Quei film che danno vita al romanzo, presto a Venezia
Tra i lavori italiani in gara alla Mostra del Cinema c’è «Elisa» girato da Di Costanzo e ispirato da «Io volevo ucciderla» del criminologo Ceretti

Il cinema guarda ai libri, si ispira, li traduce sullo schermo “liberamente”, tradendoli un po’, ma più spesso attualizzandoli. Non si tratta di un calo di originalità, di un’improvvisa assenza di ingegno da parte di eserciti di sceneggiatori inariditi dall’Intelligenza Artificiale. Piuttosto una semplice tendenza che esiste da sempre, ma che forse in questi ultimi tempi ha trovato una certa costante: come l’anno scorso infatti sono circa una decina i film di Venezia 82 tratti da opere letterarie, per la maggior parte contenuti nel programma principale.
Nel concorso, uno dei più attesi è senz’altro “The wizard of the Kremlin” che il regista francese Olivier Assayas ha tratto da “Il mago del Cremlino”, il romanzo d’esordio di Giuliano da Empoli, che il docente di politica comparata ha pubblicato in francese da Gallimard (e solo dopo da Mondadori) e che nel 2022 ha vinto il Grand prix du roman de l'Académie française ed è arrivato secondo al Goncourt.
È la storia del personaggio fittizio di Vadim Baranov (Paul Dano) e di come questi plasmi l'immagine di Vladimir Putin (Jude Law), passando dal caos post-sovietico al consolidamento del potere russo: se Baranov è fittizio, molto meno lo è Vladislav Surkov che sembra essere la figura di riferimento reale del romanzo. Artista rap, regista teatrale d'avanguardia, scrittore e uomo d'affari, definito «una delle figure più intriganti della Russia contemporanea» dal «New York Times» e «poeta tra i lupi», dallo stesso Giuliano da Empoli, spin-doctor di Putin su questioni estremamente delicate come l’Abkhazia, l’Ossezia e la stessa Ucraina.
Un altro romanzo di successo, “A pied d’oeuvre” di Franck Courtès (premio del romanzo d'impresa e del lavoro) è alla base dell’omonimo, settimo film di Valerie Donzelli, che in italiano potrebbe essere tradotto in “Al lavoro”. Racconta la storia di un fotografo affermato (Bastien Bouillon) che abbandona tutto per dedicarsi alla scrittura, pagando un prezzo alto per la propria libertà, «una storia radicale dove si mescolano lucidità e autoironia», lo definisce il suo editore, ancora una volta Gallimard.
Terzo regista francese e terza origine letteraria, anche se in questo caso “L’étranger” di François Ozon è «liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Albert Camus», ambientato ad Algeri, nel 1938. Girato in bianco e nero, il film descrive come la vita banale e ripetitiva dell’impiegato Meursault (Benjamin Voisin) venga sconvolta dal suo vicino di casa, Raymond Sintès, che lo attira in loschi traffici finché, in un giorno di caldo torrido, si verifica un tragico evento.
Anche uno dei cinque italiani in gara per il leone d’oro attinge a un libro, anche se non è propriamente un’opera narrativa: per “Elisa” Leonardo Di Costanzo ha lavorato sul testo di uno dei più importanti criminologi italiani, Adolfo Ceretti. Il libro s’intitola “Io volevo ucciderla” ed è la storia di un’assassina che ha ucciso la sorella: il regista ambienta il film tra l’Alto Adige e il Canton Ticino, ed Elisa (Barbara Ronchi), una ragazza di buona famiglia in carcere da dieci anni per avere ucciso brutalmente la sorella, fa emergere ricordi confusi grazie all’incontro con un criminologo (Roschdy Zem).
Infine, “The Axe” di Donald Westlake (dal quale Costa Gravas aveva già tratto “Cacciatore di teste” nel 2005) ispira “No other choice” del coreano Park Chan-Wook, girato nel New England durante la recessione degli anni ’90, quando un uomo (Lee Byung-hun) licenziato dalla cartiera in cui ha lavorato per anni, prende una decisione drastica: eliminare la concorrenza.
Due le opere di matrice letteraria nei film fuori concorso: Julian Schnabel trasporta “In the hand of Dante” da un romanzo di culto di Nick Tosches, pubblicato nel 2002. Il film, girato in gran parte in Italia, vede protagonista lo stesso autore (interpretato da Oscar Isaac) studioso dell'opera di Dante, che si imbatte nel manoscritto della “Comedia” e inizia una lunga trafila per autenticarlo, tra complotti e cospirazioni, mentre parallela scorre la storia di Dante, nel XIV secolo. “Orfeo” di Virgilio Villoresi è, invece, un viaggio onirico ispirato al “Poema a fumetti” (1969) di Dino Buzzati, che mescola riprese dal vero e animazione grafica. Una sola opera, invece, tra quelle in concorso nella sezione Orizzonti, ha origini letterarie, e forse non è un caso perché qui i giovani autori fanno emergere storie originali: è il caso di “Pin de fartie” dell’argentino Alejo Moguillansky che, con le iniziali invertite, rimanda al testo teatrale di Samuel Beckett, “Finale di partita”. —
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