Caso Venezi alla Fenice, il maestro Uto Ughi: «Non è all’altezza del ruolo»

Ughi difende gli orchestrali e parla di “questione di competenze”. Intanto resta lo sciopero del 17 ottobre e in Fratelli d’Italia si valuta un piano B per uscire dallo stallo

Eugenio Pendolini
Il violinista Uto Ughi
Il violinista Uto Ughi

Né questioni di bassa politica, né tanto meno accuse infondate di sessismo. Alla fine dei fatti, conta solo la musica. E la competenza. A ricondurre il polverone sollevato dalla nomina di Beatrice Venezi a direttore musicale della Fenice sui binari che più stanno a cuore agli orchestrali è niente di meno che il maestro Uto Ughi, tra i più grandi violinisti al mondo, secondo cui è tutta una questione di capacità e di competenze: «Non c’entrano né il sessismo né la politica: è questione di curriculum e talento. Lei non ha la statura per quel ruolo».

Un ragionamento in fondo in linea con le proteste degli orchestrali, che dopo un lungo muro contro muro hanno già annunciato lo sciopero per il prossimo 17 ottobre in occasione della prima di Wozzeck di Berg.

L’intervista

In un’intervista rilasciata in esclusiva per la rivista Gente, Ughi argomenta così il suo punto di vista. «Ci sono tanti giovani di talento che non sono mai invitati a fare concerti perché non sono appoggiati da nessuno: devono espatriare per avere sbocchi di lavoro e costruirsi un curriculum. Se davanti gli si mette un direttore che al momento non ha la statura per farlo, è normale che si facciano sentire».

Niente a che vedere, quindi, con il sessismo. «Molte altre direttrici sono venute prima di Beatrice Venezi», continua Ughi, «ma non hanno sollevato alcuna polemica. Nella musica classica non esiste uomo, donna, giovane, meno giovane. Esistono solo talento e curriculum». Una stoccata in piena regola, quella del celebre maestro di violino. E che dimostra una volta in più, se mai ce ne fosse bisogno, che la vicenda sta assumendo ogni giorno che passa una dimensione di carattere nazionale e internazionale, tant’è che il caso Venezi è arrivato perfino sulle colonne del Financial Times.

Quali potrebbero essere, allora, gli sbocchi di questo vero e proprio stallo? Difficile immaginare un passo indietro sulla nomina da parte del sovrintendente e direttore artistico della Fenice, Nicola Colabianchi.

Il nome di Venezi è in linea con le indicazioni di Fratelli d’Italia, partito di maggioranza al governo. Rinunciare a Venezi significherebbe dunque sconfessare una precisa scelta politica, del resto riconfermata solo pochi giorni fa da esponenti di spicco di Fratelli d’Italia, a cominciare dal senatore Raffaele Speranzon, oltre che dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.

Lo sciopero

Al tempo stesso però l’impasse e lo sciopero proclamato al termine di settimane di agitazione non fanno altro che danneggiare la figura della stessa Venezi e la sua carriera. La nomina alla Fenice, e il caso che ne è seguito, con il sollevamento degli orchestrali, rischiano di macchiarla in modo indelebile. Possibile quindi immaginare un passo indietro da parte della stessa Venezi? Dopo il tentativo di mediazione andato in scena mercoledì - con scarsi risultati - lo stesso sindaco Brugnaro aveva respinto con forza questa possibilità: «Le ho detto: “Non ti sognare di fare un passo indietro”», le parole del primo cittadino al termine dell’incontro alla Fenice.

Così, in queste ore, si fa sempre più insistente un’altra ipotesi. Quella, cioè, di un piano B su cui si ragiona in Fratelli d’Italia e nello stesso ministero della cultura, guidato da Alessandro Giuli, che prevederebbe la nomina di una ulteriore figura, quella sì di mediazione, un direttore artistico scelto dal sovrintendente stesso con il favore dell’orchestra. La direzione artistica, va ricordato, oggi è tenuta dallo stesso sovrintendente.

Il chiarimento in commissione

Voci in attesa di conferme, e che però hanno comunque prodotto una richiesta di chiarimenti in Parlamento da parte del Movimento Cinque Stelle. Il deputato Gaetano Amato ieri in aula ha chiesto al ministro Giuli di chiarire in commissione. «La nomina di Venezi», si legge in una nota dei deputati 5 Stelle in commissione cultura, «si sta trasformando di giorno in giorno in una farsa sempre più allucinante. Dopo l'annuncio dello sciopero e le proteste degli abbonati, adesso per salvare l'amica di Giorgia Meloni si starebbero inventando una nomina di “sostegno” ad hoc per provare a coprire le proteste tra orchestrali e abbonati. Un’operazione che sarebbe davvero imbarazzante sia per la Venezi sia per Alessandro Giuli. Il ministro chiarisca». La prima richiesta era per un’audizione in commissione Cultura, ma Venezia, la Fenice sono troppo importanti. E allora che se ne parli in aula, dicono i pentastellati. —

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