Non solo visitatori: così vive la Venezia della gente

In Arsenale è allestita la mostra “Intelligent Venice”: narra un sistema urbano che valorizza la città storica alleandosi con l’area metropolitana. La sostenibilità per battere l’overtourism

Paolo CostaPaolo Costa
Venezia invasa dai turismi cerca una nuova sostenibilità
Venezia invasa dai turismi cerca una nuova sostenibilità

Alla Biennale Architettura, dedicata quest’anno a “Intelligens: naturali, artificiali e collettive”, c’è la mostra “Intelligent Venice: la più antica città del futuro” (Arsenale, Tesa dell’Isolotto, fino al 23 novembre 2025) organizzata dalla Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità (Vsf) racconta la storia millenaria dell’«intelligenza collettiva» con la quale Venezia, la sua gente, ha “costruito” e mantenuto resiliente per secoli il suo eco-socio-sistema urbano.

Una storia piena di sfide vinte – l’ultima è quella del Mose – e che ne riproporrà presto di nuove.

Venezia della gente

Ma quale “gente” è protagonista delle sfide di oggi e si occuperà davvero del futuro di Venezia? Una delle cinque sezioni della mostra organizzata da Vsf, l’abside “Venezia della gente”, prova a rispondere riprendendo un dibattito antico riproposto in chiave moderna: che cos'è una città se non la sua gente?

Questa domanda, già al centro dello scontro tra il tribuno Sicinio Veluto e il patrizio Coriolano in Shakespeare (Coriolano, atto III, scena 1), trova oggi a Venezia nuova attualità.

La forza e la gloria di una città, sosteneva il tribuno della plebe, sta nella sua gente, nella “scala” della sua popolazione, quella della Roma repubblicana che, divenuta imperiale, avrebbe superato il milione di abitanti.

Sicino Veluto aveva intuito che, come diremmo oggi, la città è un «sistema emergente» che dall’aumento della sua scala guadagna per la condivisione di infrastrutture e funzioni rare (sharing), per il moltiplicarsi delle relazioni bilaterali (matching) e delle occasioni di apprendimento reciproco (learning). Tutte cose che interessano poco il patrizio Coriolano, che ritiene invece che la forza e la gloria di Roma dipenda solo dallo sfarzo delle sue architetture, dagli edifici monumentali che ne manifestano la potenza, e che solo l’aristocrazia sa realizzare.

Un dibattito attuale

Si tratta di un dibattito che si può riproporre anche per la Venezia di oggi. Con due qualificazioni. La prima: i Coriolano di Venezia si beano solo del costruito storico, frutto del «genio dei padri» da conservare per «la curiosità dei foresti»; sono i Coriolano di Venezia che hanno detto no a Le Corbusier, a Wright, a Khan.

La seconda: è che i Sicinio Veluto di Venezia non hanno saputo, o non hanno voluto, superare la cesura lagunare in modi diversi dall’ormai insufficiente ponte translagunare per aumentare la scala delle città “funzionale” veneziana. Negli anni ’50 dello scorso secolo la città ha provato testardamente a crescere dentro la laguna. Lo testimonia la Mostra Venezia Viva, che nel 1954 individuava i “problemi di Venezia” nei troppi residenti in centro storico, causa delle sopraelevazioni abusive dei palazzi, di edificazioni in ex giardini, e di aggiunta di nuove isole in laguna.

La sottovalutazione dell’opportunità di raggiungere la scala necessaria oltre le mura medioevali (a Venezia, oltre la laguna), per competere con le grandi città moderne, ha prodotto da allora la conseguenza di una mancata gestione dell’«esodo», quello, esecrato, dei residenti e quello, supinamente accettato, delle attività produttive.

Il più recente spiazzamento del patrimonio edilizio veneziano, quello monumentale trasformato in alberghi e quello minore in residenze turistiche, vede i Coriolano di Venezia, che si appagano di far visitare Venezia dal mondo, prevalere sui Sicinio Veluto che non riescono a far crescere la scala della città veneziana attorno al direzionale privato e pubblico del Centro storico e al manifatturiero e logistico di Porto Marghera. La conseguenza è una Venezia storica che soffre oggi di overtourism e un sistema urbano che non riesce a mettere a fattor comune di scala i suoi insediamenti lagunari con quelli della terraferma.

La Venezia storica

Eppur si muove! Nonostante tutto, Venezia storica continua a svolgere funzioni centrali per un sistema urbano giornaliero che supera il milione di abitanti, anche se le condivide più con Padova e Treviso che con Mestre.

 

I dati raccolti con continuità dalla Smart Control Room del Comune di Venezia, e che Intelligent Venice fa conoscere, ci dice che Venezia storica (dove risiedono solo 45.000 abitanti) è vissuta ogni giorno da almeno 200.000 persone, solo 90.000 dei quali turisti.

Ma, notizia ancor più incoraggiante, il Comune di Venezia è animato da almeno 600.000 utenti giornalieri, che diventano un milione e 200.000 se si prende coscienza di quale sia l’area funzionale metropolitana (cioè quindici Comuni oltre al capoluogo) quotidianamente animata dalla Venezia della gente.

Il sistema urbano veneziano è dunque vivo e ha soltanto bisogno di riconoscersi e di rappresentarsi. Intelligent Venice. La più antica città del futuro gli dà una mano. —

 

*l’autore ha collaborato all’ideazione della mostra

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