Il viaggio rock di Patti Smith capace di incantare piazza San Marco

A Venezia, in una serata benedetta dal meteo, l’artista di 78 anni ha portato sul palco una scaletta con i suoi più grandi successi. Un pensiero rivolto al Dalai Lama, poi strappa un applauso leggendo Pasolini

Cristiano Cadoni
La cantante Patty Smith sul palco in piazza San Marco a Venezia (foto dal profilo Facebook del Comune di Venezia)
La cantante Patty Smith sul palco in piazza San Marco a Venezia (foto dal profilo Facebook del Comune di Venezia)

L’amore per Venezia, la voce – che voce – quell’aria profetica che a momenti scompare completamente, lasciando posto a un entusiasmo puro, da ragazzina che si diverte ancora sul palco e che si guarda intorno, saluta, ringrazia. Patti Smith incanta Venezia in una serata benedetta anche dal meteo: doveva piovere, e tanto, invece la festa è risparmiata.

E lei ringrazierà madre natura per il gentile omaggio. Il vento fresco in realtà è una gioia in più, in mezzo alle canzoni di un’artista che a 78 anni è ancora capace di aprire i cuori con le sue canzoni e le sue parole.

Giacca nera, t-shirt bianca, Patti Smith sale sul palco un po’ prima che il sole abbandoni la piazza e ringrazia: «Sono molto grata per il vostro invito e per poter passare questa serata qui con voi». Il suo amore per Venezia è noto. Attacca con Grateful, ballata che mette subito in chiaro un paio di cose: la sua voce è sempre la stessa e sarà un concerto bellissimo.

In quartetto – con il figlio Jackson Smith alla chitarra - infila subito un’altra ballata: è Ghost Dance, canzone che parla di pace e che lei dedica ai veri americani, quelli che sostengono valori assai diversi – dice esplicitamente – da quelli di cui sono testimoni l’attuale presidente e il suo governo. È il primo intervento politico, non sarà l’unico.

Infatti subito dopo ricorda i tragici fatti del 1959 e dedica un pensiero al Dalai Lama, che «ieri ha compiuto novant’anni».

La piazza si tinge di rosso e di blu, non ci sono effetti speciali, il palco è spoglio, tutta la scenografia è quella naturale della piazza. Due schermi giganti soccorrono la platea delle file più lontane, non c’è il tutto esaurito e il pubblico delle ultime file può conquistare qualche posizione a concerto iniziato. Seguono Blakean (dedicata a tutti quelli che lavorano) e work. Ma prima c’è Trascendental Blues, canzone di Steve Earle: Patti si perde le parole, alza le mani per un istante in segno di resa e di scusa, incassa un applauso di incoraggiamento, ma poi riparte. E alla fine si scusa con Steve: «La tua canzone è bellissima, mi spiace averne dimenticato un pezzo».

Ma anche i fuori programma fanno spettacolo. Il secondo, dopo la presentazione della band, è una variazione sulla scaletta «perché c’è questa canzoncina che ho scritto quando ero molto molto giovane, tanti anni fa, e non avrei mai pensato che un giorno l’avrei suonata qua».

È un crescendo, di musica e di emozioni e di parole. Patti Smith alterna ruggiti a sussurri, la sua voce è a volte dolente, scorticata, rabbiosa. A momenti sembra solo addolorata. La band l’asseconda, in ogni sfumatura, E su Dancing si alzano tutti, perché il concerto diventa liturgia, perché la sua rabbia diventa contagiosa. Southern X, con citazione di "Within you without you" da "SGT. Pepper's", pezzo indiano di George Harrison, segna il punto di svolta del concerto, con un crescendo musicale incalzante, travolgente.

La Preghiera Semplce di San Francesco interrompe il momento, ma è solo un attimo perché Peaceable Kingdom riattacca la spina, con l’arpeggio di Jackson ad accompagnare la voce di Patti che ora è carezza. «Con un solo gesto della mano è capace di generare emozioni che altri artisti non saprebbero produrre in concerti interi», si è scritto e detto di lei. E bisogna vederla per capire quanto è vero.

Strappa ancora un applauso leggendo Pasolini, non è la prima volta che lo fa nei suoi concerti. Sacerdotessa e pasionaria politica si alternano. Segue Pissing in a river, piazza San Marco si colora ancora di blu. Patti Smith allarga ancora le braccia e sembra volerla abbracciare tutta, prima del gran finale con People have the power, tutti in piedi, sotto il palco.

Lei, raggiante, si scrolla di dosso tutti gli anni che non contano e sfodera i superpoteri, lasciando nell’aria veneziana angeli e demoni, come fa ormai da più di cinquant’anni. 

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