Al lavoro in agosto, Zoppas Industries: "Vediamo un rimbalzo, guai a fermarsi adesso"

TREVISO. Con uno stabilimento a Hangzhou, in Cina, è stato tra i primi capitani d’impresa a dover solcare le acque agitate del coronavirus. A fine gennaio Zoppas Industries misurava la temperatura dei suoi addetti orientali tre volte al giorno, quando in Italia tutto ciò sembrava ancora fantascienza.
Oggi Federico Zoppas, direttore generale dello storico gruppo di Irca e Sipa, è sospeso tra la necessità di correre per recuperare il tempo perduto e i timori di nuovi lockdown nei prossimi mesi.
Le Zoppas Industries chiuderanno per ferie a Ferragosto?
«Siamo una realtà che si estende in tutto il mondo. In Cina non si fanno vacanze, e con il discorso Covid non siamo nemmeno così incentivati a fare le poche che c’erano. Abbiamo stabilimenti in Messico e negli Stati Uniti che restano aperti, il concetto di ferie d’agosto è tipicamente italiano».
E in Italia?
«Chiuderemo il minimo indispensabile per permettere qualche manutenzione. Durante il lockdown abbiamo fatto manutenzioni agli impianti per essere pronti nel caso di rimbalzo della domanda, che sta avvenendo. Quindi in Italia ci fermeremo la prossima settimana sicuramente e qualche giorno di quella successiva. Con i vari strumenti che abbiamo a disposizione - Zoom, Meet - non si molla mai, e anche clienti e fornitori si stanno abituando a lavorare così. Sipa, invece, sta avendo un incremento importante della domanda, quindi va avanti a produrre. Si fermerà solo una settimana, il portafoglio ordini è più alto rispetto all’anno scorso».
È l’effetto scorta in previsione dell’autunno?
«In Europa e in Italia potrebbe essere, anch’io ho questa sensazione. Non vale, però, per il business di Sipa, che produce macchine per i contenitori di plastica, e la richiesta è continuamente in crescita, pensiamo ai gel igienizzanti o alle confezioni di altri dispositivi. Negli altri Paesi non saprei, in Cina la ripartenza è sicuramente strutturale e ben consolidata, negli Stati Uniti invece c’è più incertezza».
Che previsioni ci sono per i prossimi mesi?
«Bisognerà sempre vivere con l’ansia di una possibile chiusura. Io sono molto prudente e anche molto scettico sull’andamento dell’epidemia, nonostante i numeri dei contagi sembrino incoraggianti. Esiste anche il rischio di mini chiusure localizzate, pensiamo se dovessimo trovare un positivo all’interno di un reparto produttivo. In quel caso la chiusura di un solo reparto avrebbe ripercussioni sull’intera fabbrica. In ogni caso la sicurezza viene prima di tutto, ci dobbiamo adattare al protocollo senza discutere, l’aspetto sanitario è quello che dobbiamo tenere in maggiore considerazione in questo momento». —
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