Terremoto Unicredit, lascia l’ad Mustier: dimissioni dopo il braccio di ferro col Cda

«La linea non era più condivisa». Resterà in sella fino ad aprile ma la corsa al successore è già partita. Crollo in Borsa
Il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier durante la presentazione dei risultati semestrali del gruppo, Milano, 7 Agosto 2018. .ANSA / MATTEO BAZZI
Il ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier durante la presentazione dei risultati semestrali del gruppo, Milano, 7 Agosto 2018. .ANSA / MATTEO BAZZI

Un bagno di sangue in Borsa per Unicredit dopo il vertice informale tra i consiglieri di amministrazione di domenica pomeriggio, un incontro che in tanti hanno interpretato come l’anticamera di un blitz. E così, in un lunedì nero per il titolo, che lascia sul terreno il 5% bruciando un miliardo di euro, Jean Pierre Mustier decide di mettere fine all’assedio. Dopo quattro anni e mezzo ai vertici l’amministratore delegato si fa da parte. Non subito, resterà nel suo ufficio con vista su piazza Gae Aulenti, fino al termine del mandato, nell’aprile del 2021. Ma la battaglia è finita.

Il top manager francese, studi di prima classe al Polytechnique e poi come ingegnere all’Ecole de Mines di Parigi, annuncia l’addio ad aprile, quando l’intero board, con cui i rapporti erano deteriorati da mesi, arriverà a scadenza. «Sono orgoglioso di ciò che abbiamo raggiunto e di quanto realizzato in così poco tempo» dice in un lungo messaggio. La sensazione, spiegano ambienti vicini a Mustier, è che ci fosse la necessità di mettere un punto, di uscire di scena.

Rivendicando il lavoro fatto, la realizzazione «con successo» del piano strategico Team 23, il francese balzato in sella al posto di Federico Ghizzoni spiega che, «negli ultimi mesi», è emerso che quella strategia e i suoi «pilastri fondanti» non sono più «in linea con l’attuale visione del Consiglio di amministrazione».

Ecco perché, ragiona, «ho preso la decisione di lasciare» in modo da consentire al board di «definire la strategia futura. In ogni caso – dice – ho sempre sostenuto che cinque anni sono il periodo di tempo ideale per svolgere il ruolo di Ceo in una azienda e i miei cinque anni in UniCredit sono stati, per non dire altro, un’esperienza straordinaria».

Chi lo conosce spiega che per il banchiere, ex parà, non è una questione di politica. La sua filosofia è che c’è un momento per abbandonare la partita. Più volte aveva detto che Unicredit non aveva urgenza di procedere con le acquisizioni, sarebbe stato meglio che la banca «prendesse il suo tempo».

Nelle ultime settimane, quando la pressione per Mps si è intensificata, le cose sono cambiate e si è trovato a confrontarsi con un Cda che aveva fretta di crescere. È stata una differenza di ritmo e di passo» suggerisce un banchiere che lo ha visto lavorare da vicino, «soprattutto in uno scenario difficile come questo della pandemia». Alla fine, l’impressione è che Mustier - uno che giurava di avere solo il passaporto francese, e di sentirsi italiano -, abbia dovuto misurarsi con un modo molto «romano» di gestire il business: il suo mantra è sempre stato quello di credere che fosse meglio usare i ricavi per finanziare l’economia. Così la sua visione strategica ha cominciato a divergere da quella del Cda e allora lui ha deciso di farsi da parte.

Troppo insistente il pressing di un governo deciso a far digerire a Unicredit il boccone senese, troppo complesso resistere altri mesi in una situazione non semplice da spiegare ai mercati, mai completamente soddisfatti dei risultati raggiunti e di una capitalizzazione lontana dai livelli toccati da Intesa Sanpaolo, che attraverso la fusione con Ubi ha dato il «la» a una nuova stagione di aggregazioni. Meglio allora aprire un capitolo nuovo.

Ora si apre la transizione. Fonti vicine alla banca spiegano che «per una public company il processo di transizione dell’intero board richiede un tempo congruo e l’annuncio di Mustier consentirà ai membri del Comitato nomine di lavorare in un contesto adeguatamente chiaro».

Della ricerca del nuovo Ceo da inserire nella lista per il nuovo board, si occuperà il presidente designato, Pier Carlo Padoan insieme all'attuale consiglio. In queste ore sono circolati più nomi: l’ad di Poste, Matteo Del Fante, che ieri ha smentito, Marco Morelli, ex di Mps, Fabio Gallia, ex numero uno della Cdp o Alessandro Decio, ex dirigente di Unicredit e ora al Banco Desio. Tra i big, si cita anche il possibile passaggio di Alberto Nagel, ad di Mediobanca. E ieri, tra i papabili, sono spuntati Bernardo Mingrone, ex Mps, ai vertici di Nexi, e Roberto Nicastro, ex dg della stessa Unicredit.

Riproduzione riservata © il Nord Est