Batosta per le aziende senza Pec: da ottobre, multe fino a 2 mila euro

Scatta l’obbligo di un indirizzo di posta elettronica certificata per tutte le società. Santocono (Camera di commercio Padova): «Il digitale aiuta e fa risparmiare lo Stato»
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - SEDE CAMERA DI COMMERCIO
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PADOVA. Sono 13 mila le imprese padovane che ad oggi non hanno un indirizzo di posta elettronica certificato. In pratica si tratta di poco più dell’11% delle 117 mila imprese e unità locali della provincia. Per queste, oggi 1 ottobre 2020 rischia di essere un giorno infausto visto che scattano proprio le sanzioni per quelle realtà che non si sono messe in regola con l’obbligo di avere appunto un indirizzo Pec.

Domicilio fiscale

Con il Dl Semplificazioni dei primi settembre la Pec, rinominata “domicilio fiscale” ha carattere di obbligatorietà, come già previsto dal 2012 (e addirittura dal novembre 2009 per alcune tipologie di organizzazioni come ad esempio gli ordini professionali).

Solo a partire dal primo ottobre tuttavia scattano vere e proprie sanzioni amministrative, anche salate, per quelle imprese e società individuali che risultassero ai registri digitali della Camera di Commercio privi di questo strumento, reso essenziale da tempo anche per potere lavorare con le pubbliche amministrazioni.

Multe fino a 2 mila euro

I trasgessori hanno all’incirca una settimana di tempo per comunicare la propria Pec al Registro imprese della Camera di Commercio, poi scatteranno le multe. Per le società la sanzione è prevista tra un minimo di 206 a un massimo di 2.064 euro (412 euro se pagate in forma ridotta entro 90 giorni), per le imprese individuali gli importi sono leggermente minori ma comunque ingenti: da un minimo di 30 euro a un massimo di 1.548 euro (con sconto se pagate entro 90 giorni).

Sarà proprio la Camera di commercio a dovere comminare le multe ma il denaro verrà versato interamente nelle casse dell’Erario come previsto dalle norme.

Rivoluzione digitale

«Con l’emergenza Covid-19 abbiamo tutti sperimentato da vicino quanto il digitale riesca ad abbattere le distanze e restare connessi con il mondo – commenta Antonio Santocono, presidente della Camera di commercio – Per un’impresa avere il domicilio digitale oggi significa esistere, comunicare con l’esterno e con la pubblica amministrazione in maniera veloce e semplice. Come ente stiamo adottando processi e soluzioni che ci permettano di semplificare e sburocratizzare sempre più i nostri servizi, dematerializzare i vari procedimenti a cui le imprese devono adempiere per aiutarle nelle loro pratiche, innovarle e renderle competitive».

Con il primo ottobre scatta anche l’eliminazione della possibilità della delega di firma all’intermediario (procura) per la presentazione delle pratiche telematiche al Registro imprese. Dal 1 ottobre, infatti, i documenti per il deposito dei bilanci o per la comunicazioni di nomine o variazioni societarie dovranno essere firmati digitalmente dal legale rappresentante dell’azienda, non più dagli intermediari.

Legali rappresentanti e amministratori devono quindi dotarsi di un dispositivo di firma digitale, richiedendolo allo sportello in presenza previo appuntamento oppure da remoto con un operatore che offre assistenza via webcam. Da parte sua la Camera di commercio ribadisce di avere messo in campo, per il solo 2020, ben 1 milione di euro a supporto della digitalizzazione del sistema imprenditoriale locale. —

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