L’occhialeria delle griffe vince sui mercati mondiali

Una ricerca di Adacta Advisory evidenzia le tendenze del settore nel Nord Est: il 90%della produzione destinato all’export

Stefano Vietina

Chi ha le griffe, vince. È quanto accade nel distretto dell'occhiale, un settore che come nessun altro pone l'Italia ai vertici mondiali e, anche se maturo, ha dimostrato di saper mutare, ristrutturarsi, adeguarsi ai mercati anche in tempo di globalizzazione. Non a caso esporta oltre il 90% di quanto produce, mai venendo meno alla sua vocazione di leadership internazionale.

La ricerca di Adacta

È quanto emerge da una ricerca condotta per ilNordest.Economia da Adacta Advisory. Un'analisi che conferma anzitutto come a Nord Est il campione dell'occhiale, EssilorLuxottica, vanti un'ottima salute e possa continuare a godere, anche nei prossimi anni, di un vantaggio competitivo conquistato nel tempo, grazie soprattutto alle intuizioni del suo fondatore, Leonardo Del Vecchio.

Primo posto assoluto e con distacco, dunque, per il colosso di Agordo con un fatturato (tutti i numeri della ricerca sono riferiti al 2024) pari a 26,508 miliardi di euro, seguito da Kering Eyewear con 1,583 milliardi, Safilo con 993 milioni, Occhialeria Lvmh con 609 (aggregato di Thélios con 381 milioni di euro e Manufacture Des Accessoires Luis Vuitton con 228), Marcolin 546, De Rigo 528, Visottica Industrie 102, VeneVision 79, Delta 56 e Marchon Italia con 50 milioni di euro.

Questo per fermarci solo alle prime dieci in classifica, considerando che da sole esse rappresentano il 98% dei ricavi complessivi (31,693 miliardi) delle 362 aziende considerate.

Il campione del settore

Di EssilorLuxottica tutto si sa dalle origini ad oggi, di come questa piccola azienda, nata nel 1961 come terzista dei grandi marchi di allora, abbia coltivato da sempre l'ambizione a farsi sistema, crescendo non solo nella produzione, ma soprattutto nella filiera, acquistando progressivamente catene di negozi, acquisendo nuove firme dopo la prima di Valentino, che dette il via all'occhiale di lusso, quindi la Mazzuchelli produttrice di acetato, infine gli astucci della Fedon.

Imboccando inoltre la strada della digitalizzazione dell'occhiale, in collaborazione con Facebook e poi Meta, fino ad inglobarvi l'intelligenza artificiale e a lanciare adesso l'occhiale per ipo-udenti.

Segue in classifica Kering Eyewear, di proprietà dell'imprenditore francese François Pinault, che possiede nel suo gruppo marchi quali Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato, DoDo, Qeelin e Ginori 1735. L'azienda degli occhiali è nata nel 2014 e ha segnato un rapido sviluppo, passando dagli 8 milioni del 2015 ai 1.583 del 2024, valorizzando le sue griffe grazie all'esperienza dell'amministratore delegato Roberto Vedovotto, proveniente da Safilo.

Ed è soprattutto Safilo, la storica azienda della famiglia Tabacchi nata a Calalzo di Cadore e poi trasferitasi a Padova, e oggi proprietà di fondi di private equity, che ha sofferto di questo addio e della diaspora di alcuni marchi del lusso accasatisi altrove, tanto da restare ancora al terzo posto per ricavi, ma con 993 milioni di euro dai 1.279 del 2015.

Al quarto posto troviamo Thélios, creata nel 2017 come joint-venture fra Lvmh (51%) e Marcolin (49%) e poi cresciuta rapidamente grazie al know how acquisito ed alla valorizzazione, nell'ambito dell'eyewear, di marchi propri quali Dior, Fendi, Celine, Givenchy, Loewe, Stella McCartney, Kenzo, Bulgari. Dal 2021 Lvmh ha il 100% di Thélios.

