Traffici di droga, migranti e armi, l’allarme dell’Europol sulle mafie balcaniche
Secondo la polizia Ue rientrano «fra le organizzazioni criminali più pericolose»

BELGRADO Nella “mappa” delle organizzazioni criminali europee più attive e pericolose, le mafie balcaniche hanno conquistato ormai una posizione apicale. E la fanno da padrone in settori estremamente redditizi, come il traffico internazionale di stupefacenti, di migranti. E di armi. È il quadro contenuto in un nuovo rapporto di Europol, l’agenzia di polizia dell’Unione europea, che ha stilato e reso pubblica una vera e propria “bibbia” sulle attività della criminalità organizzata nel Vecchio continente, cercando in particolare di individuare «le reti criminali che rappresentano il pericolo maggiore per la sicurezza dell’Unione europea», ha specificato Europol.
E lo studio, «il primo del suo genere», è significativo. Perché conferma che i Balcani occidentali, seppur ancora fuori dalla Ue, sono già purtroppo ben integrati nel mercato: quello criminale. Lo si evince sfogliando lo studio Europol, che evidenzia ad esempio come «diverse reti criminali, composte da membri di diverse repubbliche dell’ex Jugoslavia», in particolare di «Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Serbia e Montenegro», si sono specializzate e sono molto attive «nel traffico su larga scala e nella distribuzione di cocaina dal Sudamerica verso numerose destinazioni europee e oltre». Si tratta di mafie multietniche, dove l’unica cosa importante è il guadagno illegale.
«Hanno stabilito una presenza molto forte in America Latina», conquistata corrompendo le autorità locali e infilandosi come una piovra «vicino e dentro i porti più importanti e nelle compagnie di spedizione». In questo modo, riescono a far affluire in Europa grandi quantità di coca, «controllando tutta la catena della fornitura», dal produttore al consumatore. Ed è difficile riuscire a metter loro i bastoni tra le ruote, anche perché si tratta di organizzazioni estremamente pericolose e tentacolari. Organizzazioni, ha avvisato Europol, che sono «coinvolte in modo massiccio in violenze brutali, rapimenti, esecuzioni», ma non disdegnano neppure il sempre profittevole «riciclaggio di denaro sporco, il traffico di armi ed esplosivi» e la produzione e lo smercio «di documenti falsi».
Violenza, sottolinea lo studio, che viene usata in particolare «come vendetta, dopo spedizioni di droga perse o non realizzate appieno», ma anche per «conquistare il controllo su un territorio o su una catena di rifornimento» degli stupefacenti. Droga che è lo strumento principale d’arricchimento anche per «reti criminali composte solo da albanesi», ma non mancano tuttavia anche “mix” tra cittadini del Paese delle Aquile, all’apice della catena di comando, e «belgi, olandesi, francesi, greci, italiani e serbi». Albanesi che, oltre al traffico di droga, sono impegnati oggi «nel contrabbando di armi, in rapine e traffico di migranti», un business quest’ultimo sempre più lucrativo.
Oggi, ad esempio, un viaggio dai Paesi d’origine all’Europa «costa 15-20 mila euro a un migrante» interessato a passare via Balcani. Ma anche le armi preoccupano. Secondo le ultime informazioni di intelligence, la gran parte delle armi illegali in circolazione nella Ue proviene infatti dai Balcani, dove esistono mafie «specializzate» proprio in questo tipo di contrabbando, forti dell’eredità «di passati conflitti» e non solo, avvisa lo studio. E neppure il pugno di ferro delle polizie riesce ad arginare pienamente il problema. «Il boss di una rete con link nei Balcani ha continuato a gestire i traffici dalla sua cella, in Italia, dando istruzioni su traffico di droga e armi» ai suoi uomini, dispersi tra Belgio, Italia, Germania e Balcani, Serbia in testa. Serbia, infine, che è fra i cuori pulsanti del «traffico di veicoli rubati». Dove vengono trasportati per essere modificati «dando loro una nuova identità».
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