Overtourism, la ricetta del prof di Ca’ Foscari: «Benefici agli abitanti per sopportare l’assalto dei turisti»
Parla Nicola Camatti, docente di Economia applicata all’Università di Venezia: «La popolazione non può essere esclusa, questo è un nodo irrisolto. Il turismo soffre i prezzi inferiori di Paesi vicini all’Italia»

Il tornello fai-da-te nella Val Gardena ostaggio dell’overtourism, gli ombrelloni chiusi e l’assalto alle spiagge libere di Jesolo, il mordi e fuggi che imperversa nelle città d’arte.
Nicola Camatti, docente di Economia applicata all’università Ca’ Foscari, qual è davvero il profilo della stagione?
«Gli indicatori segnalano una flessione del turismo “complementare”, imperniato sui b&b, mentre le resiste la gamma alta. Tuttavia, in assenza di dati day by day e riconoscendo l’incidenza del meteo avverso, è presto per tirare le somme: anche l’anno scorso luglio e gran parte di agosto delusero le attese ma settembre segnò un sensibile recupero. Ciò detto, stanno giungendo al pettine una serie di nodi irrisolti: l’incompleto riallineamento dei prezzi rispetto ai diretti concorrenti nel Mediterraneo, la sostanziale staticità dell’offerta nei luoghi di vacanza e, soprattutto, l’assenza di condivisione dei benefici da parte della popolazione costretta a sopportare la pressione degli arrivi».

Entriamo nel dettaglio.
«Beh, in passato il calo di domanda domestica, legato perlopiù alla congiuntura, era compensato dalla crescita dei flussi esteri. Oggi registriamo maggiori difficoltà, sia per ragioni geopolitiche che per criticità irrisolte: in Croazia, Albania, Grecia, Spagna, il costo delle vacanze è mediamente inferiore e la circostanza chiama in causa anche la varietà del prodotto balneare. Aldilà del lettino, gli stranieri chiedono opportunità di sport e benessere, spesso assenti. Così, calcoli di convenienza e mancato rinnovamento dell’offerta riducono l’appeal nazionale. L’overtourism? Nel caso di patrimoni naturali la priorità è salvaguardare il landscape, nelle città storiche vanno anzitutto difesi i monumenti ma in entrambi i casi scontiamo uno spezzettamento di competenze, responsabilità, oneri di spesa, confini persino, che ostacola la tempestività e l’efficacia delle risposte».
A Venezia, nonostante il numero chiuso, l’afflusso dei visitatori giornalieri resta molto elevato e i commercianti lamentano una crescente riluttanza alla spesa.
«Premesso che l’espansione turistica nelle città d’arte non può essere illimitata, ricordiamo che l’accoglienza si compone di beni e servizi: al pernottamento segue tutto il resto ma non è detto che il visitatore sia disposto a investire l’intero budget in acquisti. I negozianti si abituino all’effetto supermarket: si entra, si guarda e magari si esce senza comprare. Non è tutto: forse la tipologia dei prodotti non è più così attrattiva, tra articoli da pochi euro e marchi di lusso scarseggia in modo vistoso la proposta intermedia. In ogni caso, l’espansione turistica delle città d’arte non può essere illimitata, tanto più che resta irrisolto un punto fondamentale».
Quale sarebbe?
« La sostenibilità derivante da una redistribuzione delle ricadute favorevoli alla popolazione locale, che è il soggetto proprietario della destinazione e paga un prezzo all’impatto dell’economia turistica, salvo ritrovarsi esclusa da ogni beneficio. Non è soltanto una questione di equità, pure irrinunciabile. L’esperienza maturata in tante parti del mondo insegna che il coinvolgimento dei residenti, denominato community based tourism dagli studiosi, amplia e migliora la qualità dell’offerta mentre la loro esclusione diventa insofferenza diffusa e si carica di ostilità. Entrambe le opzioni influenzano la percezione del turista e a Venezia, ricordate le pistolettate ad acqua contro i visitatori, questa fenomenologia rappresenta un caso di scuola».
A proposito di laguna, nella politica veneziana cresce la richiesta di un’autonomia amministrativa analoga a quella riconosciuta di Roma Capitale…
«Per carità, se mai arrivasse sarebbe la benvenuta. Faccio notare però che Venezia già dispone del decreto Pellicani utile a fare ordine nella giungla dei bed&breakfast ma finora non ne ha fatto uso alcuno, un peccato».
La via maestra alla stagnazione e al martello dell’overtourism?
«Anziché limitarsi alla promozione ossessiva del brand, coalizzare le energie e costruire una proposta più accessibile al ceto medio e sostenibile, anzi condivisibile, dalla comunità».
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