Niente corrispondenza con il Dna di Unabomber, scagionati gli indagati. Zornitta: «Sono felice»
Sollievo per l’ingegnere di Azzano Decimo, che fu prosciolto e di nuovo sotto indagine. Francesca Girardi, vittima dell’attentatore: «Non deve finire così»

«Adesso è proprio finita». «Fate in modo che non finisca qui».
Elvo Zornitta e Francesca Girardi sono stati e saranno per sempre segnati dagli attentati di Unabomber. L’ingegnere di Corva di Azzano Decimo, principale sospettato nell’indagine su Unabomber, portato in tribunale con l’accusa di essere l’attentatore, prosciolto per la falsificazione di una prova, indagato una seconda volta e adesso virtualmente scagionato, non ha celato la propria soddisfazione con i propri legali, Maurizio Paniz e Paolo Dell’Agnolo.
Francesca Girardi, che da bambina perse una mano e subì gravi lesioni a un occhio per aver raccolto un evidenziatore esplosivo a Fagarè della Battaglia, ha lanciato il proprio appello alla trasmissione Ignoto X su La7.
Due stati d’animo, due prospettive diverse e lo sfondo concreto dell’impunità per uno dei più ricercati criminali del Nord Est a cavallo tra anni Novanta e primi Duemila.
Zornitta e la difesa
«Spero veramente che questa sia la fase risolutiva e spero che sia dimostrato una volta per tutte che io non c'entravo nulla». Lo ha detto Elvo Zornitta in una intervista rilasciata al Tg1. «Chi è restato scottato, ovviamente rimane quella paura di esserlo di nuovo. Ho fornito il Dna due anni fa. In questi anni - ha riferito ancora Zornitta - ho vissuto sempre con il dubbio che se non fosse stata risolta la questione della manomissione del lamierino, sarei sempre potuto ritornare sotto inchiesta. Mi aspetto che venga dichiarato che il mio Dna non è presente in nessuno dei reperti. Chi è il vero Unabomber? Idee ce ne sono tante, prove no. Certo non spetta a me indagare».
«L’ingegner Elvo Zornitta è stato completamente distrutto da questa vicenda – racconta l’avvocato Paniz –. Sono oltre vent’anni che si sente sotto un Tir, dalla mattina alla sera. Bisogna immedesimarsi nella situazione di una persona sottoposta a queste pressioni. Un anno e mezzo fa il mio consulente, che aveva partecipato alla prima fase delle verifiche compiute dai periti del gip, mi aveva detto di stare tranquillo. Poi non so cosa sia accaduto nel successivo anno e mezzo, fino a oggi. Zornitta si è sempre professato totalmente innocente. Aveva la assoluta consapevolezza che non ci potesse essere niente nei suoi confronti. “Non vedo l’ora che finisca tutto” mi ha detto dopo aver appreso dell’esito del lavoro dei periti».
Il collega Paolo Dell’Agnolo ha aggiunto: «Adesso su queste accuse è stata proprio scritta la parola fine. L’ingegner Zornitta e la sua famiglia non si meritavano questa infondata appendice. Massimo rispetto per le vittime di Unabomber, che capisco chiedano giustizia, ma tra le vittime, per un altro verso, c’è da oggi certamente anche l’ingegner Zornitta. Una frase che mi porto dentro, nella nostra telefonata? “Devi venire a cena, che cucino per te”. Ha detto “Sono troppo felice, sapevo di non c’entrare niente, ma adesso è proprio finita”. E io mi sono scusato con lui perché in questi mesi gli ho trasmesso tutta la mia ansia».
Gli altri indagati
L’avvocato Leopoldo Da Ros, insieme alla collega Alessandra Devetag, ha assistito alcuni degli altri indagati. «Questo sviluppo rappresenta la piena conferma – ha detto – di una cosa che ho sempre saputo. I fratelli Luigi e Lorenzo Benedetti e Luigi Pilloni sono sempre stati totalmente estranei alle accuse. Sacile e Gaiarine sono piccole piazze, hanno sentito addosso gli sguardi dei compaesani, la gente mormora. Erano stati sospettati per dichiarazioni dei vicini, per una passione per i fuochi d’artificio, in un caso, e avevano dovuto fronteggiare accuse del tutto insussistenti».
La vittima coraggio
Una bambina diventata donna, invece, Francesca Girardi, dopo aver contribuito alla riapertura dell’indagine insieme a Greta Momesso, un’altra vittima, e al giornalista Marco Maisano, spera che la mancata individuazione di una corrispondenza fra il Dna di Unabomber e le persone sottoposte a verifica non sia che una tappa nell’indagine volta a scoprire l’identità dell’attentatore.
«Uno Stato come quello italiano – ha dichiarato Francesca negli studi di La7 – non può accettare che un criminale di questo calibro non venga individuato e punito. La mia speranza più grande, nonostante queste indagini a oggi non abbiano portato a una risposta definitiva, è che questa storia non venga ancora dimenticata».
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