Bpvi: si indaga per associazione a delinquere

PADOVA. Si allarga il ventaglio delle ipotesi di reato per la Banca Popolare di Vicenza con tre procure, Vicenza, Prato e Udine, impegnate nelle indagini. Le novità arrivano proprio dalla città che è sede centrale della banca e aggiungono ai 'vecchi' capi di accusa due nuove ipotesi di reato: associazione per delinquere e falso in bilancio. Ed è qui che ora si stanno concentrando gli inquirenti in relazione all'indagine sulla Banca Popolare di Vicenza.
Lo si apprende da fonti bene informate sul fascicolo che il procuratore di Vicenza, Antonino Cappelleri, ha affidato ai sostituti Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi.
"Ci troviamo di fronte a una organizzazione strutturata, la Banca, all'interno della quale alcune persone avrebbero operato, con una struttura gerarchica e ben organizzata, per mettere a segno un numero indefinito di reati" ha dichiarato lo stesso Cappelleri, "ci troviamo con almeno 500 casi di azionisti che lamentano di essere stati truffati, e a questi numeri bisognerà quasi certamente aggiungere gli altri 100 che sono stati depositati alla procura di Udine. È per questo motivo che ho chiesto alla Corte d'Appello di assegnare a Vicenza un magistrato distrettuale, che possa essere applicato all'esame di ogni singola posizione e all'iscrizione di eventuali responsabili. Si tratta di un lavoro che non si può ragionevolmente pensare di concludere prima di un anno".
"Con la Procura di Prato - ha aggiunto Cappelleri - è in atto da tempo un coordinamento molto stretto. Alcune querele sarebbero state presentate e iscritte prima dell'apertura della nostra indagine, radicando quindi la competenza a Prato. Credo che alla fine - ha osservato - saremo costretti a tenere separati i due filoni di inchiesta, anche se finiranno per fare riferimento, almeno in parte, alle stesse persone".
Cappelleri ha poi spiegato che "in questo momento i reati principali rimangono quelli di aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, ma è logico pensare che si dovrà estendere il campo d'azione anche alla valutazione di altre fattispecie, come il falso in bilancio e il vincolo associativo. I reati, per così dire 'satellite', sono quelli di truffa o, a seconda delle interpretazioni e delle valutazioni che potremo fare, di estorsione".
Anche il conto degli indagati appare destinato ad aumentare: «In questo momento - ha precisato il procuratore - non vi è la necessità di ampliare la rosa dei nomi iscritti a registro degli indagati anche in una logica di economia processuale e di efficacia dell'indagine. Eppure emergono responsabilità in capo anche ad altre persone, il cui numero certo sarà possibile stabilire solo al momento della chiusura delle indagini preliminari. Assicuro però - ha concluso Cappelleri - che per arrivare a quella fase c'è ancora un vero e proprio mare di cose da fare".
Ricapitoliamo.
La vicenda Banca Popolare di Vicenza scoppia lo scorso 22 settembre con le prime perquisizioni negli uffici della banca a Vicenza, ma anche a Milano, Roma e Palermo. Sei gli avvisi di garanzia a sei membri tra manager e ex Cda tra cui anche i vertici dell’istituto: Gianni Zonin, Samuele Sorato, Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta, Giuseppe Zigliotto e Giovanna Dossena. Le ipotesi di reato iniziali sono: aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza.
Già allora il procuratore berico, però, non esclude nuovi indagati e nuovi capi di imputazione.
Il secondo filone di inchiesta emerge difatti a Prato, dopo appena due giorni. E' il 24 settembre 2015. I reati ipotizzati sono estorsione e truffa. Dopo l'acquisizione di Cariprato la Banca che fu di Zonin è ben radicata nella città toscana dove conta oltre 5 mila soci.
L'indagine toscana è affidata ai procuratori Laura Canovai e Lorenzo Boscagli. Il 10 la Gdf perquisisce proprio le sedi di Prato della banca per acquisire documenti relativi alla vendita di azioni ai correntisti. Gli indagati, questa volta, sono una decina di funzionari. L'inchiesta riguarda le azioni fatte comprare ai clienti intestatari di un fido sotto la minaccia verbale di revocare l'affidamento. Da qui l'ipotesi di reato di estorsione.
Poi il 5 gennaio si muove anche la Procura di Udine, altro serbatoio di soci e conti correnti della Popolare. Il reato ipotizzato questa volta è la truffa ma "non si esclude l'associazione a delinquere" spiegano i Pm. L'indagine scatta dopo le denunce dei risparmiatori e nel mirino finiscono ancora una volta i dirigenti della banca. Si apre così anche la terza inchiesta contro la Banca Popolare che il 29 febbraio ha depositato la domanda di quotazione in Borsa italiana.
Sabato 5 marzo si andrà in assemblea davanti a 10 mila soci spaccati tra il no e il sì. Alcuni azionisti sono già pronti con un piano industriale alternativo che prevede uno spezzatino della banca con nuovi acquirenti cinesi.
In assise il management chiederà di dare via libera all'aumento di capitale da 1,75 miliardi e alla quotazione in borsa. Il titolo della Banca, che nel 2014 valeva 62,50 euro oggi vale 6,30 euro per azione, stando al prezzo definito per il recesso.
Nel 2015, intanto, si viene a sapere sono cresciuti del 9% i compensi per i vertici della Popolare di Vicenza. Bpvi ha pagato ai propri dirigenti strategici (consiglieri, sindaci e componenti della direzione generale) 16,7 milioni di euro a fronte degli 11 milioni corrisposti nel 2014 (+52%). A spingere i compensi sono stati i 4,8 milioni di indennità corrisposte per fine del rapporto di lavoro, costi legati alle buonuscite riservate ai manager che hanno lasciato la banca, a partire dall'ex a.d Samuele Sorato. Anche al netto di questi costi i compensi per il vertice sono saliti da 10,65 a 11,62 milioni (+9,1%). L'aumento di 1 milione di euro, spiegano fonti vicine alla banca, "è riconducibile a un patto di stabilità e non concorrenza siglato con il nuovo management".
@eleonoravallin
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