Bono resta al comando di Confindustria Fvg, ma si riapre la partita per la successione
Mentre il manager dovrà dire addio al colosso dei cantieri iniziano le discussioni fra le diverse anime degli imprenditori

MILANO. Mentre si avvicina l’addio alla guida di Fincantieri, nella quale ha tenuto ben saldo il timone del comando per 20 anni, Giuseppe Bono resta alla guida della Confindustria regionale, almeno per ora. Perché anche su questo fronte la sua posizione non è così salda e rischia di indebolirsi ulteriormente proprio con la fine dell’esperienza nel gruppo cantieristico triestino.
Dopo la scadenza del mandato come numero uno dell’associazione imprenditoriale, Bono ha mantenuto l’incarico come reggente perché è venuto a mancare un accordo sul suo successore e la poltrona è stata affidata al più anziano all’interno del consiglio dell’associazione, che coordina le articolazioni territoriali degli industriali dell’Alto Adriatico (Trieste, Gorizia e Pordenone) e del Friuli.
Un colpo di mano del territorio, dopo la bocciatura da parte di Confindustria nazionale della proroga. Va per altro ricordato che, secondo lo statuto di Confindustria Fvg, il presidente dura in carica quattro anni e non è rieleggibile: dunque Bono dovrà comunque passare la mano con le nuove elezioni, anche se non è ancora stata fissata la data.
Come detto, uscito indebolito dalle nomine del Governo, che si appresta a rimpiazzarlo alla guida di Fincantieri con Pierroberto Folgiero, attuale ad di Maire Tecnimont, Bono potrebbe tornare nel mirino dei suoi oppositori in Confindustria, che non si trovano solo a Roma, ma anche sul territorio, soprattutto in terra udinese. Ed è da qui che potrebbe arrivare il nuovo presidente: fra i nomi di spicco spunta la scelta forte di Anna Mareschi Danieli. A fronteggiarla potrebbe essere Michelangelo Agrusti, attuale presidente di Confindustria Alto Adriatico e già presidente di Unindustria Pordenone, che rappresenterebbe viceversa la continuità con Bono.
Intanto Bono ha raccolto numerosi attestati di stima per l’attività svolta in questi anni: a cominciare dal Pd, con il ministro della Giustizia Andrea Orlando che si è mostrato contrariato per il cambio di rotta, all’ex-governatrice regionale Debora Serracchiani, che ha augurato buon lavoro ai nuovi vertici che hanno ricevuto «una società strategica valorizzata dal lavoro di Bono, che ha superato momenti di crisi e rilanciato il gruppo cantieristico lasciando un'importante eredità di commesse».
Attestati di stima sono arrivati anche da Leu (Fassina), Movimento 5 Stelle (Patuanelli)e Lega. «Giuseppe Bono si è dimostrato un ottimo manager che, da amministratore delegato di Fincantieri, ha valorizzato l'azienda tanto da farla diventare un punto di riferimento internazionale», ha sottolineato Matteo Salvini. Dichiarazioni che hanno lenito almeno in parte il rammarico per la mancata conferma (nelle scorse settimane si discuteva se lasciarlo nell’incarico di ad o spostarlo alla presidenza, con deleghe operative, ma nessuno avrebbe immaginato l’esito).
«A 78 anni è il momento della riflessione», ha detto il manager in un’intervista rilasciata a caldo a l’Espresso. «Mi aspetto sempre tutto e il contrario tutto, però alla fine accade quello che non mi aspetto», ha riferito senza celare la delusione. Per poi ricordare di aver ricoperto l’incarico sotto governi di differente colore senza mai appartenenze politiche. Quindi una stoccata al Governo, che avrebbe deciso il cambio di rotta soprattutto per ragioni anagrafiche.
«Io sarò vecchio, lo confesso, ma sono in buona compagnia». Del resto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a luglio spegnerà 81 candeline e il presidente del Consiglio Mario Draghi viaggia verso le 75 primavere. Secondo voci di corridoio, avrebbe provato sino all’ultimo a rimanere in sella, grazie anche ai suoi agganci al Quirinale e con diverse sponde politiche, ma alla fine il suo network non è bastato a far cambiare idea all’Esecutivo, che ha puntato su uomini vicini a Cassa Depositi e Prestiti (l’azionista di riferimento del gruppo cantieristico) per avviare una nuova fase.
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