A GeoAdriatico l’allargamento Ue nei Balcani: «Ma l’area è ancora instabile»

TRIESTE I Balcani chiamano l’Europa. È quanto emerso dalla conferenza “Europa orientale: l’economia italiana a sostegno di integrazione e crescita” tenutasi ieri mattina a Trieste, nella sede dell’Ince, nell’ambito della quarta edizione del simposio internazionale GeoAdriatico.
Al convegno hanno partecipato gli ambasciatori d’Italia in Montenegro e Macedonia, Andreina Marsella e Andrea Silvestri, il direttore della Bcc Venezia Giulia, Gabriele Bellon, i docenti universitari Francesco Deana, Francesca Krasna e Stefano Pilotto e il presidente delle Camere di Commercio dell’Europa Orientale, Damir Murkovic.
L’analisi
«Da qualche anno è partito il cosiddetto “processo di Berlino”, legato all’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dei Balcani occidentali – ha ricordato Pilotto –. Si tratta di una iniziativa diplomatica tedesca rivolta al Sud Est Europa sorta durante il terzo cancellierato di Angela Merkel. Un processo che ha incontrato finora molti ostacoli e che al giorno d’oggi si trova un po’ in situazione di difficoltà. L’Ue – secondo Pilotto – in tal senso non è brava a esportare stabilità e così i Balcani continuano a vivere nell’instabilità seguita alla dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Se l’Albania ha seguito un proprio percorso, la Macedonia del Nord dopo aver risolto l’annoso problema del proprio nome, ora deve vedersela con il problema della frangia albanese in contrapposizione a quella di matrice slava. Il Montenegro, che fino al 2006 è andato avanti a braccetto con la Serbia nel tentativo di conservare un rapporto di continuità con la vecchia Jugoslavia, ha poi pensato di proseguire da solo nella speranza di raggiungere più velocemente la Nato e sperabilmente anche l’Unione Europea. Alla quale anela anche la Bosnia-Erzegovina, pur gravata a distanza di quasi 30 anni dalla fine della guerra intestina, da una situazione ancora molto tesa. La Serbia, fulcro della regione balcanica, si trova – ha concluso – in una situazione di estrema difficoltà non foss’altro per la questione del Kosovo che è lungi dall’essere risolta».
La crescita
Presenti in collegamento da Podgorica e Skopje gli ambasciatori italiani in Montenegro e Macedonia del Nord. «La Macedonia è un Paese relativamente piccolo con le stesse dimensioni della Sicilia – ha ricordato Silvestri – ma con meno della metà degli abitanti. Qui vivono slavi, macedoni con importanti minoranze albanesi e rom. La popolazione è ormai disincantata sui tempi dell’adesione all’Unione Europea – ha ricordato – per la quale l’Italia sta facendo molto. Lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani è molto attivo in questa regione, tanto che la visita in questa zona dell’ex Jugoslavia è stata una delle sue prime missioni da ministro degli Esteri. La stessa premier Giorgia Meloni non sta parlando di allargamento ma di riunificazione europea perché è consapevole di quanto questa regione possa dare all’Europa. È una nazione in continua crescita economica (il Pil quest’anno dovrebbe crescere del 2,5% sulla scorta dell’aumento dell’1% dello scorso anno), un andamento positivo che però non consentirà al Paese balcanico di recuperare in tempi brevi un gap storico con il resto dell’Europa».—
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