Proseguendo nella classifica c'è Marcolin (546 milioni di euro), la cui proprietà dal 2012 è del fondo di private equity Pai Partners, e De Rigo (528 milioni di euro), l'unica big che mantiene ancora la stessa proprietà familiare dalla sua costituzione (1978), con il patron Ennio a guidare l'azienda con i figli Massimo e Barbara, il genero Maurizio Dessolis e l'Ad Michele Aracri. A distanza troviamo poi Visottica (102 milioni) e VeneVision (79): la prima, creata nel 1947 e guidata da Rinaldo Montalban, figlio del fondatore Osalco, conta su circa 1.500 dipendenti, con una produzione di oltre un miliardo di pezzi l’anno. La seconda invece ha raggruppato sotto un'unica sigla alcune storiche aziende locali di piccole dimensioni, ma con tradizione e prospettive di futuro, sotto l'egida di Venetwork, un acceleratore di opportunità di investimento in realtà produttive che riunisce 79 imprenditori del Triveneto. Completano la classifica Delta (56 milioni), acquisita nel 2019 da una azienda estera, e Marchon Italia (50 milioni), sede di una multinazionale americana.

I top 10 player producono principalmente con marchi propri e in licenza; complessivamente impiegano oltre 24.000 dipendenti e costituiscono, come detto, il 98% dei ricavi. Kering si distingue per la marginalità più elevata (17%), mentre Occhialerie Lvmh è l'azienda con il Cagr% (tasso annuo di crescita composto) dei ricavi più alto negli ultimi quattro anni (35%). Safilo registra una crescita dei ricavi e marginalità sotto la media.

Negli ultimi 10 anni, i ricavi aggregati hanno registrato un Cagr del 14,8%, con un incremento del 4,3% nell’ultimo anno. La marginalità è scesa dal 14% al 12,5%, con un picco negativo dell'1,9% nel 2020. Escludendo Essilux, il Cagr% dei ricavi è inferiore (8,2% vs 14,8%), mentre il margine migliora dal 3,4% al 10%.

In salute

«Un settore, quello dell'occhialeria – sottolinea Paolo Masotti, partner e amministratore delegato di Adacta Advisory – che rappresenta un'eccellenza assoluta, non solo per la storia, ma soprattutto per la capacità di mantenere la leadership mondiale nell'alta gamma, pur sapendosi trasformare seguendo le opportunità del mercato globale. Il caso di EssilorLuxottica è eclatante, con un'affermazione che supera i big francesi del lusso, come Kering e Lvmh, scesi in campo più recentemente. Detto del calo di Safilo, ancora in fase di ristrutturazione, Marcolin e De Rigo, con proprietà e perimetri diversi, confermano di saper competere adeguatamente».

Il distretto bellunese

Per quanto riguarda poi il distretto bellunese, ovvero le sole aziende con la sede ancora nella provincia, Adacta sottolinea che le imprese sono 116, con un fatturato complessivo di circa 28,5 miliardi. Le prime 10 aziende contribuiscono a ca. il 99% dei ricavi complessivi (28,228 miliardi), confermando l’elevata concentrazione del settore. Negli ultimi 10 anni, i ricavi aggregati sono cresciuti con un Cagr del 15,4%, registrando un incremento del 4,3% nell’ultimo anno: (era stato del +23,4% nel 2022 sul 2012, anni di ripresa post Covid). L’Ebit% è sceso dal 15,8% nel 2015 al 12,6% nel 2024, toccando un minimo del 2,5% nel 2020 a causa della pandemia.

Escludendo EssilorLuxottica, i ricavi aggregati sono cresciuti con un Cagr del 6,4%, segnando +3,8% nell’ultimo anno. L’Ebit è cresciuto dal 5,4% dei ricavi nel 2016 al 7,7% nel 2024, con un minimo del -7,2% nel 2020 per effetto della pandemia.

Dal 2022 ad oggi si sono avute 16 operazioni M&A tra gli operatori del distretto dell’occhialeria. Particolarmente attiva Thèlios che ha acquisito nel 2022 Metallart e nel 2023 Sporoptic Poullioux (Parigi); il settore della galvanica dello stabilimento Safilo di Longarone; Barton Perrerira (Usa); Mykita Holding GmbH (Berlino). Marcolin ha acquisito nel 2023 Ici Ber brillen Gmbh (Berlino); De Rigo Rodenstok GmbH eyewear business (Muenchen) nel 2022; Kering la Visar e la Mistral di Treviso (2025) e EssilorLuxottica la Giorgio Fedon e Figli (astucci) nel 2022.

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