Zamò, Confindustria Fvg: «Pmi regionali in ripresa. Rischio recessione per i tassi»

Il 2023 conferma che i fondamentali del Friuli Venezia Giulia sono migliori rispetto a quelli del Nordest. Il numero delle Pmi è aumentato del 5% contro un dato medio del 4,5% e la redditività del capitale è del 12,8%, sempre nel 2021, contro una media del 12,1%. Lo afferma il Rapporto Regionale Pmi 2023, realizzato da Confindustria e Cerved in collaborazione con UniCredit, che approfondisce la struttura e l’evoluzione dello stato di salute delle Pmi da una prospettiva territoriale. Il rapporto analizza i conti economici delle circa 160mila Pmi italiane. Sul fronte dei conti economici si stima per il 2022 una sostanziale tenuta di fatturato (+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e Mol (+2,9%), che recuperano i livelli del 2019 (rispettivamente +9,1%, +8,7% e +14,9%).
Il presidente di Confindustria Fvg Pierluigi Zamò vede il lato positivo del rapporto Cerved sullo stato di salute delle Pmi regionali, per quanto il 2022, per il Friuli Venezia Giulia come per il resto del Nordest e del sistema Italia, si sia concluso con indicazioni decisamente meno incoraggianti, come rivelano il calo della redditività e la brusca riduzione (-10,1%) delle newco registrata alla fine dello scorso anno, con valori tornati al di sotto dei livelli pre-Covid. Secondo il rapporto le piccole e medie imprese italiane riescono a reggere agli shock, pur denotando segnali di rallentamento.
Zamò, comunque, non manca di evidenziare anche gli aspetti più preoccupanti, già evidenziatisi con la seconda metà dello scorso anno e progressivamente aggravatisi nel 2023. Il fattore più allarmante, per il presidente degli industriali regionali, è la crescita dei tassi di interesse. «Desta preoccupazione – dichiara ancora Zamò – il dato relativo al costo del debito: lo studio stima infatti che il rapporto tra oneri finanziari e debiti passi dal 2,8% del 2021 al 3,5% del 2022, e, stante la politica adottata dalla Bce, possiamo ragionevolmente prevedere che aumenterà ancora nel 2023».
Una previsione, quella di Zamò, suffragata da quasi undici mesi di progressivo aumento dei tassi da parte di Francoforte e dall’assenza di segnali sull’abbassamento dell’inflazione, se non per quanto riguarda la sua componente energetica. Ma il sistema produttivo regionale, secondo il presidente di Confindustria Fvg, ha spalle solide, grazie anche al supporto della Regione. «Il tessuto imprenditoriale regionale – prosegue Zamò – ha dimostrato in questi anni di avere la capacità di reagire ai diversi choc che hanno colpito il sistema economico, anche grazie alla importante capacità di risposta dell’amministrazione regionale. Gli ingenti investimenti in digitalizzazione ed efficientamento energetico, in particolare, consentiranno di incrementare la competitività delle nostre imprese e di far fronte a quest’ulteriore scossa rappresentata da elevata inflazione ed elevati tassi di interesse».
Zamò, comunque, non manca di evidenziare anche gli aspetti più preoccupanti, già evidenziatisi con la seconda metà dello scorso anno e progressivamente aggravatisi nel 2023. Il fattore più allarmante, per il presidente degli industriali regionali, è la crescita dei tassi di interesse. «Desta preoccupazione – dichiara ancora Zamò – il dato relativo al costo del debito: lo studio stima infatti che il rapporto tra oneri finanziari e debiti passi dal 2,8% del 2021 al 3,5% del 2022, e, stante la politica adottata dalla Bce, possiamo ragionevolmente prevedere che aumenterà ancora nel 2023. L'auspicio è che gli economisti della Bce comprendano che una manovra così accelerata di rialzo dei tassi rischia di far precipitare l'Europa in una fase recessiva il che non gioverebbe, innanzitutto, al perseguimento degli obiettivi insiti nel programma Next Generation Eu».
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