Nitag, dietrofront del ministro Schillaci: revocata la commissione sui vaccini dopo le polemiche

La rinuncia della dottoressa Russo a causa della presenza nel comitato di due medici considerati vicini al mondo no vax, aveva innescato una bufera. Il ministro ha firmato l’atto di revoca il 16 agosto

Rocco Currado
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci

Il ministro della Salute Orazio Schillaci prova a mettere una pietra sopra la polemica scoppiata dopo la nomina di due medici considerati vicini al mondo no vax nel Nitag, il comitato ministeriale per le politiche vaccinali. Lo fa revocando l’intera commissione, appena dieci giorni dopo la sua nomina.

Travolto dalle proteste della comunità scientifica e del mondo politico, infatti, Schillaci ha firmato in fretta e furia, questa mattina, 16 agosto, l’atto di revoca.

La vicenda

Tutto è iniziato con la pubblicazione del decreto istitutivo del nuovo Nitag, in cui comparivano i nomi di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, noti per le loro posizioni critiche nei confronti delle strategie vaccinali.

A innescare la bufera è stata la rinuncia all’incarico da parte di Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto e figura centrale nella gestione pandemica accanto al presidente Luca Zaia.

Nella sua lettera Russo ha motivato la decisione scrivendo che «la decisione è maturata a seguito della valutazione della composizione del gruppo, nella quale sono presenti componenti che, in passato, hanno più volte espresso pubblicamente posizioni non coerenti con le evidenze scientifiche in materia di vaccinazioni, arrivando in alcuni casi a sostenere o diffondere messaggi contrari alle strategie vaccinali nazionali».

Da lì un coro di elogi alla sua scelta, a partire dall’Ordine dei medici del Veneto, dal governatore Zaia e anche dall’infettivologo-influencer Matteo Bassetti. In breve tempo, la questione ha superato i confini tecnici ed è esplosa in campo politico, con duri attacchi da parte delle opposizioni e una petizione online firmata da migliaia di cittadini, sostenuta anche dal premio Nobel Giorgio Parisi.

A intervenire in modo netto è stata poi la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), con il presidente Filippo Anelli che ha chiesto formalmente di rivedere la composizione del Nitag.

L’epilogo

Il ministro Schillaci ha quindi tentato prima la strada diplomatica, chiedendo a Fratelli d’Italia – che aveva indicato i due nomi tramite la segretaria politica del ministero, Rita Di Quinzio – di ottenere le dimissioni spontanee.

Di fronte al rifiuto, ha deciso di annullare tutto: ha preparato il decreto di revoca e lo ha sottoposto alla Presidenza del Consiglio, nonostante il tentativo del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari di rimandare ogni decisione a settembre, per calmare le acque. O forse per evitare strappare del tutto con il mondo no vax, che guarda a destra.

Ma per Schillaci il tempo era scaduto. Ha fatto sapere che, senza la revoca, sarebbe stato pronto a dimettersi. Il decreto è stato quindi firmato, chiudendo – almeno per ora – un caso che ha scosso il suo dicastero.

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