Vendemmia a corto di braccia in Veneto: «Ci mancano gli stagionali»

VENEZIA. Per la vendemmia e la raccolta della frutta in Veneto serviranno, solo per agosto, 4mila stagionali specializzati. Si tratta per lo più di lavoratori stranieri bloccati nei Paesi d’origine per l’emergenza sanitaria. Nel Padovano all’appello mancano circa 1000 stagionali, a Treviso e Rovigo grazie al lavoro con Prefetture e Usl si stanno organizzando con accordi mirati per superare lo “snodo”.
A lanciare l’allarme è la Coldiretti regionale, che chiede di «velocizzare» l’arrivo sui campi dei lavoratori. La richiesta è infatti di estendere i tamponi all’arrivo in Italia: se l'operaio bracciante straniero è negativo deve poter accedere subito messo all'opera, nonostante l’ordinanza ministeriale imponga la quarantena comunque.
«Si tratta di una misura strategica per salvare una produzione di circa 182 milioni di chili di mele sugli alberi appena iniziata – spiega la Coldiretti del Veneto - come pure la vendemmia ormai imminente per la quale la regione dei primati con Prosecco e Pinot Grigio e le tante denominazioni concorre alla produzione di vino Made in Italy attorno ai 45 milioni di ettolitri in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno con il testa a testa con i cugini francesi per il podio mondiale».
Coldiretti sottolinea le scelte fatte in Trentino Alto Adige, dove è stato dato il via libera anche ai test sui lavoratori nei campi. Questi se negativi potranno partecipare da subito alle attività di raccolta della frutta e dell’uva messi a rischio dalla mancanza di manodopera qualificata.
L'associazione ha poi avviato una campagna di comunicazione rivolta alle imprese e agli stessi lavoratori per garantire il rispetto delle regole e tutelare la salute pubblica.
Confagricoltura ribadisce come i lavoratori stagionali provenienti per lo più dalla Romania e dalla Bulgaria si trovino in difficoltà. E raramente, per le caratteristiche dei vigneti del Nord Italia, si riesce a sopperire con la vendemmia meccanica. La raccolta delle pere è intanto iniziata nel Rodigino, ma mancano all’appello molti lavoratori, negli anni scorsi arrivavano per lo più dalla Romania. Oggi vengono sostituiti da lavoratori italiani. E’ stata attivato anche Agrijob, piattaforma per far incontrare domanda e offerta di lavoro.
«Stiamo cercando soluzioni di buon senso per risolvere il problema – dichiara Massimo Chiarelli di Confagricoltura Rovigo –. Con la Usl di Rovigo abbiamo fatto una convenzione, assieme ad altre associazioni, che si è resa disponibile a venire nelle aziende e fare test rapidi ai lavoratori provenienti dall’estero. Qualora ci fosse un caso di Coronvirus, tutta l’azienda sarebbe bloccata: ma la frutta però non aspetta ed è questo uno dei temi da risolvere».
I sindacati invitano le aziende agricole a rivolgersi ai Centri per l’Impiego. «Ricordo che in Veneto attualmente iscritti ci sono 140mila lavoratori, 3500 sono le candidature a braccianti agricoli – spiega Andrea Gambillara, segretario generale Flai Cgil Veneto - il collocamento agricolo in questo momento dovrebbe attingere a quelle banche dati. E invece mancano le richieste delle aziende ai centri. I contratti di lavoro del settore sono molto snelli».
Non si transige invece sui protocolli sanitari da applicare: «La salute dei lavoratori viene prima di tutto». —
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