Bosman, 30 anni dopo: dallo sconosciuto calciatore belga a Roberto Baggio parametro zero del secolo
Il 15 dicembre 1995 arrivò la sentenza che cambiò il mondo del calcio dando il via alla libera circolazione degli stranieri

Tra pochi giorni, a inizio 2026, i calciatori in scadenza a fine giugno potranno trattare liberamente le prossime destinazioni. Se non avranno offerte o non rinnoveranno con i propri club il 30 giugno saranno liberi a parametro zero. Succede perché il 15 dicembre del 1995 la rivoluzionaria sentenza Bosman, dal nome di Jean-Marc Bosman (uno sconosciuto calciatore belga), sancì la libertà dei giocatori a fine contratto di trasferirsi altrove. Un cambiamento epocale e anche clamoroso, come quando a rimanere libero da contratto fu Roberto Baggio, forse il giocatore italiano tecnicamente più forte di sempre, poi finito al Brescia e definito “parametro zero del secolo”.

Non fu l’unico effetto di quella pronuncia: da lì in avanti il mercato comune europeo e il principio della libera circolazione dei lavoratori venne considerato in vigore anche per gli sportivi. E il calcio non sarebbe più stato lo stesso, perchè se fino ad allora le rose si componevano di calciatori nazionali più una quota di stranieri variabile in base alle regole federali, il tana libera per tutti diede vita a vere e proprie multinazionali del pallone in grado di concentrare talento come non mai. E con esso di concentrare soldi e potere, determinando uno sbilanciamento competitivo tutt’ora osservabile nel calcio europeo.
La sentenza, in realtà, avrebbe potuto spingersi oltre, abolendo il valore del cartellino (ovvero il prezzo che un club paga all’altro per rilevare le prestazioni diu n calciatore), trasformando i calciatori in liberi professionisti come nel mercato Usa. Ma sei anni dopo Bosman, i club, aiutati dalla Fifa e dall'Uefa, riuscirono a convincere la Commissione Europea che troppa libertà di movimento era dannosa per il calcio e che ciò di cui l'industria aveva davvero bisogno era la “stabilità” contrattuale. E riuscirono a far valere politicamente la loro visione riconoscendo le eccezioni sportive dentro il quadro generale. A quel punto si passò dal vincolo perpetuo al vincolo contrattuale. Le autorità lo definirono un compromesso tra la necessità dei club di mantenere un certo controllo sui loro beni più preziosi e il diritto di ogni cittadino dell'UE di lasciare un lavoro e prenderne un altro, ovunque nel mercato unico. I sindacati lo definirono un’imboscata proprio perché rispetto all’apocalisse prefigurata si facevano passi indietro, ma soprattutto perché la contrattazione collettiva veniva bypassata in nome delle regole introdotte dalla Fifa.
Difficile dire se quella sentenza rivoluzionaria, che venne poi mitigata, avrebbe generato un calcio migliore o peggiore, ma negli anni successivi ci furono altre due novità che influenzarono il mondo del calcio. La prima fu la Champions League allargata, che in virtù dei mega incassi garantiti ai partecipanti creò ulteriori forti differenze all’interno dei singoli campionati. Cosa che si è poi manifestata in pieno negli anni successivi con una rotazione di club vincitori dei campionati ai vertici nazionali ed europei di gran lunga inferiore alla precedente e la scomparsa dalle semifinali in poi delle squadre non appartenenti ai campionati di Inghilterra, Italia, Spagna e Germania, salvo rare eccezioni con l’affossamento definitivo della competitività dell’Est Europa che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 aveva visto emergere realtà come Steaua Bucarest, Dinamo Kiev o Stella Rossa. L’altra grande riforma fu il fair play finanziario, che se nei primi anni di applicazione ebbe il merito di abbattere debito e perdite dei club, nel medio e lungo periodo ha finito per cristallizzare le gerarchie.
Champions League e fair play finanziario, tuttavia, furono indirettamente figlie della Bosman, di un mercato globale e di costi crescenti: da quel 15 dicembre 1995 nulla più è stato uguale nel mercato calciatori con costi che paradossalmente sono lievitati anziché scendere e competizioni rimaste nazionali più che europee.
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