Cassamarca, Dino De Poli ancora presidente. In carica fino al 2020

Rinominati i vertici della Fondazione di Treviso fino al 2020, rinnovato il mandato per tre anni al presidente in carica classe 1929. Nessun cambio per l'ente che ha chiuso il 2015 in disavanzo di 59 mila euro

TREVISO. Trevigiano, avvocato, democristiano, classe 1929, a 87 anni Dino De Poli è stato rinominato presidente del Consiglio di amministrazione e attuazione della Fondazione Cassamarca fino al 2020, quando di anni ne compirà 91.

Lo comunica la Fondazione con una nota il 21 dicembre: "Il Consiglio di indirizzo e programmazione della Fondazione Cassamarca ha deliberato, oggi, le nomine del Consiglio di Attuazione e Amministrazione e del Collegio Sindacale, entrambi scaduti nei giorni scorsi. I nuovi organi, che resteranno in carica fino al dicembre 2020, risultano così composti: per il Consiglio di Attuazione e Amministrazione Presidente è Dino De Poli affiancato da Giampaolo Gobbo e Maria Grazia Bortoli che sostituiscono Enzo Lorenzon e Paolo Corletto.

Il Collegio Sindacale è formato da Roberto Rizzi (Presidente), Ilenia Zanutto e Francesca Cecchin". I tre nuovi nominati sostituiscono Roberto Gazzola, Pietro Basciano e Roberta Marcolin.

Dino De Poli è stato presidente della cassa di risparmio Cassamarca Spa dal 1987 al 2000, da quell'anno in poi è stato ininterrottamente ai vertici della Fondazione Cassamarca. 

Vent'anni di mandato in una sola Fondazione, nonostante l'accordo Acri-Mef firmato nel 2015 preveda che, all'articolo 7 voce "mandati", le "cariche negli organi statutari, compreso il presidente, non possono essere ricoperte per più di due mandati consecutivi, indipendentemente dall'organo" e per "l'organo di amministrazione, presidente e controllo" è prevista "una durata per un periodo massimo di quattro anni". Disposizioni queste previste dallo statuto di Cassamarca approvato dal Mef a marzo 2016.

Nel 2015 la Fondazione ha chiuso l'esercizio di bilancio con un disavanzo di 59 mila euro decisamente in miglioramento rispetto i 3 milioni di rosso del 2014 dove avevano pesato 7,2 milioni di svalutazioni su immobilizzazioni finanziarie e 9 milioni di oneri straordinari

Il patrimonio 2015 è di 501 milioni di euro, a valori di libro e non di mercato, quindi suscettibile di svalutazioni sia per il valore dell'investimento in Unicredit (la partecipazione a fine 2015 è dello 0,23% pari a 13,9 milioni di titoli) sia per il valore degli immobili.

Basti pensare che se nel 2010 la fondazione aveva a valori di mercato un investimento in Unicredit pari a 216 milioni di valore corrente a fine 2015 esso era sceso a 45 milioni.

Si ricorda che la situazione nel 2010, a causa della forte contrazione del titolo Unicredit e della mancanza di dividendi, evidenziava un disavanzo strutturale per circa 25 milioni di euro, un debito di gruppo di oltre 190 milioni principalmente imputabile alla società strumentale Appiani 1 Srl per il progetto della Cittadella delle Istituzioni. La società Appiani 1 ha chiuso il 2015 con un rosso di 4,3 milioni di euro.


La situazione a fine 2013, evidenziava un disavanzo strutturale attorno ai 5-10 milioni e un indebitamento pressoché invariato rispetto al 2010. Così anche nel 2014 e nell’esercizio 2015 - l'ultimo disponibile a bilancio - "la differenza tra entrate e uscite per quanto ridotta rispetto al 2010, rappresenta ancora una difficoltà per la tutela del patrimonio dell’ente". Nello scorso anno l'ente ha raggiunto un accordo con Unicredit per l'esposizione finanziaria con la rinegoziazione del debito "a condizioni migliorative".

A fine 2015 l'esposizione bancaria relativa al progetto Appiani è segnata a bilancio per 155 milioni.

@eleonoravallin
 

 

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