Veronafiere, critiche al sindaco Sboarina sulle nomine: «Ai vertici neanche una donna»

Il primo cittadino accusato di “sfregio sessista”, “beffa alla democrazia paritaria”, “insulto al buon senso”. All’attacco dell’amministrazione comunale scaligera diversi parlamentari del Pd, convinti che sarebbe stato opportuno attendere il dopo elezioni per rinnovare i vertici della fiera. 

M.d.c.

VERONA. Quattordici nomi. Tutti maschili. Sì, perché nel board di Veronafiere recentemente rinnovato, i consiglieri sono esclusivamente uomini. Non una donna è entrata nel nuovo consiglio di amministrazione che a partire dal presidente Federico Bricolo in giù è 100% quote azzurre: da Romano Artoni, nominato vicepresidente e già consigliere della società fieristica dal 2017 a Maurizio Danese, da due mandati alla guida della fiera della città scaligera, passando per Matteo Gelmetti, confermato vicepresidente, Alberto Segafredo, Alex Vantini, e Mario Veronesi. 

Una scelta, quella di non chiamare ai vertici della fiera veronese neanche una donna, che ha fatto insorgere il Partito democratico, dai suoi esponenti locali fino al Parlamento, decisi a puntare il dito contro l’amministrazione comunale uscente e in particolare contro il sindaco. 

«Neanche una donna nel rinnovo, in extremis, delle cariche a Veronafiere? Nulla di nuovo. È il
frutto della visione proprietaria degli enti partecipati da parte del sindaco Sboarina e della sua maggioranza. È un chiarissimo esempio della cultura delle destre che la rappresentanza di genere neanche sa dove è di casa» ha dichiarato senatore democratico Vincenzo D'Arienzo, segretario d'aula del Pd. 

«Quattordici nomine tutte al maschile per i vertici di Veronafiere: quello del sindaco uscente della città scaligera, Federico Sboarina, non è solo uno sfregio al galateo istituzionale ma anche uno sfregio sessista. Le 14 nomine operate sono, infatti, tutte maschili. Una chiusura alla realtà e una beffa alla democrazia paritaria. Un motivo in più per mandarli a casa» gli ha fatto eco Cecilia D'Elia, responsabile Pari Opportunità nella segreteria del Pd e Portavoce della Conferenza delle donne democratiche.

«L'ultimo atto del sindaco uscente Sboarina e della sua giunta è semplicemente ridicolo, l'espressione di un sessismo ormai da medioevo. Nel 2022 il centrodestra riesce ad esprimere per i vertici di Veronafiere solo uomini. Non è solo uno schiaffo ai diritti delle donne, alla parità di genere e alla nostra Costituzione che rinnega ogni tipo di discriminazione, è anche un atto sciocco, un insulto al buon senso» ha detto dal canto suo Valeria Valente, senatrice democratica presidente della Commissione Femminicidio.

«Le donne hanno saperi e competenze e un punto di vista diverso che arricchisce ogni organismo, ente, amministrazione in cui entrano. È evidente dunque – ha proseguito Valente – che non solo è stata compiuta una scelta ingiusta e discriminatoria, ma crediamo che non sia stato fatto il bene dell'istituzione Veronafiere, prendendo una decisione segnata dalla povertà culturale, non al passo con i tempi». 

Per la deputata Alessia Rotta, a sua volta del Pd, la nomina del Cda è «l'ennesima prova dell'arroganza politica dell'amministrazione Sboarina e dei partiti che la sostengono. Con la Lega che ha fatto merce di scambio della candidatura a sindaco, accettando di sostenere Sboarina in cambio della presidenza a Bricolo». 
«Una pratica spartitoria inaccettabile tipica di chi predilige logiche di potere all'interesse generale, che in questo caso è ancora più odiosa perché esclude la rappresentanza femminile da un ente di primo piano per la città. La Fiera è chiamata nel prossimo futuro a prendere decisioni strategiche per la sua crescita che incidono su tutto il sistema Verona, non può essere il banchetto della spartizione politica» prosegue la parlamentare che aggiunge: «Era quantomeno opportuno aspettare fino a dopo le elezioni per procedere alla nomina del nuovo CdA. E non è vero che non si poteva aspettare, c'è già un precedente: per Expo Milano fu prorogato il consiglio dopo la scadenza elettorale».

Le reazioni, tutte nel segno dell’indignazione, si sono susseguite per l’intera giornata del 23 maggio.

«Sembra impossibile, ma per il sindaco Sboarina una città come Verona non ha donne all'altezza di far parte del Cda di Veronafiere. Le sue nomine (14 e tutti maschi) sono un atto di arroganza verso le donne e verso la città, oltre a una mancanza di rispetto delle regole. Un atteggiamento inaccettabile a pochi giorni dal voto, una vera e propria scorrettezza che calpesta elettrici ed elettori di una città che merita certo di meglio» ha rincarato la dose Francesco Boccia, responsabile Autonomie ed enti locali Pd.

L’ex ministro Beatrice Lorenzin ha definito le nomine una vergogna. Assieme alla presidenza data al leghista Bricolo «rispondono solo a una bassa logica spartitoria a pochi giorni dal

voto. Nessun reale interesse per la città – ha aggiunto la deputata – . Sarebbe peraltro
stato corretto rimandare a dopo il voto, ma purtroppo questo è
il metodo Sboarina».

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