Turismo e capacità di spesa, Nord Est fanalino di coda

Mare, montagna, laghi, colline, città d’arte. Con oltre 83 milioni di presenze il turismo si conferma una del prime industrie per le regioni del Nord Est, con il Veneto a fare la parte del leone in Italia con 73 milioni di presenze annue e il Friuli Venezia Giulia un po’ più indietro a quota 9,5 milioni.
Tuttavia, analizzando un po’ più in profondità i dati, si può scoprire una realtà molto diversa dato che in una voce molto importante, come quella della spesa giornaliera per turista, il Nord Est scende molto in una classifica che invece vede primeggiare regioni come Umbria, Toscana e Lazio. Con il Friuli Venezia Giulia che addirittura si piazza in ultima posizione. «Suggerisco a tutti gli operatori di essere consapevoli di questo dato», spiega Marino Firmani, professionista nel mondo dell’economia e del turismo, che analizza l’elaborazione di Demoskopika su dati Istat e della Banca d’Italia.
A colpire dunque è soprattutto il dato che riguarda il Friuli Venezia Giulia dove un turista risulta spendere poco più di 108 euro al giorno. Il Veneto è poco sopra con 172 euro, ma ben lontani dall’Umbria che incassa oltre 333 euro, la Toscana con 286 euro e il Lazio con 284 euro. «È evidente che queste regioni riescono ad attrarre una clientela più disponibile a spendere», sottolinea Firmani, «in Friuli Venezia Giulia evidentemente arriva una clientela meno propensa alla spesa anche perché l’offerta non è all’altezza. Non penso tanto alla parte che riguarda al mare che rappresenta il 60% del settore in regione, ma soprattutto alla montagna. In Friuli Venezia Giulia ci sono pochissime strutture adatte ad attrarre un certo tipo di clientela perché non hanno i servizi che ormai vengono richiesti. Sull’altro fronte si sta invece sviluppando il cosiddetto turismo all’aria aperta che richiama una clientela sempre più esigente desiderosa di trascorrere vacanze all’aria aperta. Il campeggio, soprattutto per chi vive nei Paesi del nord Europa, non è visto come una formula per spendere poco, anzi».
E anche i numeri dimostrano la vivacità di questo settore. Dal lago di Garda alle spiagge i campeggi e i villaggi turistici del Nord Est sembrano confermare il loro appeal, collocando il settore sul podio delle preferenze con un potenziale di crescita considerevole. È quanto emerge dai dati di Faita Federcamping nell’analisi della piattaforma HBenchmark su un campione di circa 15.900 unità disponibili, dai quali si può già intuire come il risultato del 2023, che a livello nazionale ha registrato oltre 70 milioni di presenze nelle strutture all’aria aperta, si stia consolidando. «La punta di diamante è proprio il Nord Est, ma in tutta Italia sono in atto un’espansione e un’evoluzione in termini qualitativi senza precedenti», spiega Alberto Granzotto, presidente Faita Nord Est e nazionale, «un successo che deriva da investimenti importanti, ma che è anche il frutto di accordi stipulati con diverse realtà che operano sul piano della sostenibilità ambientale, della digitalizzazione e dell’inclusione. Puntiamo su questi tre aspetti, che saranno il fulcro del primo Forum Faita che si terrà a Roma il prossimo ottobre, e, nei primi giorni dello stesso mese, del convegno Faita e Assogardacamping in programma a Lazise».
Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia i campeggi e i villaggi turistici offrono oltre 250.000 posti letto e occupano circa 9.000 addetti, posizionandosi saldamente al secondo posto dopo gli alberghi nell’offerta turistica. L’85% delle strutture all’aria aperta del Nord Est sorge in Veneto, il 15% in Friuli Venezia Giulia. Secondo gli ultimi dati del Ciset per Faita Federcamping, il fatturato generato dal turismo open air in Veneto ammonta a 1,3 miliardi di euro: il 58% sono alimentati dalle spese extra alloggio (effettuate dai turisti dentro e fuori la struttura) e il 42% dalle spese di alloggio. In media, a ogni euro speso per l’alloggio corrispondono 1,4 euro spesi nell’indotto, che vanno a beneficio sia dell’impresa stessa che del territorio circostante. Rispetto allo stesso periodo del 2023 si è poi registrato un calo delle prenotazioni degli italiani, mentre sono aumentate quelle degli stranieri (Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Paesi Bassi, Danimarca e Svizzera).
In Veneto, trainante in termini di performance, tutti e tre i cluster (lago di Garda, Alto Adriatico Nord (Cavallino, Bibione e Caorle) e Alto Adriatico Sud (Chioggia-Sottomarina-Isola Verde) da aprile a luglio 2024 hanno mostrato un andamento in linea rispetto allo stesso periodo del 2023, anche se l’Alto Adriatico Sud nel tasso di occupazione totale ha mostrato un aumento delle prenotazioni dell’8,9%. Anche le previsioni luglio-settembre, sulla base delle prenotazioni acquisite al 25 luglio, rivelano un’ottima prospettiva: rispetto allo stesso periodo del 2023, l’occupazione media sale infatti a +3,8 punti percentuali nel Lago di Garda, a +1,6 punti percentuali nell’Alto Adriatico Nord, a +5,4 punti percentuali nell’Alto Adriatico Sud. «Il turismo all’aria aperta esprime una crescita e un trend che sono sotto gli occhi di tutti», sottolinea Paolo Artelio, presidente di Destination Verona & Garda Foundation, «così come è sotto gli occhi di tutti che non parliamo più solo di quel turismo stereotipato da zaino in spalla e tenda, che comunque resta una fetta importante di mercato e di motivazione di viaggio. Oggi come Garda Veneto siamo stati capaci, grazie allo sforzo dei nostri imprenditori e alla promozione internazionale di Regione e Fondazione, di soddisfare quella domanda crescente dei turisti che cercano formule di turismo rivolte alla sostenibilità». Quello all’aria aperta è forse il settore turistico che più si è evoluto negli ultimi decenni. È infatti nato il glamping, si sono moltiplicati i resort e l’avvento del digitale ha scardinato i vecchi metodi di scelta della vacanza rompendo anche stereotipi.
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