Fame di appalti olimpici, tra le vittime politici locali e gestori di rifugi famosi: tutti i nomi

Colpiti un assessore del Comune di Cortina, uno chef stellato e i titolari di rifugi e locali della movida. Una persona pestata nel bosco e minacciata a morte con una pistola

Alessandro Michielli
La foto di uno dei locali coinvolti, lo Chalet Tofane
La foto di uno dei locali coinvolti, lo Chalet Tofane

«Noi siamo della malavita romana, questa cosa la risolviamo con le pistole». L’operazione Reset, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, analizzata a fondo fa rabbrividire. E coinvolge politici ed esercenti di spicco di Cortina d’Ampezzo, ma non solo. Tra le vittime più note Stefano Ghezze, oggi assessore con delega alla pianificazione urbanistica, edilizia privata e residenziale.

Graziano Prest, titolare del ristorante Tivoli che insieme a Kristian Casanova (oggi alla guida dell’enoteca Cortina, anche lui coinvolto) gestiva lo Chalet Tofane. Luca Culot “Noale”, che oggi dirige il locale The Roof, mentre ai tempi dei fatti era il nuovo gestore dello Chalet Tofane lasciato da Prest e Casanova. Riccardo Checchin, gestore nel 2019/2020 della discoteca Blu e Loris Osualdella, che organizzava gli eventi per il rifugio Faloria.

Le pressioni sull’assessore Ghezze

Nell’ordinanza per le misure cautelari si analizzano i fatti avvenuti tra il 2022/2023 riguardati l’assessore Stefano Ghezze. Ai fratelli Cobianchi viene contestato un concorso in estorsione tentata e aggravata dalle più persone riunite e dal metodo mafioso ai danni di Ghezze: i due fratelli avevano fatto pressioni a un dipendente di Ghezze, Alec Manaigo, per spingerlo ad organizzare un incontro con il futuro assessore che in quel periodo era candidato alle elezioni comunali del giugno 2022.

Il ragazzo sarebbe stato costretto ad organizzare questo incontro tra aprile e maggio 2022 (prima delle elezioni di giugno) nella propria abitazione, in cui i fratelli proponevano sostegno alla candidatura in cambio di scivoli per gli appalti connessi alle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026.

I Cobianchi, ad elezione avvenuta e a nomina di assessore conseguita, avrebbero poi minacciato Ghezze di ritorsioni in caso di mancato rispetto degli accordi, mediante messaggio recapitatogli sempre dal suo dipendente. Nelle varie fasi dell’inchiesta è stato coinvolto anche Giorgio Da Rin, oggi assessore allo Sport, che ha confermato le versioni di Ghezze e Manaigo parlando prima di un incontro al bar Sport e poi di quello organizzato al bar Top, di cui Da Rin era gestore in quel periodo. Incontri nei quali venivano discussi i contenuti intimidatori dei fratelli romani nei confronti di Ghezze, che però non ha mai voluto avere a che fare con loro.

La fame di appalti olimpici

I Cobianchi, nella varie chat del periodo, citavano i cantieri olimpici e parlavano del commissario straordinario del Governo e ceo della Società Infrastrutturale Milano Cortina, Luigi Valerio Sant’Andrea. I fratelli, nelle chat, fanno un resoconto dei lavori delegati alla società Simico da realizzare nel territorio di Cortina, con indicazione dei progetti a cui erano interessati.

I due esponenti della malavita romana puntavano inizialmente a piccoli appalti, con l’obiettivo di allargarsi nel corso del tempo. Quindi, da un lato l’obiettivo era mettere a terra una strategia per entrare negli appalti olimpici, dall’altro era prendere in mano delle pedine all’interno del Comune di Cortina per facilitare l’ottenimento dei lavori.

I locali della movida coinvolti

L’ordinanza evidenzia anche la condotta estorsiva consumata ai danni e aggravata dalle più persone riunite e dal metodo mafioso nei confronti di Graziano Prest e Kristian Casanova per imposizione di eventi al locale Chalet Tofane. Ai danni di Luca Culot “Noale”, subentrato alla gestione dello Chalet Tofane, che oltre alle ripetute chiamate era stato raggiunto da emissari che gli intimavano cosa fare. A Loris Osualdella, che organizzava eventi al rifugio Faloria e che secondo i Cobianchi non doveva più fare. A Riccardo Checchin, nel 2019/2020 fu gestore della discoteca Blu e al quale venne intimato di fare quello che volevano loro.

Il caso più eclatante: Chalet Tofane

Partiamo dal principio: Graziano Prest del ristorante stellato Tivoli, assieme a Kristian Casanova, aveva rilevato nel 2019 la gestione dello “Chalet Tofane”, che svolgeva attività di rifugio, ristorazione, apres-ski, matrimoni e pizzeria.

Nel 2021 Casanova riferì a Prest che una persona di Roma voleva organizzare un evento allo Chalet Tofane, per cui venne organizzato un primo incontro nell’ottobre-novembre 2021 tra due soggetti romani, i fratelli Cobianchi, che dissero di voler fare un evento nel locale. Fatto l’evento di Capodanno 2021/2022, i fratelli avevano in qualche modo ordinato a Prest (poco convinto e impaurito) che in futuro avrebbe dovuto organizzare eventi solo con loro.

Dopo Capodanno, il 22 gennaio 2022, durante le gare di Coppa del Mondo, i Cobianchi provocarono una rissa nel locale. A quel punto Prest, dopo altre numerose intimidazioni, smise di rispondere alle chiamate dei fratelli romani. Seguirono poi tanti altri incontri (anche a Longarone) tra i Cobianchi e il socio Casanova, con la presenza di agenti in borghese per tenere sotto controllo la situazione.

Cambio gestione, stessi problemi

La gestione del locale, inseguito, passò a Luca Culot “Noale”, (già coinvolto in passato nei rapporti con i Cobianchi essendo dipendente dello Chalet), che ricevette da subito un messaggio chiaro: «Noi siamo quelli che da 30 anni decidono le sorti di ogni attività economica qui, leggiti i giornali e i report dell’antimafia».

I Cobianchi cercarono più volte di ribadire a Culot la propria autorità a Cortina, sostanzialmente facendo capire allo stesso che lui poteva lavorare ma esclusivamente all’interno di un “sistema controllato dall’organizzazione criminale per mantenere l’ordine”. Solo accettando questo sistema avrebbe avuto benefici e sarebbe stato protetto, “schermato”. Se non avesse accettato di entrare in tale sistema, avrebbe avuto solo danni e non avrebbe più lavorato.

Culot, in sintesi, veniva con questo discorso fatto oggetto di una minaccia di tipo estorsivo: “O si atterrà a quanto gli verrà ordinato, o rischia delle conseguenze negative e rischia di non lavorare più”. Tale discorso era finalizzato ad imporre un controllo nell’ambito dei locali in cui Culot organizzava serate ed eventi. Anche in questo caso, come già visto nei reati ai capi precedenti, nel confezionare il messaggio minatorio di tipo estorsivo, i Cobianchi utilizzano un metodo mafioso, poiché parlano di un loro diretto collegamento con “le mafie”, uniche in grado di “garantire l’ordine”

Il Faloria

Al capo 4, infine, si parla della condotta estorsiva consumata nel 2024 ai danni di Loris Osualdella per costringerlo a non gestire più gli eventi al rifugio Faloria. Osualdella venne portato in un bosco, colpito al viso, minacciato con una pistola dai Cobianchi che dicevano: «Per questa volta torni a casa sulle sue gambe», ma che da quel momento avrebbe dovuto chiedere a loro l’autorizzazione per organizzare aventi al Faloria.

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