Moldavia, Bregovic bloccato in aeroporto e rimandato a casa: «Posizioni filorusse»
Negato l’ingresso nel Paese al famoso musicista nato a Sarajevo
che avrebbe dovuto tenere un concerto al Guitar Festival

BELGRADO: È un artista amatissimo in tutta Europa, Italia in testa, ma presunte posizioni filorusse gli sono costate il non certo ambito titolo di persona non grata. Nella piccola Moldova (Moldavia). Protagonista della vicenda, che sta causando non pochi attriti sull’asse tra Belgrado e Chisinau, è Goran Bregovic, forse il musicista più famoso dei Balcani, nato a Sarajevo da padre croato e madre serba, cresciuto nella città multietnica per eccellenza ai tempi della Federazione di Tito, leader della band Bijelo Dugme, fra le più amate in Jugoslavia fino al divorzio del 1988, un’esperienza seguita da una decennale carriera da solista e poi da mattatore nella sua Wedding and Funeral Orchestra, compositore anche di colonne sonore, con risultati di eccellenza grazie alla collaborazione con Kusturica.
Ma oggi Bregovic è anche altro: un artista scomodo, letteralmente da rigettare, almeno per qualcuno. È quanto accaduto a Bregovic in arrivo in aereo a Chisinau, dove era uno degli ospiti di punta, se non la star assoluta del “Guitar Music Festival”, il “Gustar”, uno degli eventi più attesi dell’estate in Moldova. Bregovic ha però dovuto dare forfait: atterrato allo scalo moldavo, è stato infatti respinto dalla polizia di frontiera, senza spiegazioni. E rispedito a casa.
La notizia è stata data dallo stesso Bregovic attraverso la pagina Facebook del Guitar Music Festival, in un post nel quale ha annunciato di essere «molto deluso di non essere stato lasciato entrare in Moldova, senza alcuna spiegazione ufficiale». «Viaggio in maniera intensa con i miei musicisti in tutta Europa ma non ho mai avuto difficoltà», ha continuato Bregovic, assicurando di «amare molto» la Moldova e di essere «tanto triste per essere stato privato dell’opportunità» di suonare al festival.
Si tratta certamente di una decisione «non in linea» con i tradizionali rapporti di amicizia tra Serbia e Moldova, ha così subito fatto sapere il ministro degli Esteri serbo, Ivica Dacić, che ha sottolineato che il divieto d’ingresso nei confronti di Bregovic ha provocato sconcerto in Serbia e nei Balcani, chiedendo allo stesso tempo un chiarimento a Chisinau. Per lo stop inaspettato a un artista di gran fama, vero globetrotter che non ha mai – o quasi – avuto problemi simili.
La risposta che la Serbia chiedeva che è arrivata ieri. E farà discutere. «Dopo l’inizio della guerra in Ucraina», Bregovic avrebbe «dimostrato posizioni filorusse», ha così puntualizzato il ministro moldavo degli Interni, Adrian Efros, aggiungendo che ci sarebbero stati «motivi addizionali» per il divieto d’ingresso deciso contro Bregovic e la sua band, senza tuttavia specificare quali siano. Difficile però trovare posizioni del musicista in aperto supporto di Mosca, con Bregovic che, ad esempio, solo nel maggio scorso aveva reso omaggio «per tutti i caduti, militari e civili, ucraini e russi», ricordando che «la mia Sarajevo ancora soffre trent’anni dopo».
Ma sui social e oltre il dibattito è aperto, con analisti e media che puntano l’indice contro il mancato sostegno di Bregovic «alle sanzioni» contro Mosca o alla sua offerta, del 2016, di «suonare al Cremlino». È un «amico della figlia di Karadzic», una delle sponde che arriva via social dalla Bosnia, mentre altri lo descrivono come «fan devoto di Putin». Di certo, qualche precedente c’è: una protesta – poi rivelatasi un flop – in Albania e Kosovo contro Bregovic, accusato di essere un cantore del nazionalismo. E la cancellazione di un suo concerto in Polonia, già nel 2015, perché aveva suonato nella Crimea conquistata dai russi.
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