persone. Ma anche stipendi, rimborsi spese, giroconti con i fondi annuali destinati a servizi o compravendite. Di fatto, la “storia economica” della presidenza del Consiglio dei ministri relativamente ai servizi segreti.
Dagli elenchi spuntano i nomi degli 007, ma anche quelli di vertici delle forze dell’ordine, impiegati di Banca Nuova, funzionari pubblici, e diversi insospettabili, che hanno evidentemente avuto rapporti d’affari con i servizi segreti. Documenti riservati, anche se si tratta di informazioni datate. Procura e guardia di finanza vicentine si sono imbattute in Sec nel corso dell’indagine su BpVi, ma solamente per acquisire informazioni. La società, partecipata al 47% dalla BpVi, era stata guidata in passato da Samuele Sorato, l’ex direttore generale di via Battaglione Framarin, che ne era stato presidente fino al 2015, dopo aver avviato la sua scalata alla BpVi proprio da Padova. Evidentemente, più di recente quegli archivi segreti non sono rimasti invulnerabili come dovrebbero; fra l’altro, i dipendenti di Sec sono al centro di una trattativa con Intesa Sanpaolo, e l’8 dicembre dovrebbero trasferire tutti i dati senza certezza sul futuro del loro posto di lavoro. Dal dossier si comprende come molte operazioni significative fossero state compiute con contanti e come venisse usata spesso una filiale di Banca Nuova a Roma. L’operazione più “pesante” risale al marzo 2012, per 88 milioni di euro. <NO1>© A che saranno serviti?
È notizia di ieri intanto una nuova istanza fallimentare presentata al giudice Limitone da un ex socio Bpvi Trevigiano. La data dell’istanza è l’8 febbraio, si tratta della seconda dopo quella presentata da un gruppo di ex soci Bpvi il 2 febbraio.
Riproduzione riservata © il Nord Est