Totò Di Natale compie 48 anni: «A Udine mai avuto problemi, oggi mi rispettano più di quando giocavo»
L’ex capitano bianconero parla di Udinese, Nazionale e futuro: «La squadra vale 50 punti, ma serve continuità. Zaniolo? Buon giocatore, spero si rilanci. Negli ultimi dieci anni della mia carriera ero al livello di Totti e Del Piero»

Totò Di Natale compie 48 anni. È stata l’occasione per fargli gli auguri e per parlare di Udinese, Nazionale e altro ancora.
Totò, la squadra di Runjaic, come lo scorso anno sembra avere un difetto: la mancanza di continuità. Concorda?
«Sì, e senza quella non puoi fare il salto di qualità. Peccato perché la squadra è buona e ha un potenziale da almeno 50 punti in classifica».
In casa l’Udinese non vince dal 1º marzo scorso. Questione di caratteristiche?
«Sì, e questo può essere un fattore più accettabile. Ci sta che con le squadre che stanno chiuse e non concedono spazi fai più fatica. Certo, l’ultima gara con il Cagliari in qualche modo andava vinta».
L’ambiente è un po’ scettico. Alla fine della gara con il Cagliari sono piovuti fischi. Ma secondo lei quello di Udine è un pubblico difficile?
«Assolutamente no. Premesso che la gente paga il biglietto e quindi ha il diritto di manifestare la sua delusione, a Udine in dodici anni non ho avuto mai un problema. E comunque io sono sempre dell’avviso che molto dipende dai giocatori, sono loro che vanno in campo».
Runjaic dopo un anno e mezzo non fa ancora le conferenze stampa in italiano. Lo trova normale?
«Rispondo con una domanda: quanti italiani ci sono in spogliatoio? Ai miei tempi c’era uno zoccolo duro di sette-otto italiani ed era più facile per gli stranieri ambientarsi. Ora, invece, di italiani ce ne sono pochissimi».
Lo sa che Zaniolo ha voluto prendersi la maglia numero 10 perché l’ha indossata lei per tanti anni?
«Stiamo parlando di un buon giocatore che sinora ha tradito un po’ le attese. Mi auguro possa crescere per il bene suo e dell’Udinese. Sappia che in Friuli troverà l’ambiente ideale per rilanciarsi».
Thauvin viene visto come un “traditore”. Un mese dopo il rinnovo automatico del contratto ha chiesto di tornare in Francia. Il suo punto di vista?
«Non so come siano andate realmente le cose, ma posso dire che in queste situazioni non c’è solo un giocatore che vuole andarsene, ma anche una società che ti lascia andare. Peccato perché Thauvin era un giocatore di qualità che poteva chiudere la carriera a Udine».
Patron Pozzo, anche di recente, ha ribadito che il suo sogno è tornare in Europa...
«Lui è il primo tifoso, ci tiene tanto, meriterebbe questa soddisfazione al pari della gente friulana».
Veniamo alla Nazionale. Domani al Friuli potrebbero esserci solo 5 mila spettatori per Italia-Israele...
«Comprendo il timore della gente, ma sono dell’idea che il calcio non vada mescolato con la politica. Ritengo sia giusto giocare, poi se uno non se la sente di andare allo stadio va rispettato».
Il nuovo stadio Friuli sta diventando spesso la casa degli azzurri.
«Io ricordo a Udine la partita con la Georgia nel 2008. Fu una settimana bellissima e quella sera nel mio stadio c’erano tutti: il presidente Pozzo, la mia famiglia. Una grande soddisfazione per un giocatore dell’Udinese».
La Nazionale, ormai, per andare al Mondiale dovrà passare per le forche caudine dei play-off. Ce la daremo a qualificarci?
«Penso di sì. Gattuso è partito bene, facciamo tutti il tifo per lui e i ragazzi».
Sul web gira un video nel quale Buffon parla dei suoi cinque compagni tecnicamente più forti con in quali ha giocato. E c’è anche lei...
«Con Gigi ho un rapporto speciale, quando ci troviamo è sempre un piacere. Comunque ora lo posso dire: sono rispettato più oggi di quando ero giocatore. Per me parlano i numeri: a Udine ho inanellato record su record, quello che ho fatto fa impressione. Credo che negli ultimi dieci anni della mia carriera sono stato allo stesso livello di Totti e Del Piero».
Oggi in Nazionale abbiamo risolto il problema del centravanti con la coppia Retegui-Kean ma ci mancano un 10.
«Ho sentito qualche giorno fa Del Piero che sottolineava come si debba tornare a curare la tecnica di base e sono perfettamente d’accordo con lui. Purtroppo la prima qualità che si va a cercare in un giovane è la fisicità. Succede un po’ dappertutto, solo la Spagna continua a dare la precedenza alla tecnica e i risultati le stanno dando ragione».
Lei oggi lavora alla Scafatese in serie D. Con tutto il rispetto: proprio impossibile trovare qualcosa per lei nelle categorie superiori?
«Pietro Fusco, mio ex compagno all’Empoli, mi ha presentato il presidente, ci siamo piaciuti e cerco di dare una mano. Era da anni che non tornavo più nelle zone di casa, il calcio al sud è un’altra cosa, per una partita di serie D ci sono 3-4 mila persone».
Suo figlio, a 22 anni, gioca in serie D. Il cognome è stato un peso per lui?
«Ma no, Filippo è un ragazzo intelligente, che vive per sé senza pensare ad altro».
Di Natale, oggi compie 48 anni. Nelle partite benefiche a cui partecipa regala ancora delizie...
«Diciamo che mi diverto. Le gambe non girano come una volta, ma un’oretta riesco a farla ancora».
Caro Totò, con il Cagliari sarebbe bastato un quarto d’ora. Buon compleanno.
Riproduzione riservata © il Nord Est