Il prompt engineer già non serve più: l’Ai stessa ci aiuta a porle le domande

Solo due anni fa era ritenuto il mestiere del futuro, con stipendi alti. Ora è il penultimo ruolo per cui le aziende pianificano assunzioni

Giulia Basso

Il paradosso è servito su un piatto d’argento: l’intelligenza artificiale sta eliminando per primo il mestiere nato per servirla. Il prompt engineer, presentato solo due anni fa come la professione del futuro con stipendi fino a 300 mila dollari annui negli Stati Uniti, sta scomparendo con una velocità che sorprende persino gli addetti ai lavori.

Secondo il rapporto Work Trend Index 2025 di Microsoft, basato su un sondaggio su 31 mila lavoratori in 31 Paesi, quello del prompt engineer - ovvero di chi crea e ottimizza istruzioni (i "prompt") per guidare i modelli di intelligenza artificiale generativa - è risultato il penultimo mestiere richiesto nella lista delle assunzioni pianificate dalle aziende nei prossimi 12-18 mesi.

Macchine intelligenti

Si parla di prompt engineering, figure che imparano a interagire con i modelli per ottenere il massimo beneficio», spiega Teresa Scantamburlo, professoressa di Intelligenza artificiale responsabile all’Università di Trieste. «Ma già adesso si può chiedere al modello stesso di ottimizzare il prompting». In altre parole: la macchina ha imparato a istruire se stessa con i comandi testuali più efficaci. Francesco Venier, Dean for Executive Education di Mib Trieste, conferma questa evoluzione: «Il prompt engineering sembrava una competenza fondamentale, ma man mano che i modelli evolvono...». Non finisce nemmeno la frase. Non serve. La ragione sta negli investimenti astronomici che stanno rivoluzionando il settore.

«I modelli di linguaggio di oggi sono sviluppati con enormi investimenti e sono estremamente potenti, perché hanno alle spalle un’infrastruttura informatica mai esistita prima», prosegue Venier.

Gemini 3.0 punterà ai 2 mila miliardi di parametri entro fine anno, Grok di Musk ha già raggiunto le 100 mila Gpu in configurazione cluster, con costi per la fase attuale attorno ai 3-4 miliardi di dollari e piani di espansione verso il milione di unità con investimenti stimati tra 20 e 30 miliardi.

L’ironia

La trasformazione è evidente nei prodotti delle grandi tech company. Microsoft, con la sua nuova funzione “rewrite” di Copilot, trasforma un prompt di base in uno ricco con il click di un pulsante, rendendoci tutti prompt engineer.

L’ironia è perfetta: il software che doveva essere assistito dai prompt engineer ora li sostituisce. Con investimenti di miliardi di dollari alle spalle, inclusi quelli per il suo addestramento, l’intelligenza artificiale non ha più necessità di traduttori umani.

È come se, dopo aver imparato l’italiano perfettamente, non avesse più bisogno dell’interprete. «L’evento dirompente è stata la messa a disposizione di modelli di Ia generativa accessibili con linguaggio naturale, senza competenze specifiche», rammenta Scantamburlo. «Ha cambiato le regole del gioco perché tutti potevano usarla, anche per compiti di lavoro». Ma se proprio tutti possono usare l’Ia senza mediatori, a cosa servono i prompt engineer?

La competenza

Da specializzazione, il prompt engineer sta diventando una competenza trasversale richiesta dalle aziende ai propri lavoratori. È la democratizzazione di una competenza che sembrava elitaria. Su Indeed, una delle principali piattaforme di ricerca lavoro, le posizioni aperte specifiche per prompt engineer sono relativamente poche rispetto ad altri ruoli legati all’Ia. Le aziende stanno orientando le loro strategie verso ruoli diversi: Ai Business Translator, Ai Data Specialist, Ai Security Specialist, Ai Trainer.

Ciò che resiste

Ma, al di là della velocità con cui l’Ia si evolve, ci saranno competenze che saranno sempre richieste, degli evergreen? «La capacità di relazionarsi, con le persone o con le macchine, rimarrà fondamentale», prevede Venier. «Più so spiegarmi bene, più otterrò valore, dall’Ia come dai miei dipendenti. Sono le stesse skill del bravo leader». La parabola del prompt engineer è emblematica: nato per domare l’intelligenza artificiale, si ritrova vittima della sua stessa evoluzione. È il destino di ogni professione Ai che non riesca a creare valore umano autentico – diventare obsoleta proprio grazie ai progressi della tecnologia che doveva governare. —

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